Yom Ha’atzmauth in musica

di Roberto Zadik

La celebrazione di Yom Ha’atzmauth, in occasione dei sessantasei anni dalla nascita d’Israele, è avvenuta a Milano sulle note di ritmi klezmer, sefarditi, canzoni pop israeliane e cori giovanili, e con i saluti dei due schlichim dei Bnei Akiva e dell’Hashomer Hatzair, Yair Danzig e Karin Reingewertz, dopo cinque anni di intensa attività. Questo e molto altro ancora sono stati gli ingredienti alla base della terza edizione del “Festival della Canzone ebraica”, lunedì 5 maggio, sotto i riflettori di un affollato Teatro di Milano.

Presentata vivacemente da Sylvia Sabbadini e organizzata dalla Comunità ebraica, assessorato ai Giovani per sostenere i movimenti giovanili, col patrocino del Keren Hayesod, l’iniziativa ha riunito la musica dei giovani artisti e le celebrazioni con tanto di bandiere, inno israeliano “Hatikwa” e una squisita torta di compleanno degustata nel foyer del teatro, nella pausa fra il primo e il secondo tempo del Festival.

Momenti intensi e grande partecipazione del pubblico, coinvolto dalle parole e dalla musica, che ha seguito con gli applausi e tanto entusiasmo il ritmo dei brani e dei cori, così come le interpretazioni di band e artisti solisti. In tema di melodie ad aprire la kermesse sono stati gli Agorà Ensemble che assieme al coro Kol Hashomrim, diretti da Daniela Rando e da Manuela Sorani e al coro dei bambini della scuola ebraica, hanno intonato classici della canzone ebraica come “Bashanà habaa”. Subito dopo, con un leggero cambio di programma, è stato il turno del bravissimo “Guitar duo” formato da Manuel Buda e dal suo compagno di chitarra Giulio Nenna . I due musicisti si sono esibiti imbracciando i loro strumenti e unendoli fra loro in virtuose scale ritmiche spagnoleggianti eseguendo per l’occasione  gli arrangiamenti brillanti e energici, alla maniera del grande Paco De Lucia, e presenti nel loro nuovo album “Fra cielo e terra”. Sempre in tema di vibrazioni iberiche  e di musica sefardita gli String Island Jewish Quarter un gruppo affiatato di musicisti, fra cui anche il violinista Simone Rossetti Bazzaro, che sospinti dalla voce potente della cantante Eva Rondinelli, di formazione jazz e gospel, hanno suonato la struggente “Adios Querida” per poi lanciarsi nei ritmi più vivaci di “Keren Or”. Insomma una serie di artisti di varia ispirazione che sono saliti sul palco passando dalle atmosfere iberiche fino al klezmer evocativo e raffinato dei Morphè ensemble, capitanato dalla vocalist Beatrice Palumbo. I musicisti del gruppo hanno suonato il bellissimo ritmo dell’Est Europa “Khusidl Melody” rievocando atmosfere vivaci ma anche malinconiche tipiche del folklore ashkenazita a ritmo di tamburo e fisarmonica.

Successivamente c’è stata l’accensione della menorah sul palco e il taglio della grande torta bianca e azzurra da parte del presidente Meghnagi e di Sami Blanga e la pausa per assaggiarla e brindare tutti assieme  a Israele. Passando alla seconda parte del Festival, dominata dalle interpretazioni di giovani cantanti molto bravi e dalle canzoni israeliane, molto coinvolgente è stata l’interpretazione della cantante Stella Bassani che ha cantato a gran voce “Eretz, Eretz” e il medley della vocalist Claudia Sabbadini che ha intonato vari brani per Yom Ha’atzmauth unendosi nel finale a sua sorella Sylvia, in ricordo della loro madre nel toccante brano “Milà tovà” (una buona parola). Su questo tema la conduttrice visibilmente emozionata ha aggiunto “a volte ci basta solo una buona parola per essere felici e la nostra mamma sapeva sempre mettere una buona parola.”

