Emmy 2025: Seth Rogen e Hannah Einbinder protagonisti tra record e polemiche

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Seth Rogen è il protagonista assoluto della serata grazie a The Studio, la serie da lui diretta che ha vinto ben quattro premi domenica sera: Migliore Serie Comica, Miglior Regia di una Serie Comica, Miglior Attore Protagonista in una Commedia e Miglior Sceneggiatura. Mentre Hannah Einbinder, ha vinto il premio di Miglior Attrice Non Protagonista in una Commedia, ma la sua apparizione agli Emmy sarà ricordata soprattutto per il discorso tenuto sul palco per la Palestina.

Domenica 14 settembre sul palco del Peacock Theatre di Los Angeles si è tenuta la 77° edizione degli Emmy Awards, i premi che celebrano i più importanti professionisti dell’industria televisiva.

Quest’anno tra nuovi record, vincitori ebrei e accesi dibattiti, la cerimonia ha offerto uno spaccato del periodo culturale e politico che sta attraversando Hollywood.

La vittoria di “The Studio”

Seth Rogen è stato senza dubbio il protagonista assoluto della serata grazie a The Studio, la serie da lui diretta che segue le vicende di un piccolo studio cinematografico hollywoodiano che lotta per sopravvivere e affermarsi nell’industria dell’intrattenimento.

L’attore e sceneggiatore canadese ha vinto ben quattro premi domenica sera: Migliore Serie Comica, Miglior Regia di una Serie Comica, Miglior Attore Protagonista in una Commedia e Miglior Sceneggiatura, quest’ultimo traguardo condiviso con i co-autori Eva Goldberg, Peter Huyck, Alex Gregory e Frida Perez.

“Sono sinceramente imbarazzato da quanto questo mi renda felice” ha affermato Rogen sul palco, visibilmente imbarazzato nel ringraziare il pubblico e la giuria.

Queste nuove vittorie hanno portato il totale di The Studio a 13 Emmy, battendo il record di premi vinti in un singolo anno da una serie comica (record precedentemente detenuto da The Bear nel 2024 con 11 statuette) e consolidando il suo status di fenomeno televisivo.

Nella categoria Miglior Attore Protagonista in una Commedia, Rogen ha avuto la meglio su due colleghi ebrei: Adam Brody (Nobody Wants This) e Jason Segel (Shrinking).

Oltre al successo televisivo, The Studio ha suscitato grande interesse per i temi identitari che affronta. Rogen, infatti, cresciuto frequentando una scuola ebraica, ha spiegato come l’ebraismo sia un elemento ricorrente all’interno dello show.

“Ci sono molte battute a riguardo. La nostra è un’industria fondata in gran parte da ebrei; quasi tutti i primi dirigenti dei grandi studi lo erano, perché ad altri lavori non avevamo accesso e il cinema era visto come un’industria di serie B” ha spiegato Rogen. “E noi ci siamo riusciti, grazie a Dio.”

Il successo di The Studio è anche il coronamento del sodalizio creativo tra Rogen e Goldberg, amici fin dall’infanzia e già co-creatori di Superbad.

Il discorso di Hannah Einbinder

Se Rogen ha rappresentato la parte più celebrativa della serata, Hannah Einbinder ha incarnato quella più controversa.

La star di Hacks ha vinto il premio di Miglior Attrice Non Protagonista in una Commedia, ma la sua apparizione agli Emmy sarà ricordata soprattutto per il discorso tenuto sul palco.

Indossando una spilla rossa di Artists4CeaseFire, Einbinder ha concluso il suo intervento con un messaggio che ha immediatamente acceso i social: “Forza Birds, f### ICE e liberate la Palestina.”

La sua dichiarazione ha suscitato un mix di applausi, fischi e un intenso dibattito online.

Successivamente, in una conferenza stampa dopo la cerimonia, Einbinder ha chiarito le sue motivazioni spiegando di essere tra i firmatari dell’iniziativa Film Workers for Palestine e di sentire una responsabilità particolare in quanto ebrea.

“È mio dovere distinguere gli ebrei dallo Stato di Israele. La nostra religione e la nostra cultura sono istituzioni antiche, radicate e separate dallo Stato etnico-nazionalista” ha spiegato Einbinder, aggiungendo di avere amici medici a Gaza. “Il boicottaggio è uno strumento di pressione sui poteri forti: non contro le persone, ma contro le istituzioni complici del genocidio.”

Altri vincitori e nominati ebrei

Numerose altre star ebraiche figuravano tra i nominati di quest’anno: Ben Stiller (Severance), Jason Isaacs (The White Lotus), Ike Barinholts (The Studio), Ebon Moss-Bachrach (The Bear), Nicole Kassell (Sirens) e Noah Wyle (The Pitt).

Wyle ha conquistato il premio di Miglior Attore Protagonista in una serie drammatica per il ruolo del dottor Michael Robinavitch, un personaggio profondamente legato alle sue radici ebraiche, nella serie medica creata dagli autori di ER.

Sul fronte reality, invece, The Traitors, condotto da Claudia Winkleman, ha vinto come Miglior Reality Show competitivo, confermandosi un successo di pubblico e critica.

Una serata tra celebrazione e dibattito

La 77° edizione degli Emmy ha messo in luce due volti complementari dell’industria televisiva contemporanea: da un lato l’ascesa di The Studio come nuovo standard per la commedia di qualità, dall’altro l’uso del palcoscenico per amplificare messaggi politici e sociali.

Se Rogen rappresenta la forza unificante dell’intrattenimento, Einbinder ricorda che Hollywood è anche un’arena dove le battaglie politiche trovano eco e il conflitto divampa.