La comunità ebraica romana accoglie Netanyahu

Italia

di Giovanni Panzeri
“Sono felice di essere qui con voi nella comunità più antica d’Europa” ha affermato Beniamin Nethanyahu il primo ministro israeliano nella serata di giovedì, durante un incontro privato organizzato dalla comunità ebraica al Tempio Spagnolo di Roma, “qui nella comunità romana siamo tutti fratelli. Proprio tenendo conto delle divergenze in Israele voglio ricordare che siamo un popolo unico”.

Nel suo discorso, brevemente interrotto dalla comunicazione dell’attentato avvenuto ieri a Tel Aviv, Netanyahu ha dunque fatto riferimento all’unità del popolo ebraico, ma è difficile ignorare che i recenti sviluppi in Israele stiano avendo un impatto anche nella diaspora.

Noemi Di Segni: “Siamo preoccupati per quello che accade in Israele: le riforme istituzionali non sono ordinaria amministrazione”

Da sinistra, l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, Noemi Di Segni, Sarah e Beniamin Nethanyahu, Ruth Dureghello e Rav Riccardo Di Segni (Foto: Amos Ben Gershom / GPO)

 

“Lo stato d’Israele è nel cuore di tutti noi” ha affermato Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità Ebraiche Italiane (UCEI), “ma non posso esimermi dal provare grande preoccupazione. Le riforme di istituzioni essenziali al funzionamento di un paese” ha continuato riferendosi al tentativo di riforma del sistema giudiziario israeliano “non sono ordinaria amministrazione. Devono essere approvate attraverso un processo di ampio confronto e consenso”

La presidente dell’UCEI ha poi fatto riferimento alle recenti violenze ad Huwara “non può essere orgogliosamente ebraico il comportamento di chi incita all’odio verso il proprio vicino, di chi si fa giustizia da se, incendiando e devastando proprietà altrui. Non si può essere considerati orgogliosamente israeliani, o ebrei, se in nome di un’identità ebraica si offre come risposta al terrore e al lutto la violenza del singolo e la legittimazione ministeriale agli atti di vendetta.”

Al discorso di Noemi Di Segni, contestato da alcuni presenti in sala, ha fatto seguito  l’intervento di Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, che ha rimarcato la solidarietà tra la diaspora e Israele ed espresso la speranza che Gerusalemme venga riconosciuta dall’Italia come capitale dello stato ebraico.

Manifestazioni contro Nethanyahu

Gli eventi di ieri, tuttavia, non costituiscono gli unici segni dell’impatto della crisi israeliana sulla diaspora in Italia.

Nel pomeriggio di venerdì, in Piazza Santi Apostoli a Roma, diversi gruppi della comunità ebraica e israeliana hanno organizzato una protesta contro il primo ministro israeliano, “manifestiamo per salvare la democrazia israeliana” hanno spiegato gli organizzatori all’ Agi, “ Forse serve una riforma nel sistema ma non cosi’, questo piano dà assolutamente il potere solo al governo, che sceglierà i giudici, cancellerà le sentenze. La democrazia sarà solo sulla carta, come in Ungheria”.

(Photo credits: Amos Ben Gershom / GPO)