Approfondendo la partecipazione giovanile da parte dei ragazzi dell’Hashomer Hatzair e del Bnei Akiva, decisamente intensi sono stati i brani “Lesham” eseguita con voce chiara e potente da Noa Sinigaglia, 17 anni e Noah Hason, 15 anni che ha cantato un brano complesso come “Im yesh gan eden”. Molto valide anche le interpretazioni del duetto formato da Elena Foà e da Miriam Cones impegnato nell’esecuzione della famosa “Ani ve atà neshanè et ha olam” e la brava Megan Aghjanoff che a soli 13 anni ha cantato “Shir ha shalom”.

Assieme alle canzoni, tanta emozione per il compleanno dello Stato ebraico con tanto di accensione di una menorah sul palcoscenico da parte di personalità di spicco comunitarie e appartenenti alla scena politica israeliana. Hanno partecipato vari membri delle istituzioni come il presidente della Comunità Walker Meghnagi, il Rabbino Capo Alfonso Arbib, il consigliere comunale, Manfredi Palmeri, il presidente della Commissione Consigliare Expo, regista e consigliere comunale Ruggero Gabbai, in rappresentanza del Comune, del sindaco e del vicesindaco, l’assessore provinciale alla viabilità Giovanni De Nicola, il presidente del Keren Hayesod Sami Blanga e due ministri israeliani come Zvi Iotan, al turismo e Jonathan Hadar, direttore per gli affari economici del Foreign Trade Administration del Ministero dell’Economia.

Fra i tanti presenti in sala, il vicepresidente Daniele Cohen, il segretario generale Alfonso Sassun, il vicepresidente Ucei Roberto Jarach, i consiglieri comunitari Gad Lazarov e Afshin Kaboli, Maurizio Ruben e Ruben Pescara del Benè Berith e il consigliere di zona Yoram Ortona. Melodie e discorsi hanno scandito la manifestazione e a questo proposito il presidente Meghnagi ha sottolineato il fatto che “ieri, a Yom Hazikaron commemoravamo le migliaia di vittime del popolo ebraico in Israele, a causa delle guerre e del terrorismo. Non dimentichiamo, ma oggi si festeggia Israele che è un Paese giovane, vitale e libero e noi siamo un popolo libero e vitale”.

Il presidente del Keren Hayesod, Sami Blanga, ha ringraziato la conduttrice Sylvia Sabbadini per “l’intuizione di unire il Festival a Yom Ha’atzmauth”, evidenziando che “nessun Paese come Israele è mai stato così combattuto, voluto e ottenuto e che per questo dobbiamo amarlo e sostenerlo con tutte le nostre forze, perché ha bisogno di tutti noi”.

La serata si è conclusa col balletto dei ragazzi della kvuzà del Bnei Akiva dei Nevatim, vincitori del primo posto all’Eurovision di quest’anno che hanno danzato scatenati durante la canzone “Happy”. A seguire è stata la volta dei saluti sul palco di Yair Danzig e di Karin Reingewertz, rispettivamente schlichim di Benè Akiva e dell’Hashomer che entrambi hanno concluso il loro incarico e che fra poco torneranno in Israele. Ricordando i bellissimi cinque anni passati qui a Milano coi suoi ragazzi, Danzig ha ringraziato tutte le persone che l’hanno sostenuto “il presidente Meghnagi, Afshin, Sami, gli sponsor, gli enti ebraici Keren Hayesod, Adei Wizo, Bené Berith la lista è davvero molto lunga” invitando all’unità fra i membri della comunità e “di questo piccolo grande popolo che è am Israel”. Dopo il suo discorso tutti i presenti si sono alzati in piedi sulle note dell’inno israeliano “Hatikwa” che ha concluso il concerto, accompagnato da diverse immagini di Israele sullo sfondo del palcoscenico.