Rapporto Onu su Gaza, la reazione di Israele: quello che i media italiani non dicono

Israele

di Ilaria Myr

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A destra, Mary McGowan Davis, presidente della Commissione indipendente sulla guerra del 2014 a Gaza durante la conferenza di presentazione all’Onu il 22 giugno scorso (AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI)

 

Lunedì 22 giugno sono stati comunicati i contenuti del rapporto Onu sull’operazione Protective Edge condotta dall’esercito israeliano a Gaza nell’estate del 2014. Di questo hanno abbondantemente parlato i media nazionali e internazionali. A noi, però, interessa andare a vedere come questo report è stato accolto all’interno della sfera politica di Israele, riportandone non solo superficialmente e rapidamente la contrarietà e le polemiche in corso, ma offrendo soprattutto ai nostri lettori le motivazioni che stanno alla base di questa contrarietà. Prima fra tutte, e sicuramente la più forte, è il rifiuto a mettere allo stesso livello un’organizzazione terroristica come Hamas e l’esercito israeliano, le cui azioni sono state dettate da necessità di difesa.

Il Ministero degli Esteri: Onu ossessionata da Israele
“Israele sta studiando il rapporto della Commissione d’inchiesta del Consiglio Onu dei diritti umani. Sin d’ora, tuttavia, si possono fare alcune osservazioni sul funzionamento della Commissione in generale”. E’ quanto afferma in un comunicato il portavoce del Ministero degli esteri israeliano, come si legge sul sito Israele.net, dopo che sono stati diffusi i contenuti del rapporto Onu sull’operazione Protective Edge condotta dal’esercito israeliano a Gaza nell’estate del 2014. In attesa della presentazione ufficiale del report il 29 giugno prossimo a Ginevra, si sono già scatenate le prime reazioni indignate da parte di Israele, che lo definisce un rapporto strabico e assolutamente prevenuto contro Israele.

“E’ ben noto che l’intero processo che ha portato alla produzione di questo rapporto era sin dall’origine politicamente motivato e moralmente sbagliato – prosegue la nota dell’Ufficio degli esteri -. Israele, così come prende seriamente in considerazione ogni denuncia indipendentemente dalla sua origine, studierà attentamente anche questo rapporto. Prendiamo nota tuttavia del fatto che gli autori stessi del rapporto ammettono di non disporre di molte informazioni rilevanti. Ed è comunque deplorevole che il rapporto non riesca a vedere la profonda differenza che esiste fra il comportamento etico tenuto dalle Forze di Difesa israeliane durante l’operazione Margine Protettivo e quello terroristico delle organizzazioni che hanno dovuto affrontare”.

“Israele – conclude il comunicato di Gerusalemme – è un paese democratico rispettoso dello stato di diritto, che è costretto a difendersi contro terroristi palestinesi che commettono regolarmente un doppio crimine di guerra: prendono di mira indiscriminatamente i civili israeliani e mettono deliberatamente in pericolo i civili palestinesi, compresi i bambini, usandoli come scudi umani. Nel difendersi dagli attacchi, i militari israeliani hanno agito in conformità ai più elevati standard internazionali. Ciò è stato confermato sia da un esame approfondito condotto da esperti militari e legali israeliani, sia da rapporti di professionisti militari di fama internazionale. Israele continuerà a rispettare il diritto di guerra, nonostante le tattiche spietate dei suoi nemici. E continuerà a indagare ogni presunta irregolarità in conformità con gli standard internazionali e a cooperare con gli organismi delle Nazioni Unite che operano in maniera obiettiva, equa e professionale”.“Il rapporto – prosegue il comunicato del Ministero degli esteri israeliano – è stato commissionato da un organismo notoriamente di parte, sulla base di un mandato chiaramente di parte, e inizialmente affidato a un presidente, William Schabas, spudoratamente prevenuto. Il Consiglio Onu per i diritti umani è affetto da una particolare ossessione contro il solo Israele, e approva più risoluzioni specifiche contro Israele che contro la Siria, l’Iran e la Corea del Nord messi insieme. Per la verità, più risoluzioni su Israele che su tutti gli altri paesi messi insieme. Il mandato della Commissione d’inchiesta dava per scontata sin dall’inizio la colpevolezza di Israele e il presidente sotto cui ha svolto il grosso dei lavori, William Schabas, è stato costretto a dimettersi a causa di un palese conflitto di interessi che aveva nascosto alle Nazioni Unite (un lavoro retribuito per conto dei palestinesi). La Commissione d’inchiesta mancava inoltre degli strumenti e delle competenze necessari per condurre un esame serio e professionale delle situazioni di un conflitto armato. Israele prenderà in considerazione il rapporto alla luce di queste carenze fondamentali, esortando tutti gli osservatori imparziali a fare lo stesso”.

