L'inaugurazione della mostra sulla Brigata Ebraica a Lodi

Inaugurata a Lodi la Mostra sulla Brigata Ebraica

Italia

di Nathan Greppi
“Volevo ringraziare (il vice-sindaco di Lodi) Lorenzo Maggi perché ha voluto questa mostra e non ha tentennato neanche un attimo difronte alle contestazioni, anzi secondo me si diverte troppo, sapendo di avere ragione.” Con queste parole il consigliere della Comunità Davide Romano all’inaugurazione della nuova e contestata mostra sulla Brigata Ebraica, tenutasi nell’ex-chiesa dell’Angelo di Lodi venerdì 9 novembre. Romano ha ringraziato anche il presidente dell’ANPI di Milano, Roberto Cenati, che a differenza dell’ANPI di Lodi ha sostenuto il progetto.

(Da sinistra nella foto Stefano Scaletta, Davide Romano e Lorenzo Maggi).

I saluti delle autorità

Il primo a prendere la parola, alla presentazione, è stato proprio Maggi, il quale ha dichiarato che la mostra “si inserisce perfettamente in un filone che il Comune di Lodi ha voluto inaugurare subito per cercare di ricordare tutte le forme di totalitarismo che il mondo ha vissuto.” Ha ricordato che proprio quel giorno cadevano i 29 anni dalla caduta del Muro di Berlino, “un momento storico che liberato milioni di persone che sono state sotto il giogo comunista per troppo tempo. […] La Brigata Ebraica è un esempio fulgido di eroismo, di amore per la libertà, di persone che si sono volontariamente arruolate nell’esercito britannico per contribuire attivamente alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo.” Ha inoltre ricordato che il 3 ottobre la Brigata Ebraica ha ricevuto la medaglia d’oro al valore militare da parte del Presidente Mattarella.

Romano e le polemiche sulla mostra

Romano ha voluto esprimere la sua opinione sulle polemiche relative alla mostra, dovute anche al fatto che l’ANPI di Lodi ha boicottato il progetto: è triste vedere queste cose, perché questa è una mostra che parla di storia, e chi contesta la storia fa politica, che è un’altra cosa e può essere nobile oppure ignobile come in questo caso, perché noi stiamo semplicemente ricordando chi ha combattuto ed è morto per sconfiggere Hitler, ed erano persone in carne ed ossa che meritano di essere riconosciute per la loro volontà.” Ha aggiunto che proprio quel giorno ha lanciato un appello su Il Giornale per chiedere al sindaco di Milano Beppe Sala di portare la mostra a Milano, “perché credo che difronte a queste contestazioni, a queste persone che sono le stesse che ogni 25 aprile vengono a contestarci, credo che non basti difendersi, bisogna andare all’attacco.”

Alcune immagini alla mostra sulla Brigata Ebraica

Scaletta: contro l’uso pubblico della storia

Dopo di lui ha preso la parola Stefano Scaletta, uno dei curatori della mostra, che lui definisce “la risposta storica contro chi invece fa uso pubblico della storia, cioè usa la storia strumentalmente per ideologia politica. […] L’obiettivo di questa mostra è quello di raccontare, quello di ribadire e rendere noto che nel 1945 una Brigata Ebraica combattente a contribuito a liberare non solo l’Europa dal nazifascismo, ma anche il nostro paese.” Si è chiesto: “Qual è la caratteristica fondamentale di questa Brigata Ebraica? È che tutti questi uomini erano volontari, quindi significa che hanno compiuto una scelta. Le scelte facili di solito non richiedono coraggio, sono le scelte difficili quelle più coraggiose; e quella di combattere il nazifascismo, arruolandosi nell’esercito britannico, era una precisa scelta di campo. Queste persone, da volontari, sono venute nel nostro paese a liberarci.”

In seguito è stato proiettato un breve documentario, dove figurava un’intervista a Piero Cividalli, ultimo superstite della Brigata Ebraica che oggi vive a Firenze. Dopodiché Scaletta ha organizzato una visita guidata per la mostra, illustrando i vari pannelli che parlano della storia della Brigata Ebraica e i loro oggetti personali (medaglie, foto, oltre ai titoli di giornale che parlavano di loro all’epoca).