Milano, protesta pro Palestina interrompe il Consiglio comunale: «Stop ai rapporti con Israele» 

Italia
di Anna Balestrieri

Milano – 18 settembre 2025. La seduta del Consiglio comunale a Palazzo Marino è stata interrotta per circa 17 minuti da una protesta pro Palestina. Un gruppo di una decina di attivisti, seduti nelle tribune riservate ai cittadini, ha esposto kefieh e bandiere palestinesi scandendo slogan come «Vergogna», «Stop genocidio» e «Palestina libera».

La protesta in aula

Gli attivisti hanno chiesto al Comune di Milano di interrompere i rapporti istituzionali con Tel Aviv, accusando l’amministrazione di «complicità» e sostenendo che «alcuni Comuni lo hanno già fatto». Nonostante i toni accesi, non si sono registrati disordini.

Le reazioni politiche

Il consigliere dei Riformisti Gianmaria Radice ha definito l’irruzione «un attacco alla democrazia», richiamando il valore delle istituzioni: «Qui siamo una rappresentanza elettiva, un’assemblea che discute nel rispetto della Costituzione e della democrazia. Quando i nostri interventi vengono interrotti, è un attacco alla democrazia».

Radice ha poi aggiunto: «Se vogliamo che qui succeda come all’Università di Pisa, dove un professore è stato picchiato perché non stava con i pro Pal, io sono pronto a farmi picchiare se è necessario, ma qui vige la democrazia. Questo posto è un tempio della democrazia».

Il consigliere ha annunciato che presenterà denuncia in questura contro i responsabili: «Non mi interessa né il motivo né la motivazione, che può essere anche la più giusta possibile: non è consentito né dal regolamento né dalla legge. Se la polizia locale non ha proceduto all’identificazione, ne risponderà anche la polizia locale con la mia denuncia per omissione di atti d’ufficio».

Diversa la posizione della consigliera dei Verdi Francesca Cucchiara, che ha informato i manifestanti del deposito di un ordine del giorno per chiedere la sospensione del gemellaggio con Tel Aviv.

Nahum: «Il problema è il clima che si sta creando»

Durissimo anche l’intervento del consigliere del Partito Democratico Daniele Nahum, che ha denunciato il contesto più ampio delle proteste: «La causa palestinese merita di meglio. Ma quello che voglio denunciare è il clima. Queste persone che hanno protestato in aula sono le stesse che all’Università di Torino hanno impedito a un professore israeliano di insegnare e che hanno malmenato un altro docente, accusato di essere sionista. Il tema è il clima che si è creato in questo Paese».

 

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Nahum ha ricordato episodi di tensione vissuti nel quartiere ebraico di Milano tra giugno e luglio, e ha criticato l’uso di termini come “genocidio” o il paragone del sionismo con nazismo e razzismo.

Pur ribadendo la necessità di «un cessate il fuoco immediato a Gaza e la liberazione degli ostaggi», il consigliere ha avvertito dei rischi di isolare Israele: «Interrompere il gemellaggio con Tel Aviv non fa bene alla società israeliana che oggi, in gran parte, vuole la fine della guerra ed è contraria al governo Netanyahu. Rischiamo di indebolire proprio quella parte della società che lavora per un componimento con il popolo palestinese».

Infine, ha sottolineato la contraddizione nel silenzio verso altri regimi: «Si chiede di interrompere il gemellaggio con Israele, ma nulla viene detto sull’Iran, che nel 2024 ha emesso 900 condanne a morte, o sulla Russia di Putin, responsabile di oltre un milione di vittime nella guerra in Ucraina».

Allarme antisemitismo

Il consigliere ha chiuso con un forte richiamo alla crescita dell’odio antiebraico in Italia: «L’antisemitismo nell’ultimo anno è aumentato del 400%, soprattutto per via della guerra. Io non penso che debbano essere gli ebrei italiani a pagare per quello che succede in Medio Oriente. Siamo cittadini italiani, nati e cresciuti qui. Ma il clima che si sta creando è pericoloso. A Milano assistiamo a una recrudescenza preoccupante: non possiamo accettare che un ebreo venga insultato o persino picchiato per strada a causa di ciò che accade in Medio Oriente».

Un dibattito destinato a proseguire

L’ordine del giorno che chiede la sospensione del gemellaggio con Tel Aviv sarà discusso nelle prossime sedute. La tensione registrata in aula lascia prevedere un confronto acceso tra le forze politiche, in un contesto già segnato dal riemergere di episodi di antisemitismo e da un clima di polarizzazione sempre più forte.