di Pietro Baragiola
Adam Brody e Kristen Bell tornano nei panni di Noah e Joanne nella seconda stagione di Nobody Wants This, uscita su Netflix il 23 ottobre. La serie, incentrata sulla relazione interreligiosa tra un giovane rabbino ed una conduttrice di podcast non ebrea, è stata lanciata lo scorso anno diventando una delle commedie più popolari e discusse del colosso dello streaming.
Pur essendo ancora ambientata a Los Angeles e seguendo le vicende dei due protagonisti tra routine quotidiana, feste e complicazioni familiari, la seconda stagione è ricca di novità.
I nuovi membri del cast
La novità principale dietro le quinte è l’arrivo degli autori Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan che prendono le redini di showrunner dalla creatrice originale della serie, Erin Foster.
“Questa scelta nasce dalla volontà di dare alla trama una voce più articolata sulle relazioni e sull’identità ebraica contemporanea” hanno affermato i portavoce di Netflix durante l’annuncio della seconda stagione.
“Amiamo questo show” ha aggiunto Jenni Konner durante la sua intervista con The Hollywood Reporter. “È la storia di Erin. È la sua voce. Il nostro lavoro è quello di proteggerla e mostrarne parti a cui lei è troppo vicina per accorgersi che esistono.”
Accanto ai protagonisti principali, la seconda stagione introduce nuove figure chiave come il rabbino Neil, interpretato da Seth Rogen, leader di una congregazione progressista.
“Seth è entrato in scena e si è semplicemente lasciato andare. Lui e Kate Berlant hanno completamente improvvisato ed io ho dovuto solamente allacciarmi la cintura e tenermi forte” ha raccontato al Daily News Adam Brody, vincitore del Critics’ Choice Awards 2025 per la sua interpretazione del rabbino Noah.
L’ebraismo secondo “Nobody Wants This”
Fin dal suo debutto la serie ha suscitato un forte dibattito tra gli spettatori ebrei per il modo in cui presenta la religione e i suoi personaggi.
Molti avevano criticato la prima stagione per alcuni elementi stereotipati: le donne ebree apparivano come entità poco approfondite e spesso ridotte a macchiette, mentre la comunità religiosa appariva chiusa o eccessivamente rigida.
Attraverso Konner e Kaplan la nuova stagione sembra affrontare queste critiche, dando maggiore complessità alle protagoniste e abbandonando tropi e termini giudicati offensivi. Inoltre vengono introdotti diversi elementi ebraici come il Purim, lo Shabbat, i corsi di conversione e momenti di riflessione sulla vita della comunità.
Gli autori giocano con l’idea di una religione che non si limita ad insegnare ma che si interroga su sé stessa. “Rabbini progressisti, famiglie tradizionali, amici laici e credenti fanno tutti parte di un grande ecosistema vivace in cui nessuno ha davvero tutte le risposte” ha spiegato Kaplan a The Hollywood Reporter.
Alcuni elementi però restano volutamente provocatori: il racconto continua a giocare con la tensione tra tradizione e modernità, fede e quotidianità, mostrando congregazioni che si muovono tra autenticità spirituale e lati pop. Un equilibrio che ha generato interesse quanto polemica diventando parte integrante della trama.
“Amo il realismo di questa serie e specialmente il fatto che i personaggi non siano più ventenni” ha spiegato Bell al Daily News. “Ho tanti amici che hanno 38 anni e si trovano in situazioni complicate come questa interrogandosi sul da farsi.”
Nobody Wants This è ormai diventato più di una semplice serie tv: è un fenomeno che ha generato un dibattito reale su fede, inclusione e identità ebraica. Negli Stati Uniti l’uscita della nuova stagione è stata accolta con feste di quartiere, merchandising e gruppi di discussione online da parte di testate come Hey Alma che analizzano ogni episodio come se fosse un testo sacro.
In definitiva, attraverso una comicità che resta pungente ma mai gratuita o superficiale, Nobody Wants This dimostra che una commedia può affrontare temi complessi con la stessa leggerezza con cui si racconta una storia d’amore, interrogandosi su cosa significhi davvero credere, appartenere e scegliere.



