Festival / Noa ospite a sorpresa a Jewish and the City

di Roberto Zadik

Noa-Gil_DorAchinoam Nini, superstar della canzone israeliana contemporanea meglio conosciuta come Noa, parteciperà alla tanto attesa kermesse “Jewish and the City” inserita nella maratona di ospiti  dell’evento “Da quale schiavitù dobbiamo liberarci?” che si terrà al Teatro Franco Parenti, domenica 14 settembre, dalle 20.30.

Il tema si preannuncia molto interessante e attuale in questi tempi di crisi e di ristrettezza e nel programma della serata, ci sarà anche lei, accanto a  varie personalità di spicco del panorama intellettuale, come il Rabbino Benedetto Carucci, lo psicoterapeuta David Meghnagi, il consigliere comunale e regista Ruggero Gabbai, la studiosa del Cdec Betti Guetta e  Lucia Castellano, direttrice del Carcere di Bollate.

Un vero e proprio caleidoscopio di voci, pensieri e approfondimenti, dove però non si sa ancora di preciso quale sarà il ruolo della cantante, che cosa farà nel suo intervento di diciotto minuti, stesso timing per  tutti. In ogni modo la sua presenza, annunciata nella conferenza stampa di lunedì scorso, sta già richiamando una fortissima attenzione in questi giorni di conto alla rovescia prima dell’avvio del Festival.

Famosa per le sue grandi doti vocali e per la sua presenza scenica discreta e al tempo stesso avvolgente, la vocalist israeliana di origini yemenite, come la compianta Ofra Haza, è nata a Bat Yam nel giugno di 45 anni fa. Nella sua lunga carriera si è distinta per l’impegno politico e la sua apertura verso le altre culture e religioni,  tanto che è stata nominata nel settembre 2001 “Artista per la Pace” durante l’incontro “United artists for Peace” organizzato dai Frati Francescani.

A proposito di pace e di diritti umani Noa, domenica 14, sul palco del Franco Parenti interverrà proponendo il tema  “Liberarsi dall’odio” assieme al musicista Gil Dor, chitarrista suo connazionale che l’ha accompagnata fin dagli esordi ormai ventitré anni fa nel lontano 1991, e al violinista palestinese Nabeel Abboud Ashkar, 36 anni, membro della Orchestra Divan, fratello del pianista Saleem Ashkar e direttore del conservatorio Poliphony che promuove la cooperazione fra strumentisti arabi e ebrei.

Ma suonerà? Parlerà? Ancora la risposta a queste domande “soffia nel vento”, giusto per citare il grande Bob Dylan. La cantante, sposata con il medico israeliano Asher Barak e madre di tre figli, ha cominciato a entrare nello sfavillante ed incerto mondo della musica a soli 21 anni, nel 1991. Da lì la sua carriera ha avuto un crescendo  sfornando bellissime canzoni come “I don’t know” nel 1994 e “Beautiful that way” colonna sonora del film “La vita è bella” di Roberto Benigni che l’ha consacrata a livello internazionale.

Israeliana ma cittadina del mondo, la cosmopolita e vivace Noa, la più internazionale fra i cantanti israeliani contemporanei, si è esibita in vari Paesi. A cominciare dagli Stati Uniti dove ha vissuto per un lungo periodo – la sua infanzia l’ha trascorsa a New York –  fino alle tourneè europee, in Canada e in Brasile passando tra vari generi musicali trattati con professionalità e disinvoltura dalla vocalist, dal jazz, al pop e al rock. Una cantautrice completa e versatile influenzata da grandi autori come Leonard Cohen e Paul Simon, che ha eseguito canzoni in varie lingue – ebraico, inglese, spagnolo e arabo –  e  duettato con artisti del mondo arabo. Viene subito in mente il nome di Cheb Khaled, uno dei massimi esponenti della musica popolare algerina col quale cantò nel 2006 una bellissima cover di “Imagine”, classico scritto da John Lennon nel 1971.