Giorgia Meloni

Giorgia Meloni e ‘Soros l’usuraio’: quando l’antisemitismo non ha bisogno della parola ‘ebreo’

Italia

di Ilaria Myr
“Soros scende in campo per le elezioni europee finanziando con 200mila euro il partito di Emma Bonino. Ha scelto la sinistra come alleata e noi sovranisti come nemici. Un grande orgoglio per Fratelli d’Italia: tenetevi i soldi degli usurai, la nostra forza è il popolo italiano”. Sotto il testo, il faccione di George Soros, e ben evidenti, le parole ‘usurai’, ‘soldi’ e popolo italiano’.

Serve altro per dire che questo messaggio che Giorgia Meloni ha fatto circolare sui suoi profili social è dichiaratamente antisemita? Certo, manca solo la parola ebreo, ma il quadro è già così completo: l’utilizzo del viso del finanziere ebreo ungherese odiato dai populisti e dai nazionalisti, la parola ‘usuraio’ che da secoli viene utilizzata come insulto riferito agli ebrei, orribile retaggio della Storia, che ha visto per periodi molto lunghi gli ebrei esclusi da tutte le attività economiche, salvo quella di prestatori di denaro. E poi quel riferimento al popolo italiano del partito, velatamente (ma neanche poi tanto) contrapposto al finanziere ebreo, a richiamare l’idea secolare che gli ebrei non appartengano al popolo della nazione, ma che, anzi, tramino contro di essa.

“Questa è una dichiarazione antisemita macroscopica – commenta a Mosaico lo storico Elia Rosati -. E il fatto che la Meloni l’abbia fatta circolare sui propri canali social è un’assunzione di responsabilità privata di un messaggio del partito. Perché lo ha fatto ora? Per una scelta consapevole in vista delle elezioni europee, in cui la Meloni si è apertamente schierata a favore del progetto antieuropeista di Steve Bannon, di cui è una forte seguace. Intorno all’ex consigliere di Trump si stanno raggruppando conservatori molto radicali, con posizioni molto dure”.

Anche a essere i più indulgenti e naif, sarebbe dunque impossibile pensare a uno ‘scivolone’, una gaffe non voluta o all’ennesimo ignoto che abbia scritto il testo senza l’accordo della leader, prima di tutto perché è lei stessa ad averlo condiviso. E poi l’uso della parola ‘usuraio’ non è certo casuale, da parte di chi milita da anni nell’ex Msi. “La Meloni sa bene di cosa parla e se usa questi termini è perché vuole intenzionalmente farlo – continua Rosati -. Verrà sicuramente travolta dalle polemiche, e probabilmente cercherà di difendersi. Ma intanto il messaggio in vista delle europee l’ha dato, ben condito di antisemitismo”.

Se poi si legge dall’inizio alla fine l’articolo dedicato al messaggio della Meloni su Il Secolo d’Italia, il quotidiano della destra italiana, la verità viene fuori: dopo avere definito Soros il grande vecchio” della speculazione mondiale e, citando la Meloni, uno “sciacallo della speculazione”, nelle ultime righe si dice: “Ebreo di origini ungheresi naturalizzato americano, vicino alla famiglia Rothschild, Soros è uno dei trenta uomini più ricchi del mondo”. Il quadro è completo.

Il tweet di Giorgia Meloni su Soros

‘Ebreo’, la parola tabù

Questa è solo l’ultimo di una serie di episodi che fa riflettere su come ancora oggi vengano utilizzati dei termini che richiamano chiaramente uno stereotipo antisemita, senza però mai pronunciare la parola proibita: ebreo.

Su questo riflette in modo intelligente Simone Fontana su Wired.it, che, nell’articolo intitolato ‘“Usuraio”, “circonciso”: il vocabolario antisemita della politica italiana”, riprende quei termini ‘maschera’ e quei giri di parole utilizzati dalla destra italiana per esprimere il proprio odio contro gli ebrei senza mai dirlo apertamente.

C’è quindi ‘usuraio’, termine che si riferisce all’odioso stereotipo nato attorno all’Undicesimo secolo, che voleva gli ebrei rappresentati pedissequamente come avidi prestatori di soldi. “L’associazione tra religione ebraica e gestione del denaro, che secondo lo storico inglese Jonathan Frankel fondava le sue radici nella condanna dell’usura da parte del mondo cattolico, ebbe infausta fortuna – scrive il giornalista di Wired – tanto da essere utilizzata nella propaganda anti-ebraica di matrice nazista ed essere sopravvissuta fino ai giorni nostri, rappresentando la base di molte moderne teorie del complotto, quasi tutte riguardanti George Soros e la “ famiglia Rothschild”.

C’è poi la parola circonciso, utilizzata nel 2017 dall’ex deputato di Fratelli d’Italia formatosi in ambienti missini Massimo Corsaro contro Emanuele Fiano, ironizzando sulle sue sopracciglia che “coprono i segni della circoncisione”.

A ciò si aggiungano atteggiamenti e dichiarazioni apertamente negazioniste o revisioniste: eloquente l’esempio riportato da Fontana della coordinatrice della sezione di Fratelli d’Italia di Nichelino (To) Denise Barcellona, che «si era fatta immortalare in una foto, intenta a fare il gesto dell’ombrello a una statua di Anna Frank, a pochi passi dalla casa-museo di Amsterdam che diede rifugio alla ragazzina, poi deportata a Bergen-Belsen. Raggiunta telefonicamente dai giornali, si era giustificata dicendo: “Anna Frank è un personaggio inventato, non è mai esistita. Basta guardare la casa di Amsterdam: solo un cretino può non accorgersi che è tutto inventato».

Non può ovviamente mancare il complotto pluto-giudaico-massonico, tornato alla ribalta anche fuori dal mondo della destra, con il riferimento del senatore del Movimento 5 Stelle Elio Lannutti al conclamato falso storico dei Protocolli dei Savi di Sion.

Per finire, i volti dell’odiato nemico: George Soros (a cui Bet-Magazine ha dedicato l’articolo “Perché tutti odiano George Soros?”) e in Italia Carlo De Benedetti, entrambi grandi finanzieri, entrambi ebrei. Come non ricordare Beppe Grillo, che nel 2014 aveva paragonato la Shoah alle “migliaia di morti l’anno” provocate dal sistema finanziario, aggiungendo poi in maniera sibillina che personalità come l’editore di Repubblica Carlo De Benedetti e alcuni banchieri “si fanno scudo di certe tragedie”.