di Anna Balestrieri (Gerusalemme)
Arie Zalmanowicz, 85 anni, uno dei fondatori di Nir Oz, era stato rapito da casa sua il 7 ottobre 2023 e, secondo l’intelligence israeliana, ucciso in prigionia il 17 novembre dello stesso anno. Mentre Tamir Adar, 38 anni, fu ucciso il 7 ottobre mentre cercava di respingere l’attacco. Lunedì era stato restituito il corpo di tal Haimi del kibbutz Nir Yitzhak. Restano a Gaza 13 corpi di ostaggi.
Due bare consegnate nella notte di martedì da Hamas alla Croce Rossa sono state identificate come appartenenti ad Arie “Zalman” Zalmanowicz , 85 anni (a sinistra nella foto), e Tamir Adar, 38 anni (a destra nella foto), entrambi residenti del Kibbutz Nir Oz. I loro corpi, recuperati nel sud della Striscia di Gaza, sono stati trasferiti alle Forze di Difesa Israeliane (IDF), che hanno condotto un’ispezione prima di avvolgere i feretri nella bandiera israeliana.
La breve cerimonia è stata guidata dal rabbino capo militare, generale Eyal Krim, alla presenza di rappresentanti dell’esercito. Le salme sono poi state portate all’Istituto di medicina legale di Abu Kabir, a Tel Aviv, per l’identificazione e per determinare le cause della morte. Le famiglie sono state informate nella notte.
Un fondatore del kibbutz e un difensore caduto
Arie Zalmanowicz, 85 anni, uno dei fondatori di Nir Oz, era stato rapito da casa sua il 7 ottobre 2023 e, secondo l’intelligence israeliana, ucciso in prigionia il 17 novembre dello stesso anno. La sua famiglia aveva già osservato lo shiva nel 2023, pur senza poter celebrare un funerale. In un comunicato, il kibbutz lo ha ricordato come “un uomo della terra e del lavoro manuale, un contadino nel sangue, che conosceva e rispettava la natura”.
Il sopravvissuto Farhan al-Qadi, liberato nell’agosto 2024, ha raccontato di essere stato prigioniero insieme a Zalmanowicz in un ospedale di Gaza, dove l’anziano, affetto da diabete, sarebbe morto per mancanza di cure e malnutrizione.
Tamir Adar, invece, era vicecoordinatore della sicurezza del kibbutz e fu ucciso il 7 ottobre mentre cercava di respingere l’attacco. Il suo corpo venne poi trascinato a Gaza da miliziani del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Il suo destino rimase ignoto fino a gennaio 2024, quando fu confermata la morte in combattimento.
Il kibbutz lo ha descritto come “un uomo di famiglia, amante della natura e delle persone, sempre circondato dagli amici.” Adar, grande tifoso del Maccabi Tel Aviv, lascia la moglie Hadas, i figli Asaf e Neta, i genitori Yael e Moshe, e tre fratelli. Come altri membri della difesa civile caduti quel giorno, è stato promosso postumo al grado di maresciallo della riserva.
Un lento ritorno dei caduti
Con la restituzione delle salme di Zalmanowicz e Adar, il numero dei corpi degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza scende da 15 a 13. Lunedì 20 ottobre era stato restituito anche il corpo di Tal Haimi, del Kibbutz NirYitzhak.
Dall’inizio del cessate il fuoco, Hamas ha consegnato 15 corpi di ostaggi uccisi, oltre ai 20 prigionieri vivi liberati entro 72 ore dal ritiro israeliano alla “Linea Gialla”.
Parallelamente, la Croce Rossa ha annunciato di aver facilitato il trasferimento di 15 corpi palestinesi da Israele a Gaza, portando a 165 il totale dei cadaveri consegnati nell’ambito dell’accordo.
Nuovi scontri nel sud di Gaza
Nonostante la fragile tregua, la tensione resta alta. Martedì due soldati israeliani sono rimasti lievemente feriti quando il loro carro armato è stato colpito da un ordigno esplosivo nell’area di Khan Younis. L’esercito ha risposto colpendo diversi obiettivi considerati minacce operative.
L’incidente segue l’attacco di due giorni fa a Rafah, dove uomini armati usciti da un tunnel hanno ucciso due soldati israeliani e ferito altri tre. Israele ha reagito con venti raid nella Striscia, che — secondo fonti di Gaza — avrebbero causato 45 morti, un bilancio non verificato e senza distinzione tra civili e combattenti.
L’IDF ha attribuito l’attacco a Hamas, che tuttavia nega la responsabilità, sostenendo di aver perso contatto con le proprie cellule ancora presenti in zone controllate da Israele.