Il premier Netanyahu: difesa non è terrorismo
“Il rapporto sull’operazione Margine Protettivo della Commissione nominata dal Consiglio Onu per i diritti umani è prevenuto. La Commissione che l’ha redatto è stato nominata da un Consiglio che si definisce ‘dei diritti umani’ e che in realtà fa tutto meno che prendersi cura dei diritti umani. Si tratta di un organismo che condanna Israele più di Iran, Siria e Corea del Nord messi insieme”. Lo ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha aggiunto: “Il primo presidente nominato a capo della Commissione era un uomo che incitava contro Israele e che aveva anche preso soldi dai palestinesi. La Commissione aveva il mandato di indagare gli eventi a partire dal giorno dopo – ripeto: dopo – il sequestro dei tre adolescenti israeliani assassinati da Hamas a sangue freddo. E’ su queste basi che bisogna considerare le sue conclusioni. Israele si sta difendendo e lo fa in base al diritto internazionale. Non siamo gli unici a dirlo. La scorsa settimana è stato pubblicato un dettagliato rapporto professionale che ha valutato le nostre azioni come conformi al diritto internazionale, contro terroristi che sparano ai civili e si nascondono dietro ai civili. E’ la conclusione a cui è giunto anche un rapporto pubblicato da alti generali americani ed europei secondo i quali Israele si è difeso in conformità alle norme del diritto internazionale. Anzi, dicono: al di là di quelle norme. Uno degli alti generali ha detto che non c’è nessun altro paese che si sia comportato come Israele andando oltre la lettera della legge nel rispettare il diritto internazionale. Israele – ha concluso Netanyahu – non commette crimini di guerra. Israele si sta difendendo da una sanguinaria organizzazione terroristica che invoca la sua distruzione e che ha perpetrato innumerevoli crimini di guerra. Qualsiasi paese che voglia sopravvivere agirebbe allo questo modo. Ma la Commissione si aspetta che un paese, i cui cittadini sono stati attaccati da migliaia di missili, se ne stia fermo e passivo. Noi non siamo rimasti e non rimarremo fermi e passivi. Continueremo a intraprendere azioni forti e decise contro tutti coloro che cercano di attaccare noi e i nostri cittadini, e continueremo a farlo sulla base del diritto internazionale”.

Tzipi Livni: “Israele è una democrazia”
“Noi non accettiamo che si mettano sullo stesso piano soldati israeliani e terroristi – ha aggiunto Livni –. Non accettiamo che i soldati delle Forze di Difesa israeliane e i terroristi vengano menzionati nella stessa frase: una differenziazione che è fondamentale per tutti i paesi in lotta contro il terrorismo. I soldati israeliani combattono i terroristi, anche se a volte vi sono purtroppo vittime civili. Le organizzazioni terroristiche non fanno nessuna distinzione e uccidono sistematicamente civili e militari. Questo è l’obiettivo del terrorismo. E non accettiamo che il mondo indaghi i soldati israeliani: Israele è una democrazia con un sistema giudiziario forte e indipendente, dotata dei meccanismi necessari per controllare se stessa. Il mondo deve rispettare ciò che stiamo facendo e smetterla coi tentativi di infangare Israele, che si tratti di un rapporto dell’Onu o del Tribunale Penale dell’Aia”.

