Alessandro Viterbo di Tsad Kadima, associazione che si occupa di bambini con disabilità

Tsad Kadima, un passo avanti per aiutare i bambini disabili

Feste/Eventi

di Nathan Greppi
Una serata commovente e carica di emozioni quella di lunedì 18 novembre, quando si è tenuto un interessante incontro nella sede milanese del Bené Berith con l’italo-israeliano Alessandro Viterbo, membro del direttivo dell’associazione Tsad Kadima (“un passo avanti” in ebraico), che da decenni si occupa di aiutare i bambini israeliani che soffrono di lesione cerebrale. 

Dopo una breve introduzione di Rav Elia Richetti, che conosce Viterbo da tanti anni, quest’ultimo ha raccontato le ragioni per cui si è avvicinato a Tsad Kadima: dopo aver lavorato come biologo all’università e nell’esercito, è andato a lavorare a Beer Sheva per creare dei laboratori di medicina per il sud d’Israele, anche per prevenire epidemie tra i militari. Il suo impegno umanitario parte dal fatto che suo figlio Joel è nato con una lesione cerebrale, il che lo rende quasi privo di capacità motorie. Grazie a Tsad Kadima, ha spiegato, “siamo riusciti a farlo diventare una persona viva, vivace, che vive una vita limitata sul piano fisico ma molto ricca da tutti gli altri punti di vista.”

Quando Joel è nato, nel 1994, “nel giro di un anno abbiamo capito che la cerebrolesi lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, per cui abbiamo cercato qualcosa che fosse adatto per aiutarlo.” Nel giro di due anni sono arrivati a Tsad Kadima, “che è stata fondata più di trent’anni fa da un gruppo di genitori israeliani che hanno scoperto un metodo di origine ungherese valido per alcuni casi di cerebrolesione.” Hanno mandato degli studenti a Budapest per studiare questo metodo, e hanno fondato dei centri in tutta Israele, di cui il primo fu aperto nel 1992 a Rishon LeZion. In una di queste occasioni hanno stretto una collaborazione anche con un centro italiano, della provincia di Como, promossa dall’UCEI e specializzata nel supporto ai bambini autistici.

Il metodo, ha spiegato, “è di educazione conduttiva, che tende a sfruttare il potenziale di ogni bambino e ragazzo, cercando di eliminare quel lato di depressione che può esserci per chi vive in uno stato di cerebrolesione. Si sviluppano le cose positive nel bambino per spingerlo ad andare avanti.” Ha mostrato varie diapositive di foto dei bambini nei centri di Tsad Kadima, oltre che del figlio Joel. In seguito ha esteso la rete dell’associazione anche in Italia, “grazie agli amici italiani con cui sono cresciuto al Benè Akiva che oggi sono diventati figure centrali dell’ebraismo italiano, come Rav Arbib.” Ha scherzato sul fatto che “anche se a Milano siamo tutti interisti o milanisti, il primo legame stretto in Italia è stato con la Juventus, che è venuta in Israele per la Champions League due volte,” al che ha mostrato delle foto scattate da Buffon e altri calciatori juventini con i bambini di Tsad Kadima.

Ha raccontato che molti ragazzi dopo aver lasciato Tsad Kadima per limiti di età “sono riusciti a integrarsi nella vita normale: sono andati nell’esercito, fanno il corso per ufficiali, fanno lavori scelti, altri hanno avuto più difficoltà.” Ha concluso dicendo che in passato ha usato queste tecniche di cura anche per aiutare disabili in Italia, “sono a disposizione per chi vuole chiedermi qualunque cosa. Se sapete di qualcuno che cerca un metodo di cura potete rivolgervi a me, l’ho fatto con piacere in passato e posso rifarlo in futuro.”