Le nostre luci

Eventi

Giorno dopo giorno, in queste settimane dell’inverno dove i raggi del sole si fa fanno più brevi e più rari, la luce che accendiamo ha raggiunto il suo culmine. Le otto fiammelle di Hanukkah, la festa ebraica delle luci, riassumono così il significato di un’azione volontaria per combattere l’oscurità, il buio che la stagione ci impone, ma anche l’oscuramento della ragione. Queste fiamme non si esauriscono all’ottava sera della festa, ma sono destinate a rischiarare la nostra strada anche nelle settimane future e a restare accese a lungo nei nostri animi. Si tratta di una piccola luce, rispetto allo sfavillare delle vetrine, in confronto ai rumorosi festeggiamenti di stagione tanto condizionati dalla società dei consumi. Ma si tratta contemporaneamente anche di una luce insostituibile: quella che noi accendiamo con le nostre mani, con il nostro sforzo, con il nostro gesto.

Gli ebrei italiani, lo ha ricordato con fierezza il presidente delle Comunità ebraiche italiane Renzo Gattegna in occasione del recente incontro a Roma con il premier israeliano Ehud Olmert, sono organizzati in 21 diverse comunità. Molte di queste sono piccole o piccolissime comunità che ancora si sforzano di tenere accesa la presenza della più antica minoranza di questo Paese.
In ogni luogo, dalle grandi manifestazioni pubbliche di Milano e di Roma, dove la Hanukkiah è stata illuminata alla presenza delle massime autorità, alla più recondita comunità italiana, quando è sceso il tramonto, in questi giorni, abbiamo compiuto il gesto di fare luce.
Ma nella piccolissima sinagoga di Casale Monferrato, per una sera la cerimonia ha assunto il carattere di un avvenimento del tutto eccezionale. L’antica, coraggiosa comunità di Casale, che ancora oggi cura e rende visitabile uno dei più splendidi luoghi di culto in Italia, ha da sempre intrattenuto un rapporto privilegiato con la Festa delle luci. Tanto che le donazioni di numerosi artisti hanno arricchito le sale del centro comunitario fino a costituire un museo parallelo a quello storico che richiama già da anni innumerevoli visitatori. Un museo delle luci unico nel suo genere che ci dimostra, attraverso l’opera di tanti artisti contemporanei, come ci siano molti modi diversi per fare luce.
Nella cerimonia di accensione pubblica tenuta l’altro giorno nel centro piemontese, sono avvenuti molti miracoli del giorno d’oggi. Pubblicizzarli credo sia utile. Che il vescovo di Casale Germano Zaccheo abbia chiesto di partecipare personalmente all’accensione assieme a innumerevoli altri rappresentanti di comunità religiose e di minoranze italiane è certo stato molto significativo. Che gli enti pubblici fossero rappresentati al massimo livello era certo importante. E l’arrivo della fiaccola che ha consentito da una fiamma unica l’accensione di tutte le luci che la comunità aveva messo a disposizione della collettività è stato certo un momento di grande commozione. Quella stessa fiaccola, infatti, è destinata a proseguire la sua corsa verso Roma, quando la più antica comunità della Diaspora ospiterà, la prossima estate, i campionati sportivi internazionali del Maccabi, richiamando nella capitale migliaia di ebrei da tutto il mondo.
Ma di tutte le luci, quelle che hanno brillato più in alto sono forse proprio quelle accese dalla foltissima delegazione di musulmani italiani giunti per celebrare assieme agli altri la festa di Hanukkah.
Nelle parole dell’Imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, una delle massime autorità islamiche presenti in Italia, e soprattutto nel suo gesto di aggiungere luce a tutte le luci che la piccola comunità casalese ha voluto opporre al buio, sta tutta la sfida della gente di buona volontà.
A noi, dopo aver completato il rituale dell’accensione, resta una riflessione su quello che continua ad essere il destino e il ruolo delle piccole comunità ebraiche italiane. Sono minacciate di essere spazzate via dagli effetti delle persecuzioni, poi dai processi di esodo verso i grandi centri urbani e dal basso tasso di natalità. Ma restano una presenza viva, necessaria per consentire al tessuto sociale italiano di non amputare la propria identità, per permettere alle nuove minoranze di apprendere una strada costruttiva di integrazione nel rispetto delle differenze e per restituire a noi, giorno dopo giorno, il dovere di testimoniare.
Le piccole comunità italiane sono le nostre luci, le fiammelle che abbiamo disseminato in questo Paese e che nei secoli hanno saputo donare tesori inestimabili alle società locali e nazionali.
Ogni ebreo consapevole dovrebbe impegnarsi per rinnovare, una volta accesa l’ottava luce, il miracolo della loro sopravvivenza.

