Haim Bialik

Haim Bialik, il poeta nazionale prima che Israele nascesse

di Anna Balestrieri
Come può Ḥaim Naḥman Bialik (1873-1934) essere il poeta nazionale di Israele se è vissuto ed ha composto le sue opere prima che lo stato nascesse? A questa ed altre domande ha dato risposta il professor Cyril Aslanov dell’Université Aix-Marseille nell’incontro Kesher di domenica 19 febbraio 2023. L’introduzione alla conferenza Zoom è stata affidata alla guida esperta della traduttrice Raffaella Scardi.

“Bialik ha inventato più parole in ebraico di Ben Yehuda e il suo contributo per la rinascita della lingua è stato enorme”, ci ha ricordato Scardi. Grazie ad un’attenta ricostruzione biografica, dalla dolorosa infanzia da orfano, attraverso la yeshiva di Volozhin fino all’unione con le forze della hashkalah ad Odessa, Scardi ha delineato i tratti di una personalità multiforme e complessa, riuscendo a trovare nel padre fondatore della letteratura ebraica degli attributi comuni col relatore: anche Cyril Aslanov, linguista e docente di letteratura israeliana, è membro dell’Accademia della Lingua Ebraica di cui fece parte Bialik a suo tempo.

Nel suo intervento, Aslanov ha dato voce alle due anime di Bialik, la conservativa figlia della tradizione hasidica e l’eversiva, slanciata verso lo sprezzo delle norme proprio del mondo poetico.

Ha accompagnato i partecipanti in un percorso di conoscenza del mondo dei suoni dell’autore, da un’Odessa in cui un abitante su tre era ebreo e l’yiddish era parte dello slang cittadino all’Yishuv, l’enclave ebraica della Palestina mandataria, in cui Bialik trovò una lingua diversa da quella cui era abituato, in quanto segnata dalla pronuncia sefardita.

Proprio da questo spunto ritmico Aslanov ha deciso di presentare la lirica di Bialik al pubblico, nella forma di romanze che hanno nei decenni popolarizzato l’opera del poeta.

Il ragionamento, ispirato dal timore che il pubblico si trovasse in difficoltà nel comprendere il testo originale ebraico, ha reso l’incontro dinamico, gaio ed originale.

Aslanov ha dato lettura di El ha-tsipor “all’uccello” (composto durante gli anni 1890-1891, pubblicato nella rivista  letteraria Pardes a Odessa) e musicato con una melodia presa da una canzone Yiddish, Tif in veldele: Глубоко в лесу Tif In Veldele Deep in the woods טיף אין װעלדעלע – YouTube

Su gentile concessione del professore pubblichiamo qui di seguito le traduzioni italiane delle liriche analizzate con il testo a fronte ed i link per l’ascolto

 

Testo originale ebraico Trad. Italiana
שָׁלוֹם רָב שׁוּבֵךְ, צִפֹּרָה נֶחְמֶדֶת,

מֵאַרְצוֹת הַחֹם אֶל־חַלּוֹנִי –

אֶל קוֹלֵךְ כִּי עָרֵב מַה־נַּפְשִׁי כָלָתָה

בַּחֹרֶף בְּעָזְבֵךְ מְעוֹנִי.

 

זַמְּרִי, סַפֵּרִי, צִפּוֹרִי הַיְקָרָה,

מֵאֶרֶץ מֶרְחַקִּים נִפְלָאוֹת,

הֲגַם שָׁם בָּאָרֶץ הַחַמָּה, הַיָּפָה,

תִּרְבֶּינָה הָרָעוֹת, הַתְּלָאוֹת?

 

הֲתִשְׂאִי לִי שָׁלוֹם מֵאַחַי בְּצִיּוֹן,

מֵאַחַי הָרְחוֹקִים הַקְּרוֹבִים?

הוֹי מְאֻשָּׁרִים! הֲיֵדְעוּ יָדֹעַ

כִּי אֶסְבֹּל, הוֹי אֶסְבֹּל מַכְאוֹבִים?

 

הֲיֵדְעוּ יָדֹעַ מָה רַבּוּ פֹה שֹטְנַי,

מָה רַבִּים, הוֹי רַבִּים לִי קָמִים?

