L’imprenditoria ebraica milanese, dall’emancipazione al boom economico

di Anna Lesnevskaya (@alesnevskaya)

bocconi 2Non si può parlare della storia della comunità ebraica milanese senza soffermarsi su quegli imprenditori di origine ebraica che ne hanno costituito il nocciolo e la forza trainante, contribuendo alla ricchezza della città, creando posti di lavoro, senza dimenticare la solidarietà e soprattutto le loro origini. E’ quello che è emerso dall’incontro “Imprenditoria milanese ebraica, 1880-1960”, presieduto dal professore ordinario di Storia economica, Franco Amatori, che ha concluso la mattinata degli eventi del festival Jewish in the City #150 all’Università commerciale Luigi Bocconi.

E’ stato proprio l’autore del libro Ebrei a Milano. Due secoli di storia fra integrazione e discriminazione, l’economista Rony Hamaui, a tracciare l’itinerario del percorso dell’imprenditoria ebraica a Milano, dall’ingresso dei primi ebrei in città con le guerre napoleoniche fino agli anni del boom economico del secondo dopoguerra.

Gli ebrei che arrivarono a Milano, spinti da motivi economici e dalla volontà di integrarsi, hanno trovato una città in forte crescita, con un clima politico favorevole e con una popolazione già eterogenea. D’altronde, da parte loro, gli ebrei si contraddistinguevano per un alto livello di istruzione, forte cosmopolitismo ed elevato grado di mobilità. Tutto ciò contribuì ad un’emancipazione perfetta, ha spiegato Hamaui.

Inizialmente, ha continuato l’economista, gli ebrei svolgevano i mestieri in cui erano già esperti – banchieri e lavoratori di metalli preziosi – e presto diventarono molto benestanti. Nel 1860 su 21 banche italiane 7 erano in mano agli ebrei. Tra le banche private, possiamo citare anche alcuni istituti di credito importanti, come la banca Zaccaria Pisa, la banca Figli Weill-Schott e la Donati-Jarach. Per quanto riguarda le banche pubbliche, fu l’ebreo Luigi Luzzatti, presidente del Consiglio dei ministri negli anni 1910-1911, a fondare la Banca Popolare di Milano, che poi diresse. Mentre la Banca Commerciale Italiana fu fondata da capitali ebraici e tre dei primi quattro amministratori furono ebrei.

Pian piano gli ebrei cominciarono ad occuparsi anche di altri mestieri. Così nel 1861 è nata la famosissima casa editrice Fratelli Treves, che oltre a scoprire scrittori come Giovanni Verga e Gabriele D’Annunzio, pubblicava Il Corriere di Milano, che fu alle origini de Il Corriere della Sera, e fondò l’Illustrazione italiana, primo settimanale italiano ad uso di fotografia.

All’inizio del ‘900, a quasi cent’anni dall’ingresso degli ebrei a Milano, nacque l’imprenditoria industriale ebraica, spinta dall’impulso di Federico Jarach con la Robinetterie Riunite (1600 operai),
con il Cotonificio Bustese (3500 operai nel 1929) e Sally Mayer con la Cartiera Vita Mayer. Dopo la morte di Sally, il figlio Astorre prese in mano le redini dell’impresa (3000 dipendenti) e della Comunità ebraica milanese.

Proprio a Sally Mayer e a suo figlio Astorre, che fu anche il primo console onorario di Israele a Milano, è stata dedicata l’affettuosa testimonianza della nipote di Sally, Maria Mayer Modena. La discendente del grande imprenditore ha auspicato che si faccia “uno studio sull’innovazione e lo spirito di solidarietà concreta” che ha contraddistinto quella imprenditoria ebraica milanese di cui suo nonno e padre furono tra i maggiori rappresentanti.

A soffermarsi sul problema identitario della comunità ebraica milanese e dei suoi imprenditori, è stata Cinzia Martignone, docente a contratto di Business History presso l’Università Bocconi. La studiosa ha sottolineato come ad un certo punto la comunità si sia trovata davanti ad un bivio tra l’integrazione e la perdita d’identità, prendendo invece una terza via.

A concludere l’incontro una testimonianza di Giorgio Sacerdoti, ordinario di Diritto internazionale alla Bocconi, dedicata a suo padre, Piero Sacerdoti, che fu direttore generale della Riunione Adriatica di Sicurità (RAS) dal 1949 al 1966. “Gli anni in cui mio padre svolse la sua attività di dirigente furono anni di dinamismo e speranza e mi auspico che oggi possa ritornare lo spirito di quella generazione”, ha detto Sacerdoti.