Nucleare Iran

Gantz: “Israele è in grado di colpire seriamente il programma nucleare iraniano”

Israele

di Francesco Paolo La Bionda
Benny Gantz, attuale ministro della Difesa israeliano, in un’intervista rilasciata a Channel 13 il 27 luglio, ha dichiarato che Israele ha la capacità di causare seri danni al programma nucleare iraniano, ritardandone gli avanzamenti, e ha definito i negoziati per il ripristino del JCPOA come una mera tattica iraniana per temporeggiare.

La dichiarazione sembra una risposta indiretta a quanto due giorni prima l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak aveva scritto in un articolo a firma sul TIME, in cui ha argomentato che l’Iran è ormai prossimo alla capacità di costruire armi nucleari e che una volta che ciò sarà accaduto non basteranno eventuali azioni militari per fermarlo.

Secondo Barak, che è stato anche ministro della Difesa dello Stato ebraico nel corso della sua carriera politica, già durante l’estate Teheran potrebbe raggiungere la latenza nucleare, la condizione in cui un paese possiede la tecnologia per costruire rapidamente armi nucleari, senza averlo ancora fatto. A quel punto, eventuali attacchi militari mirati non saranno più in grado di cambiare la situazione.

Paragonando la situazione dell’Iran a quella dell’Iraq e della Siria, che avevano entrambi portato avanti programmi di sviluppo di testate nucleari finché i loro siti non erano stati colpiti da incursioni israeliane, il politico ha sostenuto che quei programmi non fossero così avanzati come quello iraniano.

“È ora di guardare in faccia la realtà”, ha sostenuto Barak, proponendo di iniziare a pensare e prepararsi per la vera nuova fase con l’Iran come stato nucleare. A quel punto suggerisce come linee d’azione uno sforzo diplomatico regionale insieme agli Stati Uniti, piani d’attacco israeliani nel caso iniziasse l’effettivo assemblaggio di un ordigno e l’attesa che il regime possa essere rovesciato dal popolo iraniano.

Ehud Barak
Ehud Barak

Il rafforzamento dell’intesa con la Russia incoraggia l’Iran

Russia e Iran, che già da più di un decennio collaborano per sostenere il regime di Bashar al-Asad in Siria, hanno recentemente rafforzato la propria intesa in virtù della comune ostilità verso gli Stati Uniti, che a Mosca è esplosa in virtù del sostegno incondizionato di Washington al governo ucraino.

Il 19 luglio scorso Putin ha incontrato il presidente iraniano Ebrahim Raisi per un vertice tripartito che ha incluso anche il presidente turco Erdogan. Sebbene ufficialmente non si sia discusso di Israele, a Gerusalemme il meeting è stato osservato con una certa ansia, date le inevitabili conseguenze negative di un maggior supporto russo alla Repubblica Islamica.

Anche perché in parallelo la guerra in Ucraina ha raffreddato notevolmente i rapporti tra la Russia e Israele. La presa di posizione di Gerusalemme contro l’invasione russa non è piaciuta a Mosca, che tra crescenti toni antisemiti e giri di vite contro il mondo ebraico  potrebbe utilizzare anche la politica mediorientale per mettere Israele sotto pressione.

(Fonte foto: Avvenire.it)