זַמְּרִי, צִפּוֹרִי, נִפְלָאוֹת מֵאֶרֶץ,

הָאָבִיב בָּהּ יִנְוֶה עוֹלָמִים.

(…)

Salute al tuo ritorno, uccello carino
Dai paesi caldi alla mia finestra,La tua voce è così soave che la mia anima si consuma di nostalgia per te,L’inverno quando lasci la mia dimora. 

 

Canta, racconta, mio caro uccello,
Del paese lontano le meraviglie,
Anche là nel paese caldo, bello
Si moltiplicano le sciagure, le tribolazioni?

 

 

 

 

Mi porterai i saluti dei miei fratelli a Sion,

dei miei fratelli lontani, vicini?
Oh come sono felici! Ma essi sanno
che io soffro, ahimè, soffro, di dolori?

 

 

 

 

Sanno davvero quanti siano qui i miei avversari,

Quanti, ahimè, si insorgano contro di me?

Canta, mio uccello, le meraviglie del paese

Ove la primavera dimorerà per sempre.

 

(…)

 

 

 

  1. Dalla lirica all’epopea:

Be-ir ha-haregah “Nella città del massacro” (1904): ballata di tonalità epica-elegiaca in ricordo del pogrom di Kishinev (1903)

Megillat ha-esh “Il rotolo di fuoco” (1905): ballata epica in prosa ritmica basata sulla leggenda della preservazione del fuoco perenne del Tempio di Gerusalemme anche dopo la sua distruzione.

 

  1. Hakhnisini taat knafekh “Accogliami sotto la tua ala” (1905): una poesia di circostanze diventata una canzone-culto

 

traduzione testo originale
Accoglimi sotto la tua ala,

E sii per me una madre e una sorella,

Che il tuo grembo sia il rifugio della mia testa,

Il nido delle mie preghiere respinte.

 

 

 

 

 

E all’ora della misericordia, al crepuscolo,

Inchinati e ti rivelerò il segreto della mia sofferenza:

Dicono, ci sia giovinezza in questo mondo —

Dove è la mia giovinezza?

 

 

 

 

E un altro mistero ti confesserò:

La mia anima è stata bruciata in una fiamma;

Dicono, ci sia amore in questo mondo—

Che cosa è l’amore?

 

 

 

 

 

Le stelle mi hanno ingannato,

Era un sogno — e anche il sogno se n’è andato;

Ormai non ho niente in questo mondo;

Non ho nulla.

 

 

 

 

 

Accoglimi sotto la tua ala,

E sii per me una madre e una sorella,

Che il tuo grembo sia il rifugio della mia testa,

Il nido delle mie preghiere respinte.

 

הַכְנִיסִינִי תַּחַת כְּנָפֵךְ,

וַהֲיִי לִי אֵם וְאָחוֹת,

וִיהִי חֵיקֵךְ מִקְלַט רֹאשִׁי,

קַן־תְּפִלּוֹתַי הַנִּדָּחוֹת.

 

וּבְעֵת רַחֲמִים, בֵּין־הַשְּׁמָשׁוֹת,

שְׁחִי וַאֲגַל לָךְ סוֹד יִסּוּרָי:

אוֹמְרִים, יֵשׁ בָּעוֹלָם נְעוּרִים

הֵיכָן נְעוּרָי?

 

וְעוֹד רָז אֶחָד לָךְ אֶתְוַדֶּה:

נַפְשִׁי נִשְׂרְפָה בְלַהֲבָהּ;

אוֹמְרִים, אַהֲבָה יֵשׁ בָּעוֹלָם –

מַה־זֹּאת אַהֲבָה?

 

הַכּוֹכָבִים רִמּוּ אוֹתִי,

הָיָה חֲלוֹם – אַךְ גַּם הוּא עָבָר;

עַתָּה אֵין לִי כְלוּם בָּעוֹלָם –

אֵין לִי דָבָר.

 

הַכְנִיסִינִי תַּחַת כְּנָפֵךְ,

וַהֲיִי לִי אֵם וְאָחוֹת,

וִיהִי חֵיקֵךְ מִקְלַט רֹאשִׁי,

קַן־תְּפִלּוֹתַי הַנִּדָּחוֹת.