Guido Vitale (direttore@mosaico-cem.it)

Chag Sameach- Buona Festa

Racconta una storiella chassidica “Una volta mentre camminavo in una notte buia vidi un cieco che aveva in mano una torcia. Gli chiesi:”Perché hai in mano questa torcia?” rispose “Finchè ho la torcia in mano la gente può vedermi ed aiutarmi”

Questa sera ho l’onore di rappresentare l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e soprattutto avverto il fascino di partecipare ad una celebrazione che da alcuni anni ha assunto un significato speciale per tutti noi e per la nostra Comunità.

Channukà è stata scelta, come simbolo della prorompente vitalità di un nucleo ebraico monferrino che vive da oltre 5 secoli in queste terre.

Questa sera, forse per il decimo anno consecutivo, abbiamo accolto con grande piacere, nel Cortile delle Api, rappresentati delle religioni monoteistiche e i tanti amici che per ricordare avvenimenti lontani e per sussurrarci che è possibile credere nei miracoli in ogni epoca.

Pochi minuti fa abbiamo recitato l’ufficiatura vespertina nella Sinagoga con di fronte a noi il Ner Tamid, la luce eterna, il cui olio era così fortemente necessario ai fratelli Maccabei.
Per una piccola comunità è motivo di orgoglio riuscire a “fare minian” a raggiungere cioè i dieci uomini necessari per pronunciare alcune preghiere

Ogni anno ricordiamo la storia dei Maccabim che guidarono la rivolta di un piccolo popolo contro il potente oppressore; una storia universale che ha accompagnato tutta l’umanità dalla sua nascita fino ad oggi; una storia a lieto fine in cui trionfa la luce del bene che illumina e riconsacra Gerusalemme dopo le tenebre del male e dell’oppressione.

A Channukà raccontiamo con gioia che la quantità di olio che avrebbe dovuto ardere per una sola giornata durò ben otto giorni, dando così il tempo per preparare altro olio.
L’olio è ancor oggi il simbolo prediletto della festa, l’olio, dicono i nostri Maestri, non si disperde nell’acqua, così i Maccabei non hanno permesso che il popolo ebraico si disperdesse lontano da Gerusalemme.

I lumi che accenderemo tra poco hanno una magia ed una forza straordinarie, vengono preservati e custoditi con cura ma non accecano né emettono bagliori fiammeggianti. La lenta progressione con la quale, di sera in sera, aumentano, ci ricorda la gradualità con la quale la fede si può diffondere tra gli uomini, i piccoli passi che sono necessari per aprire dei varchi nelle anime di ognuno di noi.
Questi lumi devono servire soltanto come simbolo festivo e non per fare luce nella casa, vengono posti davanti alla finestra per rendere pubblico il miracolo.

Oggi accogliamo con gioia la fiaccola del Maccabi Monferrato portata da Diletta Carmi che per noi significa la nuova generazione ebraica di questa di città, capace di tenere accesa la luce in nome del futuro dell’ebraismo casalese.

Grazie all’aiuto di tanti artisti ed all’impegno di Elio Carmi e di tutto il comitato scientifico il Museo dei Lumi è unico al mondo… un vero fiore all’occhiello per la Comunità. La scorsa settimana abbiamo ricevuto una richiesta dall’ Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv che ci ha molto onorato. Il Museo dei Lumi ed il Museo degli Argenti invieranno uno o più pezzi delle proprie collezioni al Museo Eretz Israel di Tel Aviv dove il 4 dicembre 2007 verrà inaugurata una grande Mostra internazionale dal titolo Italia Ebraica: Oltre duemila anni di incontro tra la cultura italiana e l’ebraismo, la mostra sarà allestita successivamente in Italia a Roma a Palazzo Braschi nella primavera del 2008.

