Per ricordare la Notte dei Cristalli

Eventi

di Dova Cahan

 

KristallnachtNella ricorrenza della Notte dei Cristalli, il 9 Novembre 2016, la Shoah Film Collection (SFC) della VideoARTKoeln sotto la nuova edizione di “Darkness into light – ArtFilm in a Memorial Process” presenterà per la prima volta il mio ultimo film documentario “La mia visita a Ferramonti di Tarsia” 2016. Nella stessa occasione, l’anno scorso la SFC aveva presentato il mio secondo corto film documentario “Mia zia Mina e suo figlio non tornarono mai più da Auschwitz” 2015. Questo film fu poi proiettato in India ed al Torrance Art Museum di Los Angeles ed inoltre entrambi i film sono stati presentati da me a Bucarest e a Ferrara nel giugno 2016.

Questa lugubre notte entra nella storia con questa definizione in seguito alle migliaia di vetrine di negozi, abitazioni, attività e sinagoghe degli ebrei distrutte completamente dalle SS del regime nazista. Questo momento drammatico viene considerato uno dei più tristi eventi storici che gli ebrei subirono nuovamente come vittime di violenze ed ingiustizie da parte dei tedeschi e che determinò l’inizio delle deportazioni degli ebrei ai campi di concentramento ed in seguito alla soluzione finale nei campi di sterminio.

I dettagli di questo tragico evento che resta nelle pagine della storia del nazismo sconvolse tutti gli ebrei d’Europa e di tutto il mondo a quell’epoca. Un evento che non bisogna dimenticare ma bisogna metterlo in evidenza ogni anno come d’altronde il Giorno della Memoria, sempre come un atto di ammonimento molto importante per tutte le generazioni future con lo scopo di evitare ulteriori disastri nella nostra vulnerabile societa’.

Il Parlamento Tedesco ogni anno commemora ufficialmente la famigerata Kristallnacht, dramma che avvenne in quella notte a Berlino e che segno’ l’inizio dei primi casi di una sistematica persecuzione antisemita condotta in Germania dai nazisti, dando anche fuoco ai libri ebraici, mettendo in fiamme quasi tutte le sinagoghe e distruggendo circa 7500 negozi degli ebrei fino poi ad eseguire il piano definitivo della soluzione finale del nostro popolo.

Ufficialmente l’atto fu giustificato come un atto di rappresaglia contro l’omicidio a Parigi del diplomatico tedesco Ernst von Rath per mano di un giovane ebreo Herschel Grünspan. L’attentato fu un pretesto: la notte dei cristalli fu solo uno dei primi atti di cio’ che poi prenderà il nome di Soluzione Finale.

Lo stesso nome attribuito all’evento e messo in circolazione dai nazisti dell’epoca, Notte dei Cristalli o anche dei vetri infranti, aveva un carattere di sarcasmo ed un significato ironico. All’argomento sono stati dedicati numerosi documentari e film, poiche’ si tratta di un evento storico molto drammatico ed ingiusto. La storia pero’ deve insegnarci a ricordare e soprattutto a far sì che eventi come questo non si ripetano ne ora ne mai più, quindi ricordare e’ più che essenziale.

In questi ultimi anni mi dedico oltre alle presentazioni il mio libro “Un Askenazita tra Romania ed Eritrea” GDS Edizioni, anche a produrre corti film documentari che prendono spunto da alcune pagine del mio libro che tratta pure l’argomento della Shoah in Romania, cosa che fu rinnegata fino al 2009. Inoltre, dai miei continui viaggi includo anche testimonianze dei luoghi dove il nazismo ed il fascismo hanno lasciato le loro tragiche ed incancellabili impronte.

Il filmato su “Mia zia Mina…” è la storia della sorella maggiore di mia madre, Mina Segal in Hagher e di suo figlio Shmuel, che vissero ad Oradea in Transilvania (che durante la seconda guerra mondiale faceva parte dell’Ungheria). I genitori di Mina provenivano da una piccola città della Moldavia, nel nord della Romania. Anche se la SS della Germania nazista non fu presente nel paese, era alleata con il generale rumeno Ion Antonescu che con suoi legionari attuarono numerosi stermini antisemiti sulla popolazione ebrea locale.

