Isaac Herzog (foto Haim Zach/GPO)

Riforma giudiziaria: il governo di Netanyahu rifiuta il compromesso. E Israele affronta ancora le proteste

Israele

di Giovanni Panzeri
Nel corso della giornata di giovedì 16 marzo, come succede ormai da più di due mesi, migliaia di cittadini israeliani si sono riversati in strada per protestare contro la riforma del sistema giudiziario, in quella che definiscono un’“escalation contro la dittatura”. Ma le proteste di questo giovedì, secondo il Times of Israel, si possono anche leggere come una reazione al netto rifiuto opposto dal governo al piano di compromesso presentato dal Presidente Herzog.

La proposta in questione, definita da Herzog il “piano del popolo”, include alcuni elementi della riforma ma “protegge la democrazia e preserva l’indipendenza del sistema giudiziario, assicurando il rispetto dei diritti di tutti i cittadini Israeliani”.

“Chi pensa che una guerra civile non sia possibile, non ha idea della situazione in cui ci troviamo” ha dichiarato il presidente Herzog, esortando le parti ad accettare il compromesso “siamo a un soffio dall’abisso”.

Il suo piano si è tuttavia subito scontrato con la ferma opposizione del governo. “La proposta del presidente non è  stata formulata in accordo con la maggioranza, e i suoi contenuti centrali non fanno altro che riproporre la situazione attuale” ha dichiarato il primo ministro Netanyahu, in visita a Berlino, “insomma, non apportano i cambiamenti necessari a garantire un vero equilibrio tra le istituzioni”.

Gli hanno fatto eco le dichiarazioni dei rappresentanti della coalizione di governo che, senza giri di parole, hanno definito il piano di Herzog “unilaterale, di parte e inaccettabile”.

Da sinistra il Ministro della Giustizia Yariv Levin, Aryeh Deri, Benjamin Netanyahu e Tzahi Braverman l’8 gennaio 2023 (Foto: Amos Ben-Gershom/GPO)

 

Il piano ha invece riscontrato l’approvazione, non priva di remore, dei leader di opposizione che, durante una conferenza stampa congiunta, hanno condannato il rifiuto del governo.

“Il governo ha rifiutato il piano senza prendersi neanche il tempo di studiarlo” ha affermato Yair Lapid, leader di Yesh Atid “Non è ciò che avremmo voluto, ma è un compromesso che ci permetterebbe di convivere. In una guerra civile ci sarebbero solo perdenti”.

 

(Foto Haim Zach/GPO)