Isaac Herzog: “Hamas uccide deliberatamente i civili”
“Le Forze di Difesa israeliane sono un esercito morale e non ho bisogno di alcun rapporto o commissione internazionale per saperlo”. Lo ha detto lunedì Isaac Herzog, leader della principale forza d’opposizione israeliana Unione Sionista. “Per Hamas – ha aggiunto Herzog – uccidere degli innocenti è l’obiettivo principale, mentre posso affermare in base alla mia esperienza in molte riunioni di governo che per Israele la questione di non colpire i non combattenti è sempre in primo piano e rappresenta una considerazione molto importante in ogni decisione operativa. L’unica cosa che si deve fare per Gaza – ha concluso Herzog – è evitare che vi sia un altro round di combattimenti, e per questo dobbiamo sostenere un’iniziativa che porti alla smilitarizzazione e alla ricostruzione di Gaza”.

Il rapporto Onu
Tanto Israele che i gruppi armati palestinesi potrebbero aver commesso «crimini di guerra» un anno fa, nel corso della guerra. Ma è soprattutto su Israele che si concentrano le accuse. “L’ampiezza della devastazione e della sofferenza umana a Gaza è stata senza precedenti e avrà un impatto sulle generazioni future”. Così il giudice Mary McGowan Davis, capo della commissione d’inchiesta Onu sull’operazione Protective Edge condotta dall’Israel Defence Force nella Striscia di Gaza che nell’estate 2014 causò oltre2.200 vittime palestinesi, di cui 1.462 civili (un terzo erano bambini). L’organismo ha trovato “credibili le accuse di crimini di guerra commesse sia da Israele che dai gruppi armati palestinesi“.

“Il fatto che Israele non rivide la pratica dei raid aerei, neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti – si legge nel rapporto stilato dalla commissione – solleva la questione se questa fosse parte di una politica più ampia approvata, almeno tacitamente, dai più alti livelli del governo israeliano”. “La Commissione è stata in grado di raccogliere informazioni sostanziali che riferiscono di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani da parte di Israele e da parte di gruppi armati palestinesi”, sostiene il rapporto. “In alcuni casi queste violazioni possono costituire crimini di guerra”, ha detto. La commissione d’inchiesta è stata guidata da Davis, ex giudice della Corte Suprema dello Stato di New York, che ha sostituito il giurista canadese William Schabas dimessosi a febbraio dopo che Israele lo ha accusato di imparzialità per aver lavorato in precedenza come consulente dell’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Il governo israeliano ha comunque rifiutato di collaborare nell’inchiesta.

Nel testo del rapporto diffuso a Ginevra è stato poi denunciato che “l’impunità regna su tutta la linea” per quanto riguarda le azioni delle forze israeliane a Gaza. I gruppi armati palestinesi sono invece stati accusati del lancio di migliaia di razzi e colpi di mortaio contro civili israeliani, in modo “indiscriminato”, per mezzo dei quali sono stati uccisi 6 civili e ferite 1.600 persone. Un’altra accusa è l’esecuzione di sospetti collaborazionisti, aggiungendo che le autorità palestinesi “hanno sempre fallito” nel consegnare alla giustizia chi abbia violato il diritto internazionale.

Parlando di un “livello di devastazione senza precedenti” a Gaza, l’Unhcr ha ricordato la morte di 2.251 palestinesi e la distruzione di 18mila abitazioni in 51 giorni e cita anche “l’immenso dolore e i disagi per la vita dei civili israeliani”, oltre ai 25 milioni di dollari di danni a proprietà civili causati dal conflitto. “I bambini palestinesi e israeliani sono stati profondamente colpiti dagli eventi”, rivela il rapporto. “I bambini di entrambe le parti hanno sofferto di enuresi, tremori notturni, dipendenza dai genitori, incubi e aumento dei livelli di aggressività”, aggiunge.