Israele offre aiuto al Libano dopo la tragedia di Beirut

di Paolo Castellano

Il 4 agosto Beirut, la capitale del Libano, è stata colpita da due esplosioni devastanti che hanno prodotto almeno 100 morti e 4 mia feriti. Ma le cifre sono ancora approssimative e verranno sicuramente aggiornate nelle prossime ore. Si sta ancora indagando sulla causa dell’incidente.

Immediata la proposta d’aiuto dello Stato d’Israele ai vicini libanesi. Il governo di Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione in cui ha offerto assistenza umanitaria al Libano. L’esercito israeliano ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda. «Stiamo seguendo gli sviluppi di queste ore in Libano. Non capisco perché mettiate in dubbio che si sia trattato di un incidente come hanno dichiarato le fonti ufficiali», le parole del ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi durante un’intervista a Channel 12.

Come riporta Israel National News, il premier israeliano ha incaricato Meir Ben-Shabbat, capo del Consiglio di sicurezza nazionale, di avviare i contatti con l’inviato alle Nazioni Unite Nickolay Mladenov per capire come Israele possa aiutare lo Stato libanese.

Anche il presidente dello Stato ebraico, Reuven Rivlin, ha pubblicato un messaggio di cordoglio sulla propria pagina Facebook: «Condividiamo il dolore del popolo libanese e con sincerità ci proponiamo per offrire il nostro aiuto in questo momento difficile».

Poco dopo i drammatici attimi a Beirut, anche l’Israel Defense Force ha pubblicato sulla propria pagina di Facebook un’immagine in cui la bandiera d’Israele sventola a fianco di quella del Libano. «Sotto la guida del ministero israeliano della Difesa e del ministero degli Esteri, Israele si è offerto di inviare aiuti umanitari e assistenza medica attraverso canali internazionali e sicuri», si legge nel post.

Gli ospedali israeliani si offrono per curare i libanesi feriti

Come riporta il The Times of Israel, tre ospedali israeliani si sono fatti avanti per prestare assistenza medica alle migliaia di libanesi coinvolti nelle due esplosioni a Beirut. L’incidente ha infatti colpito l’area portuale della capitale del Libano. Nonostante sulla carta i due Paesi siano nemici, tre strutture ospedaliere israeliane vogliono curare i feriti.

Tra queste ci sono lo Ziv Medical Center nella città di Safed che si trova a nord di Israele e il Rambam Medical Center nella città di Haifa. «Siamo esperti e preparati», hanno dichiarato i dirigenti dello Ziv Medical Center. C’è da dire che entrambe le strutture ospedaliere del nord Israele hanno una vasta esperienza nel trattamento dei pazienti provenienti da nazioni ostili e hanno curato i siriani coinvolti nella guerra civile. In particolare lo Ziv Medical Center che dal 2013 ha prestato cure a 5 mila pazienti siriani, garantendone l’anonimato.

«Siamo obbligati ad aiutare chiunque abbia bisogno di assistenza, in particolare i nostri vicini. Siamo pronti e preparati per qualsiasi missione ci verrà data», ha dichiarato Yitshak Kreiss, direttore dello Sheba Medical Center di Tel Aviv durante un’intervista alla Radio dell’esercito.

L’esercito israeliano nega qualsiasi coinvolgimento nelle due esplosioni

Non si conoscono ancora con certezza le dinamiche che hanno portato alle due esplosioni. Tuttavia nella notte del 5 luglio sono state fatte le prime ipotesi: l’incidente sarebbe avvenuto all’interno di un magazzino in cui erano stoccate ingenti quantità di nitrato di ammonio, una sostanza chimica che viene utilizzata in agricoltura come fertilizzante ma è anche un ingrediente per fabbricare ordigni esplosivi. Lo riporta Rai News.

La versione dell’incidente sarebbe stata in parte confermata dallo stesso primo ministro libanese Hassan Diab: «I responsabili dell’esplosione pagheranno per quanto è accaduto». Tuttavia non sono mancate le accuse a Israele, che nelle ultime settimane ha dovuto gestire alcuni tentativi di infiltrazione di cellule di Hezbollah sul confine nord con il Libano.

Un alto ufficiale dell’IDF ha però dichiarato alla BBC che “Israele non ha alcuna responsabilità” per le due esplosioni di Beirut.