di Ilaria Myr
“Non è possibile per me non provare una specie di vertigine ricordando che nel 1938, in questo stesso mese di ottobre, una bambina sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco della scuola elementare. Ma oggi quella bambina per uno strano destino su questo banco prestigioso del Senato. In questo mese in cui cade il centenario della marcia su Roma che diede l’inizio alla dittatura fascista, tocca proprio a me ricoprire questo ruolo””. Con queste forti parole la senatrice a vita Liliana Segre ha commentato il ruolo di presidente del Senato in sostituzione del presidente emerito Giorgio Napolitano (impossibilitato per questioni di salute) durante la prima seduta del Senato della nuova legislatura, la XIX.
Un discorso molto atteso quello di Liliana Segre, essendo la prima seduta di un governo di destra, guidato da un partito che non ha mai rinnegato il suo legame con il fascismo. Parole ferme, chiare e forti, con cui ha richiamato i senatori al loro dovere istituzionale, nel nome della Costituzione e della democrazia, e in cui ha detto fra le righe detto molto di più delle parole pronunciate.
Nel suo discorso, la senatrice ha ribadito la legittimità del risultato delle elezioni del 25 settembre, “il popolo ha deciso, essenza della democrazia” e ha sottolineato l’importanza del ruolo delle istituzioni, invitando i colleghi a “Lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata che ha fatto crescere disaffezione al voto, interpretando politica alta e nobile, che senza nulla togliere dia prova di rispetto per avversari” e invocando “gentilezza e mitezza”.
Ha poi sottolineato l’importanza che tutti gli schieramenti, di qualsiasi provenienza e schieramento, difendano la Costituzione, “testamento di centinaia di migliaia di persone che morirono per la libertà e il cui capofila fu Giacomo Matteotti”. “Se le energie che da decenni vengono spese per modificare la costituzione fossero state attuate per attuarla il nostro sarebbe un paese più giusto e felice”, ha aggiunto.
Gli schieramenti, ha aggiunto, devono tutti riconoscersi nelle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria: 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. “Perché invece sono vissute come divisive?”
Ha poi ricordato l’eccellente risultato della Commissione parlamentare per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, il cui documento di indirizzo è stato approvato all’unanimità dagli schieramenti politici.
Infine, ha ricordato il ruolo fondamentale dell’Unione Europea, che ha sostenuto il nostro paese negli ultimi anni di crisi.
E davanti alle paure per il prossimo futuro di molti italiani, ha dichiarato: “Non c’è un momento da perdere. Dalle istituzioni deve arrivare messaggio che nessuno verrà lasciato solo prima che la pura e la rabbia possano raggiungere livelli di guardia e tracimare.