I miei amici, la mia famiglia, morti nell’attentato di Hamas: la testimonianza di due ragazzi israeliani

Israele

 

Nella foto in alto: Shenhav z”l, Shoham z”l e Liel z”l

di Michael Soncin
Yarden, una ragazza israeliana, al momento del tragico attentato del 7 ottobre 2023 che ha sconvolto lo Stato Ebraico, si trovava in Italia. Nei giorni scorsi aveva anche presenziato alle manifestazioni di solidarietà per Israele, che si sono tenute a Milano. Quando ci incontriamo mi accenna che aveva tre famigliari che risultavano dispersi. Così venerdì ci risentiamo con l’impegno di aggiornarci al termine dello Shabbat.

 

Yarden e Hadar

 

Prima dispersi, ora trovati senza vita
È domenica. Il telefono squilla, è Yarden che mi chiama per comunicarmi di avere ricevuto notizie della sua famiglia. Tristi notizie, perché a distanza di poche ore, l’una dalle altre, la informano che tutti e tre i corpi sono stati trovati senza vita. «Eravamo vicini di casa, eravamo amici. Ma per dire le cose come stanno, loro sono la mia famiglia, perché siamo cresciuti assieme a stretto contatto per tutti questi anni». Le due sorelle Shoham e Shenhav, erano di Herzliya, ed avevano rispettivamente 29 e 26 anni, mentre il loro cugino, Liel ne aveva appena 18. «Eravamo come fratelli e sorelle. Quando è successo l’attentato si trovavano al rave party, lì stavano lavorando. L’unica informazione che abbiamo avuto quel giorno era una foto di una di loro mentre si trovava nel rifugio, poi nulla, nessun contatto, niente. Non ho parole per commentare quanto accaduto, nessuno di noi le ha».

Le ultime parole alla famiglia: «Vi amo»
C’è poi la testimonianza di un ragazzo israeliano di nome Hadar, che proprio mentre sto scrivendo e pubblicando questa testimonianza mi comunica che sua nipote Karin di anni 24, che risultava dispersa, è morta. Anche lei, assieme a tanti altri giovani, si trovava alla festa. Una giornata in compagnia per divertirsi, per stare insieme ascoltando musica che si è trasformata in un incubo. «Mia nipote Karin era andata anche lei al festival vicino al confine, nei pressi di un kibbutz. Quando hanno sentito il missile, lanciato alle 6:30 da Gaza, sono scappati, cercando di mettersi al riparo. Ma poi ad un certo punto ha iniziato a correre, finché non è stata più capace. Karin aveva una gamba rotta e quella sera era la prima volta che usciva dopo un lungo periodo chiusa a casa. Così i suoi amici l’avevano invogliata ad uscire, a svagarsi un po’, andando con loro al rave party. L’ultima volta che ho avuto notizie da lei erano circa le 9:30 del mattino. Aveva contattato sua madre dicendo che l’amava e che amava tutta la sua famiglia. Dieci minuti dopo abbiamo perso i contatti. Sapevamo solo che si trovava in un’ambulanza, come ci aveva raccontato e che tutti i suoi amici che erano sulle altre ambulanze erano stati uccisi».

Commossa dall’aiuto ricevuto in Italia
«Hanno cancellato il mio volo – racconta Yarden -, sono qui in Italia da più di una settimana, bloccata a Milano, ma tra un paio di giorni ritornerò in Israele e questo mi spaventa. Devo ringraziare la comunità degli Israeliani a Milano che si sono presi cura di me, compresa una mia amica italiana. Inizialmente ero confusa, non sapevo cosa fare. “Devo rimanere qui o devo tornare a casa?”. È questo che mi sono più volte domandata. Ed ora è chiara la mia risposta. Quello che voglio è ritornare per stare assieme ai miei amici, alla mia famiglia, dando loro tutto il supporto di cui hanno bisogno». «Voglio ringraziare – continua – le varie associazioni che ci stanno aiutando a trovare i voli, ad aiutarci qui a Milano con i pasti, con la cena dello Shabbat. Ho trovato persone incredibili, straordinarie, che sono state assieme a noi non solo per una giornata, ma per tutto il tempo della mia permanenza, qui ferma senza riuscire a tornare a casa».

Un messaggio agli ebrei italiani

Una domanda che faccio a Yarden e Hadar è, se c’è un messaggio che desiderano mandare agli ebrei di tutta Italia. «Non sono il tipo di persona che parla davanti a tutti. Sono timida, ma in questi giorni ho avuto il coraggio di parlare in piedi di fronte a centinaia di persone per gridare il nostro dolore e non so come abbia fatto a trovare le forze». Yarden durante la permanenza in Italia ha preso la parola alle manifestazioni per Israele, fornendo la sua testimonianza.

«Quello che chiedo e voglio dire agli ebrei italiani è di continuare a darci questo sostegno, diffondere ciò che realmente sta accadendo in Israele. La gente dovrebbe smettere di ascoltare le false notizie che stanno circolando. Qualsiasi cosa possiate fare per aiutarci fatela. Abbiamo bisogno di sentirvi vicini, di sentire che ci volete bene. C’è un bisogno urgente di ogni cosa ora».

«Direi che Yarden ha detto tutto quanto era necessario dire, perciò intendo solo rimarcarlo. Fate tutto quello potete, quell’aiuto, quel sostegno e cooperazione che è proprio parte dello spirito israeliano», conclude Hadar.

Il funerale di Shoham e Shenhav, grandi fan del Maccabi, squadra di calcio israeliana.

In memoria di

 Shoham z”l, 29
Shenhav z”l, 26
Karin z”l, 24
Liel z”l, 18

 Che il loro ricordo sia di benedizione.

 

Continuate ad aiutare Israele donando attraverso i link ufficiali delle associazioni cliccando qui