 

 

  1. Bein nhar Prat u-nhar Ḥideqel (Tsipor zahav) “Fra l’Eufrate e il Tigri (l’uccello d’oro)” (1906)

 

testo originale Traduzione
בֵּין נְהַר פְּרָת וּנְהַר חִדֶּקֶל

עַל־הָהָר מִתַּמֵּר דֶּקֶל.

וּבַדֶּקֶל, בֵּין עֳפָאָיו,

תִּשְׁכָּן־לָהּ דּוּכִיפַת זָהָב.

צִפּוֹר זָהָב! עוּפִי, חוּגִי,

צְאִי וּבַקְּשִׁי לִי בֶּן־זוּגִי,

וּבַאֲשֶׁר תִּמְצָאִיהוּ –

כִּפְתִי אוֹתוֹ וַהֲבִיאִיהוּ.

אַךְ אִם־אֵין לָךְ חוּט הַשָּׁנִי

דַּבְּרִי שָׁלוֹם אֶל חֲתָנִי;

מַה־תַּגִּידִי לוֹ? הַגִּידִי:

נַפְשִׁי יוֹצֵאת אֶל יְדִידִי.

אִמְרִי לוֹ: הַגָּן פּוֹרֵחַ,

נָעוּל הוּא וְאֵין פּוֹתֵחַ;

רִמּוֹן פָּז שָׁם יֵשׁ בֵּין עָלָיו –

אַךְ אֵין מִי שֶׁיְּבָרֵךְ עָלָיו.

 

וְעוֹד תַּגִּידִי לוֹ: מִטָּתִי

אַשְׂחֶה לַיְלָה בְּדִמְעָתִי,

וּמִתַּחַת לִבְנַת בְּשָׂרִי

נִשְׂרָף מִדֵּי לַיְלָה כָּרִי.

וְאִם יְמָאֵן – שִׁמְעִי רָזִי:

הַכֹּל מוּכָן בְּאַרְגָּזִי –

שֵׁשׁ וָמֶשִׁי, וּבְמֶלְתַּחְתִּי

עֶשְׂרִים כְּתֹנֶת רִקְמַת מַחְטִי.

וְנוֹצָה רַכָּה שְׁמוּרָה עִמִּי,

מְרוּטָה בְּעֶצֶם יָד שֶׁל־אִמִּי,

מֵעֵינֶיהָ שְׁנָת הִמְעִיטָה,

לַעֲשׂוֹת כַּר לְאַפִּרְיוֹן בִּתָּהּ.

וּבְמַחֲבוֹאָה, זָהָב רְקוּמָה,

כְּבָר מְחַכָּה הַהִינוּמָה;

נְדָנִי מֻשְׁלָשׁ, נְכוֹנָה אָנִי –

וְלָמָה אֶחֱרוּ פַּעֲמֵי חֲתָנִי? (…)

 

 

Fra l’Eufrate e il Tigri,

Sul monte si erge una palma

E fra i rami della palma

Risiede l’upupa d’oro

 

 

 

 

 

Uccello d’oro! Vola, gira,

Esci e cerca il mio sposo,

E dovunque lo troverai,

legalo e portamelo

 

 

 

 

 

 

Ma se non hai un nastro di vermiglio,

Parla pacificamente con il mio fidanzato;

Che cosa gli dirai? Digli:

La mia anima sviene per l’amore del mio amato.

 

 

 

Digli: il giardino fiorisce,

È serrato, non c’è chi lo possa aprire;

C’è un melograno d’oro fra le sue foglie

Ma non c’è nessuno che possa recitare la benedizione su di lui.

 

 

 

 

E digli pure: il mio letto,

Lo innondo nella notte con le mie lacrime,

E sotto il bianco della mia carne

Brucia ogni notte il mio cuscino.

 

 

 

 

E se rifiuta, ascolta il mio segreto:

Tutto è pronto nel mio baule —

Lino fino e seta, e nel mio guardaroba

ci sono venti tuniche ricamate con il mio ago.

 

 

 

 

E una piuma tenera è conservata da me,

Staccata con la propria mano da mia madre,

Che ha cacciato il sonno dai suoi occhi,

Per fare un cuscino al baldachino di sua figlia.

 

 

 

E nei suoi arcani d’oro ricamato

Il velo nuziale aspetta già;

La mia dote è triplice, sono pronta —

Perché i passi del mio fidanzato si sono attardati?

(…)

 

Versione modernizzata di Aia Korem