Attori ebrei: essere o non essere?

Taccuino

di Roberto Zadik

Nel mondo dello spettacolo ci sono sempre stati due atteggiamenti contrastanti, da parte degli attori ebrei: ci sono quelli che dichiarano apertamente le proprie origini e coloro che hanno sempre tenuto un certo “low profile”, non rivelando mai nulla di sé o sul proprio rapporto con l’ebraismo e Israele. Fra questi ultimi ci sono grandi artisti come Noah Kaminsky, che il mondo ha conosciuto col suo pseudonimo molto anglosassone di Neil Diamond, e l’attore inglese Daniel Day Lewis, di madre ebrea lituana e di padre irlandese, sposato nientemeno che con Rebecca Miller, figlia del grande drammaturgo Arthur – ex marito di Marylin Monroe e ebreo newyorchese.

Entrambi hanno dato il loro addio alle scene, seguiti a pochi giorni di distanza dal grande Elton John.  È cominciato il “Valzer degli addii” di chi per età, malattia o altre cause ha deciso di smettere con la fama e dedicarsi a vita privata.

Iniziando con Neil Diamond, cantautore americano 77enne (compiuti il 24 gennaio – Acquario ascendente Bilancia), una leggenda musicale, specialmente nel suo Paese, diciamo subito che ha interrotto il suo tour mondiale confessando di “lasciare a malincuore la sua carriera“ a causa del morbo di Parkinson che lo affligge da anni. La notizia ha subito fatto il giro del mondo con grande stupore dei suoi fan. Famoso per il suo carisma, la voce suadente ed energica di canzoni come Girl You’ll be a woman soon – rilanciata dal film di Quentin Tarantino del 1994 Pulp Fiction – la romantica September Morn e Solitary Man, il cantautore è nato da genitori ebreo-polacchi a New York. Celebre per essere la “versione ebraica di Elvis Presley” coi suoi scintillanti occhi verdi e la folta capigliatura, oltre che per il grande successo discografico, il musicista ha spesso raggiunto i vertici delle classifiche fra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta. Una delle sue canzoni di punta era I am a believer (Sono un credente). Oltre alla musica, Diamond ebbe una vita sentimentale molto movimentata. Ha avuto quattro figli da tre matrimoni: il primo con la sua compagna di scuola, Jaye Posner, il secondo con l’assistente di produzione Marcia Murphey, con cui fu sposato per ben 25 anni, dal 1969 al 1994, e il terzo con la sua manager Katie McNeal. Inquieto e infedele, Neil Diamond ha avuto una carriera durata quasi mezzo secolo, al pari di icone musicali ebraiche come Bob Dylan e gli scomparsi Leonard Cohen o Lou Reed; ma non ha mai parlato del suo ebraismo. Laico e repubblicano, molto amico di Barbra Streisand, il cantautore ha sempre escluso qualunque riferimento ebraico o a Israele nelle sue canzoni, registrando diverse melodie natalizie o sentimentali. Il suo addio alle scene segna per molti la fine di un’epoca.

Passando all’attore inglese Daniel Day Lewis, ho scoperto molto tardi le sue origini ebraiche, da parte materna; la madre Jill Balcon ha parenti polacco-lituani ed era figlia di un famoso produttore cinematografico che finanziò diversi film di Hitchcock.  Daniel, protagonista di grandi film, da L’età dell’innocenza o Gangs of New York diretti da Martin Scorsese, a L’ultimo dei Mohicani ora è candidato ai prossimi Oscar con il suo Il filo nascosto diretto da Paul Thomas Anderson. Ma questo, ha detto, “sarà il suo ultimo film” prima dell’addio allo spettacolo.

Metodico e scrupoloso, Daniel Day Lewis, 61 anni il prossimo 29 aprile (Toro ascendente Capricorno), è un tipo introverso che non ama la stampa né le rivelazioni sulla sua privacy. Definitosi sempre agnostico, questo attore londinese colto e raffinato, estremamente riservato ma espressivo e di solida esperienza teatrale, ha spesso portato sul grande schermo personaggi complessi e tormentati. A questo proposito, ricordo una delle sue più incisive interpretazioni, quella del medico praghese Tomash de L’insostenibile leggerezza dell’essere accanto a una straordinaria Juliette Binoche.

Sposato con la figlia di Arthur Miller, Rebecca, anche lei nata da un matrimonio misto, Lewis, padre di due figli, è stato anche legato all’affascinante attrice francese Isabelle Adjani.