di Rav Alfonso Arbib
A Shavu’òt diventiamo liberi di fare, liberi di agire: abbiamo un progetto, viene stabilita l’alleanza fra Dio e il popolo ebraico, diventiamo il popolo del brit – del patto
La festa di Shavu’òt è preceduta dal periodo dell’Omer, che sono i 49 giorni che vanno da Pèsach a Shavu’òt. Questo periodo non è solo il periodo che precede la festa ma ne è, in qualche modo, parte integrante.
Nella Torà non esiste una data precisa per Shavu’òt, ma Shavu’òt è il 50° giorno contando dal secondo giorno di Pèsach.
Shavu’òt e Omer sono quindi strettamente legati. Come mai?
Vorrei portare due spiegazioni, una classica e una meno.
La prima è che Shavu’òt è la conclusione di Pèsach. Nel Talmùd è chiamata Atzèret – chiusura, conclusione – così come Sheminì Atzeret è la conclusione di Sukkòt, Shavu’òt – Atzèret – è la conclusione di Pèsach.
Con questo legame la Torà ci tramette un messaggio importante: a Pèsach ci liberiamo da qualcosa (schiavitù, oppressione), a Shavu’òt diventiamo liberi di fare qualcosa; abbiamo un progetto, viene stabilita l’alleanza fra Dio e il popolo ebraico, diventiamo il popolo del brit – del patto.
La libertà dalla schiavitù è ovviamente fondamentale ma non sufficiente per due motivi.
1. Una libertà senza regole non è libertà ma anarchia e soprattutto una libertà senza regole può essere l’inizio di una nuova schiavitù. Un mondo in cui sono tutti liberi senza avere dei limiti è un mondo in cui fatalmente vigerà la legge del più forte e quindi i deboli saranno dominati e oppressi.
2. Non dobbiamo solo porci dei limiti ma anche assumerci delle responsabilità; dobbiamo provare a migliorare noi stessi e a migliorare il mondo. Questo è il patto fra Dio e il popolo ebraico, questo è il progetto che comincia con il Mattàn Torà (dono della Torà) a Shavu’òt.
L’Omer però non è soltanto il periodo che unisce Pèsach e Shavu’òt ma è anche un periodo di lutto. Il Talmùd dice che il lutto è per la morte di 24.000 studenti di rabbi Akiva che morirono tutti in un unico periodo tra le due feste.
Secondo rav Shrirà Hagaòn questi studenti morirono come conseguenza della persecuzione romana nel periodo della rivolta di Bar Kokhbà.
È un periodo terribile della storia ebraica; la rivolta di Bar Kokhbà fu un tentativo di riconquistare l’indipendenza nazionale e di ribellarsi a una persecuzione religiosa ai tempi dell’imperatore Adriano.
Questa rivolta ebbe inizialmente successo ma poi fu repressa nel sangue dai Romani. Le conseguenze furono terribili, uno storico romano calcola che ci siano stati 580.000 morti, intere città furono distrutte (tra cui Gerusalemme), vennero uccisi quasi tutti i Chakhamìm dell’epoca e tutti i leader religiosi. Alla distruzione materiale quindi si aggiunse una distruzione spirituale.
Un maestro dell’epoca dice che la situazione era talmente disperata che sarebbe stato il caso di non sposarsi e di non avere figli e far scomparire in questo modo il popolo ebraico. Ma non andò così. Rabbi Akivà riuscì a trovare altri 5 allievi e intorno a loro 5 ricostruì il mondo ebraico.
Nel mondo ashkenazita, il periodo dell’Omer ricorda anche un’altra persecuzione, quella dell’estate del 1095. Siamo all’inizio della prima Crociata e i crociati che partono dalla Germania compiono un massacro terribile nelle comunità della Valle del Reno. Questo massacro provocherà, secondo gli storici, dai 5.000 ai 10.000 morti in tre settimane, la distruzione di intere comunità e un cambiamento drammatico delle condizioni degli ebrei d’Europa.
Ma anche da questo massacro gli ebrei uscirono fuori, ricostruirono le comunità, fondarono Battè Knesset e scuole e non rinunciarono alla propria identità e alla propria cultura.
Credo che questo secondo aspetto dell’Omer rimandi a un altro significato del Mattàn Torà. L’uscita dall’Egitto e il Mattàn Torà sono momenti gloriosi della storia ebraica ma gli ebrei hanno avuto altre oppressioni e altre schiavitù e proprio in quei momenti hanno dimostrato la forza della propria identità, la capacità di resistere e di ricostruire il proprio mondo di volta in volta.
Rav Soloveichik dice che con il Mattàn Torà viene richiesto al popolo ebraico un atteggiamento eroico.
Sembra veramente chiedere troppo, però la storia ebraica sta a dimostrare che questo è stato possibile ed è stato realizzato.