Rabbini italiani: una risposta a Rav Punturello dal Rabbino di Napoli, Ariel Finzi

Ebraismo

di Ariel Finzi *

Ho letto con estremo stupore il secondo articolo di rav Punturello.

Già il primo mi aveva colpito perché, in estrema sintesi, da Madrid, rav Punturello, ci dava un’immagine deprimente di tutto il Rabbinato italiano, lasciando però la propria persona al di sopra di ogni critica.

Poi, evidentemente per effetto delle reazioni e critiche ricevute, rav Punturello decide di pubblicare delle scuse.

L’articolo di scuse per aver accusato tutto il Rabbinato italiano, però diventa un articolo di accuse verso un Bet Din, il suo Presidente e soprattutto una famiglia.

Non entrerò nel dettaglio delle affermazioni perché credo sia stata causata già troppa angoscia gratuita a tre membri della mia Comunità.

Nel mio ruolo però, voglio dire una cosa:

Dalle due espressioni (che cito qui di seguito letteralmente dall’ultimo articolo):

… con un conseguente matrimonio spettacolarmente ebraico …

e

… ma che a rispondere siano tutti coloro che erano presenti all’evento …

emerge una poco velata critica per aver celebrato, con una certa enfasi mediatica, il proprio matrimonio nonché una sorta di accusa verso i partecipanti alla gioia.

L’enfasi e la commozione della cerimonia derivavano dal fatto che il matrimonio è stato celebrato in un sito dove nel quarto secolo D.E.C. sorgeva una Sinagoga, per farla simbolicamente rinascere forse anche insieme all’Ebraismo di quella regione.

Vorrei capire come si permette rav Punturello di criticare il modo in cui una famiglia decide di festeggiare il giorno più bello della propria vita?

Come se il fatto che rav Punturello abbia evidentemente qualche critica sulle modalità o sui tempi di un ghiur possa precludere ad una famiglia di essere felice o possa imporle di festeggiare il proprio matrimonio alla chetichella, oppure vietare ad altri eminenti Rabbanim di partecipare, ponendo (post factum) un cherem alla festa e alla gioia di una famiglia.

E così che rav Punturello accoglie i Gherim? Risucchiandoli in polemiche che non conoscono e dalle quali sono completamente estranei?

Personalmente non ero parte del Bet Din che ha preso la decisione ed anche rav Punturello non c’era, entrambi non conosciamo gli elementi che avevano in mano i componenti del Bet Din quando si riunirono.

Per questo motivo ritengo giusto astenersi da ogni critica, e se proprio avessi delle critiche le esporrei in via privata al Presidente del Bet Din.

Ma soprattutto non capisco come possa rav Punturello fare del male gratuito ad una famiglia ebraica che vive nel suo amato Sud Italia.

Dopo tutte le critiche sulla la mancanza di leadership del rabbinato italiano questo è l’esempio di stile con cui rav Punturello ci insegna a trattare le persone e i problemi quando si presentano?

Io invece, al contrario, auguro tanta felicità e serenità alla famiglia, che è stata accolta con calore nella nostra piccola grande Comunità, e auguro che possiamo noi tutti veder nascere tante famiglie ebraiche e non soltanto nel luogo dove millesettecento anni fa sorgeva la più antica Sinagoga d’Europa.

* Maskhil Ing. Ariel Finzi, Rabbino della comunità di Napoli