di Daniele Cohenca
Nella tradizione ebraica, il periodo di tre settimane che intercorre tra il 17 del mese di Tammuz e il 9 del mese di Av è chiamato Ben Hametzarìm, ovvero “Tra le ristrettezze”. In questo lasso di tempo, gli ebrei di tutto il mondo entrano in una fase di costrizione spirituale, attenuando le espressioni esteriori di gioia e osservando pratiche connesse al lutto.
Una delle sensazioni più difficili da provare per le persone è quella di sentirsi in trappola: vuoi per un lavoro senza prospettive, vuoi per una relazione tossica, o intrappolati dalle nostre stesse abitudini negative e demoni interiori. Uno dei modi per affrontare queste difficoltà è il senso del progredire, dell’essere in grado di andare avanti. Ma quando una persona si sente in trappola, non vede come procedere, non vede speranza di futuro, l’ostacolo diventa insormontabile ed il dolore ingestibile.
Ben Hametzarìm: Le Tre Settimane della ristrettezza
Nella tradizione ebraica, il periodo di tre settimane che intercorre tra il 17 del mese di Tammuz e il 9 del mese di Av è chiamato Ben Hametzarìm, ovvero “Tra le ristrettezze”. In questo lasso di tempo, gli ebrei di tutto il mondo entrano in una fase di costrizione spirituale, attenuando le espressioni esteriori di gioia e osservando pratiche connesse al lutto.
Eikhah (Lamentazioni) 1:3 : “Tutti i suoi persecutori l’hanno raggiunta tra nelle ristrettezze”
Come il nome stesso suggerisce, queste tre settimane sono intrinsecamente difficili. Ci invitano a riflettere su eventi dolorosi — sia spirituali che fisici — che hanno segnato la storia del popolo ebraico, come la breccia nelle mura di Gerusalemme avvenuta il 17 di Tammuz e la distruzione del Beit HaMikdash, il Sacro Tempio, il 9 di Av nell’anno 70 e.v. Ancora oggi, questo periodo è considerato infausto, un momento in cui le energie negative sembrano manifestarsi più liberamente nel mondo.
La Luce Nascosta nell’Oscurità
“Io formo la luce e creo le tenebre… faccio la pace e creo il male” Yeshayahu (Isaia) 45:7
Eppure, nonostante la loro connessione con la distruzione, queste tre settimane racchiudono anche una potenza spirituale profondamente positiva. Ben Hametzarìm cade durante l’estate, quando il sole splende con maggiore intensità. La Kabbalah insegna che ogni dettaglio del nostro mondo materiale riflette una realtà nei mondi spirituali superiori. Ogni evento fisico è l’espressione di una forza spirituale.
Il sole, secondo l’insegnamento mistico, è associato al Nome Divino, il Tetragramma, che incarna compassione e rivelazione. Così, proprio quando ci troviamo nel periodo più buio del calendario ebraico, la luce dell’amore e della misericordia divina risplende con maggiore forza; dobbiamo solo imparare a riconoscerla.
I nostri Metzarim (le nostre ristrettezze) interiori
“Dal luogo angusto ho invocato il Signore; il Signore mi ha risposto con generosità”
Tehillim (Salmi) 118:5
Ogni essere umano è un microcosmo dell’universo. Tutti, nel corso della vita, attraversiamo i nostri Ben Hametzarìm individuali — momenti di crollo interiore, in cui i nostri riferimenti spirituali sembrano devastati, e ci sentiamo intrappolati tra le rovine del nostro passato. Ma proprio in questi momenti di oscurità più profonda, la luce dell’anima si accende con maggiore intensità. L’Infinito si fa vicino.
Questa è la ragione per cui la distruzione, come ogni altra forza dell’universo, ha uno scopo divino.
Un esempio toccante di questa verità emerge dall’esperienza di una donna che ha attraversato le tenebre della depressione post-partum. L’identità di “madre amorevole e presente” sembrava sgretolarsi sotto il peso delle responsabilità per il secondo figlio appena nato. Un peso eccessivo di impegno che aggiungeva pressione, mentre le persone anche vicine, ma incapaci di rispettare i confini, invadevano la sua interiorità. Il risultato? Un senso profondo di smarrimento e soffocamento in una tempesta di caos crescente.
“Sette volte cade il giusto, e si rialza” : Mishlei (Proverbi) 24:16
Eppure, da quella, seppure apparente, distruzione è nata una realtà completamente nuova. È stato necessario risvegliare potenzialità dormienti, affrontare conflitti interiori rimasti nascosti dietro una maschera di apparente serenità. Con il sostegno dello studio della Torah, delle parole dei Maestri e, naturalmente, attraverso percorsi di guarigione, sono emerse improvvisamente capacità sconosciute che le hanno dato nuove prospettive e la forza per affrontarle con coraggio, dignità e serenità.
Senza l’esperienza della frattura, questi nodi interiori – silenziosi ma profondamente limitanti – non sarebbero mai emersi. L’anima, scintilla dell’Infinito, sarebbe rimasta celata, incapace di esprimersi pienamente nella mente e nel cuore. Ma ognuno di noi è qui per questo: permettere alla propria anima divina di abitare consapevolmente il nostro essere.
La Promessa della Ricostruzione
“La distruzione del Tempio fu necessaria… affinché sorgesse una visione spirituale più elevata, che avrebbe potuto ricostruirlo su fondamenta eterne.”
(Harav kook, Orot, Orot HaTeshuvah 9:6)
Come spiega Rav Kook, la distruzione del Bet HaMikdash non fu solo una tragedia, ma una fase necessaria per far emergere una visione spirituale più pura e più duratura. La rovina apre la strada alla ricostruzione redentrice.
I maestri insegnano infatti che lo scopo ultimo della distruzione del Bet HaMikdash è la preparazione alla costruzione del Terzo e definitivo Tempio, simbolo della redenzione finale e della piena coscienza divina nell’umanità.
“Il digiuno del quarto [mese]… diventerà per la casa di Yehudà un tempo di gioia e letizia” (Zekharyah 8:19)
Così è anche nelle nostre vite: la distruzione apre la strada a una nuova costruzione, più solida e consapevole. Dentro ognuno di noi può sorgere un Tempio interiore, un luogo fortificato e sacro in cui l’Essenza dell’Infinito si manifesta apertamente.
Nella notte più oscura si cela la luce più luminosa.
Sta a noi rivelarla.