Prima di cedere il microfono alle autorità vorrei ricordare il nostro legame con lo Stato d’Israele ed in particolare con Tsad Kadima – Un passo avanti. Tra poco ascolteremo il saluto da Gerusalemme di Alessandro Viterbo, il nostro pensiero andrà idealmente ai 300 bambini cerebrolesi dell’Associazione che vengono accolti, indipendentemente dalla loro etnia o religione, aiutati con professionalità, impegno, dedizione e affetto a cercare la luce per superare le grandi sfide del quotidiano.

Claudia Debenedetti, consigliere dell’Unione delle comunità ebraiche italiane

Con molto piacere ho accolto l’invito della Comunità Ebraica di Casale Monferrato di partecipare all’accensione del terzo di lume di Channukà, la festa delle Luci.
In questa Sinagoga, gioiello di arte barocca piemontese, oggi si svolge una celebrazione interreligiosa. I rappresentanti delle religioni monoteiste, uno accanto all’altro, rinnovano già da alcuni anni un impegno di dialogo e di mutua comprensione che trova nelle istituzioni un sostegno ed un incoraggiamento sempre crescenti.
Il Monferrato casalese negli ultimi mesi ha proposto un fitto calendario di eventi che si sono susseguiti con successo, confermando la vocazione ecumenica di un territorio da sempre attento alla pacifica coesistenza tra persone.
A giugno, a conclusione della prima edizione del Festival internazionale di cultura ebraica Oyoyoy!, Monsignor Germano Zaccheo, Vescovo di Casale, ha partecipato in Sinagoga ad un dotto incontro con il Rabbino Giuseppe Laras.
In questo stesso complesso museale si è conclusa da alcuni giorni la Mostra Salam Alaikum che ha registrato oltre 1200 visitatori.

Ho molto apprezzato le opere che oggi arricchiranno la già importante collezione del Museo dei Lumi della Fondazione Arte, Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte Orientale ONLUS. L’impegno degli Artisti che hanno interpretato la festività di Channukà è certamente notevole e testimonia l’interesse di per un filone dell’arte moderna così fiorente nella nostra Regione.

Accanto all’aspetto culturale il mio apprezzamento va anche ai giovani del Maccabi Monferrato che, per il secondo anno consecutivo, propongono a Casale la manifestazione denominata Una fiaccola unisce Casale a Gerusalemme. Il 2006 è stato per il Piemonte un anno di passioni sportive ed anche il 2007 ci porterà l’Universiade: noi questa sera ricorderemo il miracolo della luce e consegneremo alla Federazione Italiana Maccabi una fiaccola che verrà custodita fino al 4 luglio quando a Roma si svolgeranno i Giochi Europei del Maccabi.

Un saluto particolare ai signori Norzi, ultima famiglia ebraica residente a Moncalvo ed un sincero ringraziamento al Presidente della Comunità Ebraica di Casale Giorgio Ottolenghi a cui auguro di poter continuare a rappresentare con vigore ed ancora per molti anni gli ebrei casalesi.

Paolo Peveraro, vicepresidente della Regione Piemonte

Foto in basso: Il quadro di Henri Sulewic donato al museo delle luci quest’anno. Nato a Varsavia nel 1915 in una famiglia religiosa, il pittore studia nel heder e in una yeshiva . Nel ‘31 lascia la sua famiglia (che non rivedra mai più) reagendo al suo eccessivo rigore e partendo da solo a Vienna per studiare in una yeshiva più modernista. Nel ‘33 arriva a Parigi dopo un tentativo fallito di imbarcarsi clandestinamente per la Palestina da Trieste .Troverà lavoro presso un sarto. Nel ‘35 parte in Spagna alla ricerca di lavoro, si fermerà durante la guerra civile e fa parte delle brigate internationale. Al suo ritorno sarà internato nel campo di Gurs nel sud della Francia da dove scapperà per entrare nella resistanza . Per vivere e mantenere la sua famiglia continuera il mestiere di sarto. Verso gli anni ’70 studia la pittura in modo autodidattico e ritornando al mondo scomparso della sua infanzia. Attualmente vive a Metz.

Altre immagini della festa delle luci, della cerimonia e del museo di Casale.