di Ilaria Myr
In soli tre mesi si è fatto promotore di diverse iniziative volte a contrastare la disinformazione dominante sulla maggior parte dei media nazionali, raggiungendo una crescita degli abbonamenti e dei lettori. In questa intervista esclusiva a Mosaico-Bet magazine, il direttore racconta le motivazioni e i risultati di una scelta controtendenza.
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YouTube oscura Setteottobre: firma l’appello
di Redazione
YouTube ha deciso di oscurare il canale dell’associazione Setteottobre, dopo la pubblicazione degli ultimi video degli ostaggi (diffusi da Hamas), con l’accusa di promozione di organizzazioni criminali violente. La chiusura del canale di Setteottobre è un atto di censura. La verità non è un crimine. L’informazione non è terrorismo.
Gaza, la guerra delle bugie: ex giornalista dell’Associated Press rompe il silenzio
di Nina Deutsch
Matti Friedman denuncia pressioni dirette di Hamas e complicità indirette dei media. Dalla censura sulle vittime ai set fotografici costruiti: così si fabbrica la narrazione della guerra. Perché la diffusione di fake news e contenuti distorti in tempo di guerra non è un effetto collaterale, ma una strategia deliberata.
Quando l’informazione diventa un’arma di guerra
di Nathan Greppi
Uno dei nuclei centrali del libro è l’analisi delle campagne antisemite orchestrate da Goebbels, che arrivano al culmine nella cosiddetta Anti-Juden-Sondernummer, un’edizione speciale per i direttori dei giornali di 32 pagine interamente dedicate alla promozione dell’odio antiebraico
BBC: sul documentario controverso su Gaza indaga anche la polizia
di Anna Balestrieri
Dopo avere sollevato le critiche della leader conservatrice Kemi Badenoch, che ha richiesto un’inchiesta per capire se Hamas abbia ricevuto finanziamenti dalla BBC, e le preoccupazioni del premier laburista Keir Starmer, ora è la polizia antiterrorismo britannica a essere entrata in scena, per esaminare le denunce relative al filmato.
Sofferenza strumentalizzata: la manipolazione di Hamas e la coraggiosa condanna degli intellettuali arabi liberali
di Anna Coen
Dopo la liberazione degli ostaggi israeliani in gravi condizioni fisiche, sono state diffuse fake news volte a incolpare Israele per trattamenti analoghi sui palestinesi. Una strategia di comunicazione di Hamas, criticata però da molti giornalisti e intellettuali arabi.
Come i media arabi rappresentano Israele. L’esperienza in prima persona di Suzan Quitaz
di Nathan Greppi
Nata in una famiglia curda costretta a lasciare l’Iraq sotto il regime di Saddam Hussein, dal 2014 al 2021 ha lavorato presso l’emittente televisiva qatariota Al-Araby, ha collaborato con la rivista saudita Al-Majalla e il MEMRI. Oggi risiede in Israele, dove lavora come ricercatrice presso il Jerusalem Center for Public Affairs (JCPA).
Il caso Le Monde: polemiche e accuse di schieramento ideologico tra filo-palestinismo e critica a Israele. Redazione spaccata
di Marina Gersony
All’interno degli spazi comuni della redazione di Le Monde, un angolo è stato ribattezzato “il muro di Gaza” dove campeggiano immagini di bambini palestinesi, articoli di denuncia e slogan come “Stop al genocidio” e “Non lasciate che vi dicano che tutto è iniziato il 7 ottobre 2023”. A dimostrazione della crescente polarizzazione delle posizioni anche nel mondo dell’informazione, che rischia di compromettere l’autorevolezza della testata.
“La narrazione sta cambiando”: la startup Tech For Palestine tra sostegni e controversie
di Pietro Baragiola
Una ricerca del giornalista Ashley Rindsberg ha rivelato che l’organizzazione Tech For Palestine avrebbe offerto sostegno a numerosi redattori del rinomato sito Wikipedia per rimodellare il modo in cui viene percepito il conflitto in Medio Oriente, contrastando apertamente le azioni di Israele. Il rapporto di Rindsberg ha evidenziato ben 850.000 informazioni scorrette su quasi 10.000 articoli che parlano del conflitto.
Giovan Battista Brunori (Rai): “per fare un giornalismo corretto, bisogna raccontare tutti gli aspetti della realtà”
di Ilaria Myr
«Purtroppo riscontriamo un’informazione spesso distorta che riesce a deformare l’immagine di Israele come male assoluto e il governo in carica ancora di più». Durante l’interessante incontro online organizzato dall’ADEI-WIZO nazionale il 22 ottobre, il corrispondente Rai da Gerusalemme ha parlato delle responsabilità di chi fa informazione sulla guerra in corso in Medio Oriente.
Approfondimento sui media/4. Alessandro Sallusti: «Il pericolo maggiore? L’indifferenza»
di David Fiorentini
Il direttore de Il Giornale è lapidario: «Stare dalla parte di Israele, come siamo stati, è scegliere di stare dalla ‘nostra’ parte, dalla parte del mondo occidentale e del mondo libero». Intervista ad Alessandro Sallusti.
Nuove scuse dalla BBC. Il Direttore Generale esprime rammarico per il «comportamento antisemita» di alcuni collaboratori
di Redazione
Scuse dopo scuse che hanno il sapore amaro delle giustificazioni tardive, come dopo che un collaboratore aveva dichiarato che l’IDF «stava prendendo di mira» anziché «stava collaborando» con il personale medico. O dopo avere dato per certo che fosse l’IDF ad avere colpito l’ospedale Al-Ahli (mentre fu la Jihad Islamica).