Negli anni 1935-1936, mia zia Mina incontrò un ragazzo ebreo di Oradea che venne a studiare lì ortodontia. Da sposati si trasferirono a vivere nella sua città. La giovane coppia ha avuto un unico figlio Shmuel, che aveva solo cinque anni, quando insieme alla madre quasi verso la fine della guerra furono deportati ad Auschwitz e da lì non tornarono mai più. Nel 1944 in Ungheria, nel momento in cui Adolf Eichmann venne al potere, iniziò ad organizzare il trasporto degli ebrei ai campi di sterminio ed Oradea divenne “Judenfrei”, che significa “Senza Ebrei”. Alla fine della guerra, quando suo marito tornò a casa, trovò la casa vuota e chiusa, la vicina gli disse che sua la moglie e suo figlio furono catturati dai nazisti tedeschi. Oggi le uniche attestazioni in memoria loro sono le due pagine di testimonianze che mia madre ha riempito a Yad Vashem a Gerusalemme, che è la casa permanente di tutte le vittime dell’Olocausto.

Mentre il Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria nella provincia di Cosenza è il primo tra i numerosi campi d’internamento del periodo fascista in Italia. Fu un luogo d’internamento per ebrei, apolidi, stranieri, nemici e slavi tra il giugno ed il settembre 1940, data che segno’ l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale.  Nel settembre 1943, gli inglesi liberarono il campo, dove molti ex-internati rimasero a Ferramonti anche negli anni successivi. L’11 dicembre 1945, finita la guerra, il campo  fu ufficialmente chiuso. Bisogna rimarcare che per gli ebrei, il campo di Ferramonti fu il primo ad essere liberato nel 1943 e l’ultimo ad essere formalmente chiuso.

Quando nel mese di ottobre 2015 sono stata per la prima volta in Calabria per la presentazione del mio libro, con l’occasione ho voluto anche visitare Ferramonti. Ciò che determinò la mia visita fu l’incontro in Sinagoga pochi giorni prima della mia partenza con un vecchio amico di famiglia. Dopo una breve conversazione e con grande insistenza voleva che visitassi il campo. Posso dire che sono rimasta un po’ stupita di tutto ciò in quanto non sapevo che anche lui fosse un ex-internato.

Il film è basato sulla descrizione del campo dalla responsabile del museo la dott.ssa Simona Celiberti, poi segue la visita alle tre baracche. La prima baracca e’ il Museo della Memoria che mette in rilievo fotografie dei giorni di prigionia degli internati ed anche dei tanti bambini che allora si trovavano li’. Oggi sono loro la testimonianza dei loro genitori ed molti di loro sono anche nati li’. La seconda baracca e’quella dei dormitori degli internati che appena arrivati al campo e registrati ricevevano due cavalletti di legno, tre assi ed un materasso. Nel giardino c’e’anche un cedro in memoria della Brigada Ebraica che contribui’ alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, donazione del Dott. Roque Pugliese. La terza baracca ancora in costruzione riporta una miniatura di cio’ che fu allora il campo, con tutte le baracche e parte degli utensili. Seguono le mie due interviste : una a Cosenza alla Sig.ra Pina Brenner, figlia di un internato di Ferramonti con l’intervento della sig.ra Federica Cordasco e l’altra a Tel Aviv al Sig.r Haim Farkas, l’amico di famiglia che si trovava sul naviglio “Pentcho” naufragato a Rodi e poi portato con altri 500 ebrei al Campo di Internamento a Ferramonti.

Bisogna menzionare qui che anche in Italia nello stesso periodo, dal settembre al novembre 1938, furono emanate le Leggi Raziali. Cio’ avenne con una violenta campagna antisemita da parte del regime fascista. Queste leggi mettevano in evidenza la distinzione tra gli italiani come “ariani” negando agli ebrei l’identità italiana. Il regime fascista come d’altronde il regime nazista decreto’ una serie di atti e di leggi alla limitazione dei diritti e della dignita’ di questa minoranza etnica ebraica, prima detenendoli e in seguito mandandoli ad Auschwitz.

Come la Germania non dimentica la Notte dei Cristalli, altrettanto noi tutti dobbiamo anche ricordarla e tramandarla come l’inizio di quella atroce violenza contro gli ebrei di cui la fine e’ ormai a tutti ben nota. Questa orrenda notte del 9 Novembre 1938 apre quel lugubre capitolo che si chiude solamente il 27 Gennaio 1945 con la liberazione di Auschwitz da parte dell’armata russa e che viene commemorata in tutta l’Europa come il Giorno della Memoria.