Soldati autistici: per Tsahal non sono un problema, ma una risorsa

Israele

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Cerca le falle nei nuovi programmi informatici dell’esercito. E come lui molti altri. Storia di Y., soldato di 20 anni  affetto da autismo che impara a socializzare  e a diventare indipendente

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L’ufficio si trova a poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria Arlosorov di Tel Aviv. Il percoso non è difficile. Y. identifica il palazzo giusto, si orienta a meraviglia in un dedalo di corridoi, fra ascensori e scale. Poi raggiunge il suo tavolo, in una stanza piena di computer e di allegra confusione. Y. ha 20 anni ed è stato diagnosticato nello spettro autistico. Ciò non gli impedisce però di indossare la divisa dell’esercito israeliano e di spostarsi in tutta indipendenza fra la casa, nell’hinterland di Tel Aviv, e la sede di servizio. L’incarico che gli è stato affidato è di notevole responsabilità. In un dipartimento incaricato di elaborare nuovi programmi di computer, lui deve cercarne le possibili falle. Sì, è vero, è un lavoro ripetitivo. A qualcuno potrebbe sembrare grigio. Ma non per Y. che vede in questa esperienza una eccellente occasione di emancipazione.
Yotam, l’ufficiale che si occupa della integrazione nella sua unità di alcuni casi di ragazzi autistici come Y., spiega che in precedenza si sono sottoposti ad un corso nel collegio accademico Ono, presso Tel Aviv. Per un anno saranno alle sue dipendenze, ed eventualmente potranno servire per un anno addizionale. Nel frattempo familiarizzano con il mondo dei computer e – più importante ancora – socializzano con i compagni dell’unità. Nella stanza c’è un’atmosfera cameratesca. Si sentono battute scherzose, qualcuno disegna caricature su una parete. Più che una unità militare, sembra di essere in un college.
Chiediamo a Y. se i suoi familiari siano felici dell’occasione che gli si è presentata. «Sì – risponde – e saranno ancora più felici il giorno che andrò via di casa». Il giovane è di una dolcezza disarmante. «Dovete capire – prosegue – loro, i miei genitori, sono religiosi, osservano il sabato. Io invece di sabato voglio sentire la musica, fare le mie cose». Insomma, come tutti i ragazzi, ha fame di indipendenza. Una volta congedato, andrà ad abitare in un ostello a Sderot (Neghev). In quel nuovo ambiente, dividendo l’appartamento con altri giovani autistici congedati come lui dall’esercito e seguito da un adulto, sarà avviato verso una vita autonoma e autosufficiente. Imparerà a fare la spesa, ad andare in banca, a gestire la propria vita. E poi? «Mah, conto di iscrivermi all’Università di Beer Sheva, o al Collegio Sapir di Sderot».
Il ragazzo Y. fa parte di un piano lanciato dall’esercito nel 2010 per integrare socialmente questi giovani che si trovano “in alto nello spettro dell’autismo”. «Quella che viene definita una disabilità – spiega l’ufficiale Yotam – è in realtà un punto di forza, importantissimo soprattutto nei lavori ripetitivi di analisi. Loro riescono a vedere dettagli che agli altri sfuggono e che sono invece decisivi per la programmazione». Altri ambiti e campi di coinvolgimento di giovani autistici nell’esercito riguardano l’analisi di fotografie aeree, corsi per tecnici elettronici e anche l’abilità di raccogliere una messe di informazioni su internet. L’esperienza è peraltro molto significativa per lo stesso Yotam: «Dopo il congedo – anticipa – mi iscriverò a psicologia». Intanto dalla sua scrivania, il ragazzo Y. gli lancia sguardi pieni di affetto. In Israele, l’esercito, a volte, regala piccoli miracoli come questo.
(@aldobaq)