Pitigliani Kolno’’a Festival

Spettacolo

Dal 15 al 19 novembre alla Casa del Cinema di Roma.

Dal 15 al 19 novembre alla Casa del Cinema di Roma si terrà la sesta edizione del Pitigliani Kolno’’a Festival, la rassegna di cinema ebraico ed israeliano, diretta dal critico cinematografico italo-israeliano Dan Muggia e dalla giornalista Ariela Piattelli, e organizzata dal Centro Ebraico Italiano “Il Pitigliani”, con il Patrocinio ed il sostegno dell’Ambasciata di Israele, Regione Lazio, Provincia di Roma e Comune di Roma.

In occasione dei sessant’’anni di Israele, il programma dell’’edizione 2008 sarà dedicato alla nuova cinematografia israeliana, alla storia del cinema israeliano e a come la settima arte abbia contribuito a costruire la rappresentazione dello Stato Ebraico nell’immaginario collettivo, tra mito e realtà.

Israele dalla “notte dei tempi” ai giorni nostri, tra mito, centro, periferia e…. meduse.

Per il secondo anno siamo alla direzione artistica di questo festival, che da oggi ha un nuovo nome, “Pitigliani Kolno’a Festival”. Seppur si tratti di una piccola variazione, prendiamo questo piccolo cambiamento come un’esortazione a rinnovarci, con nuovi film, ospiti, e altre storie da raccontare. Il nostro festival sta diventando, anno dopo anno, un osservatorio (l’unico in Italia) da cui guardare il panorama del cinema israeliano da più prospettive. Così teniamo il timone ben fermo sulla nostra rotta, e anche quest’anno abbiamo scelto, per poi presentarvi, il meglio dell’ultima produzione cinematografica israeliana. Gli otto lungometraggi che proietteremo al festival rappresentano un cinema che continua a crescere. E si tratta di una crescita sia “numerica”, visto che in Israele negli ultimi due anni sono stati prodotti ben cinquanta film, sia qualitativa (i film israeliani hanno vinto importanti premi a prestigiosi festival internazionali, come l’ Orso d’Argento a Berlino 2007, e Camera d’Or a Cannes), ed infine commerciale (La Banda, opera prima di Eran Kolirin, è record di incassi a livello internazionale in tutta la storia del cinema israeliano).

In questo panorama del nuovo cinema israeliano che abbiamo scelto per voi, troverete film che hanno ottenuto grande successo di pubblico (come Noodle di Ayelet Menachemi), altri più “silenziosi” e meno conosciuti, ma che consideriamo interessanti per la loro originalità stilistica e narrativa (Strangers di Guy Nativ ed Erez Tadmor); film di noti registi come Beaufort di Joseph Cedar, e opere prime come La Banda di Eran Kolirin e Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen, quest’ultimo concepito nel centro nevralgico della cultura israeliana, Tel Aviv, dove si snoda la storia. Altre pellicole invece vi mostreranno l’Israele di periferia, posti dimenticati, che a volte vengono raccontati dal cinema (Vasermil di Mushon Salmona), oppure i meandri di una Gerusalemme inedita, lontana dallo stereotipo della “Città Santa”, Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff (tratto dal romanzo omonimo di David Grossman), film nato da una grande produzione, mentre vedrete anche opere prodotte con pochi soldi, Julia Mia del giovane Yuval Granot.

Accanto a questi film di fiction, abbiamo selezionato quattro opere che rappresentano il meglio del cinema documentario israeliano e che in Israele hanno vinto importanti premi a molti festival: Children of the Sun di Ran Tal, un bellissimo racconto sul kibbutz tra storia e memoria privata, Desert Brides di Ada Ushpiz sulla difficile sorte delle donne beduine, Champagne Spy di Nadav Schirman che racconta un’incredibile (ma vera) storia di una spia del Mossad, ed infine To See if I am smiling di Tamar Yarom, opera che narra la tragica esperienza di alcune donne soldato.
Lo scorso anno abbiamo dedicato una piccola sezione del nostro festival alla Ma’alè School, la scuola israeliana di cinema per ebrei ortodossi. I film hanno riscosso molto successo, e sollevato grandi discussioni, così vogliamo continuare sulla stessa strada e iniziare una bella tradizione: dedicare ogni anno una sezione alle scuole di cinema israeliane. Per questa edizione sarà protagonista il dipartimento di cinema e televisione del Sapir College, la scuola vicina di Sderot.
Dedicare una sezione a questa scuola significa per noi anche incoraggiare gli studenti e i professori a continuare a produrre opere cinematografiche, malgrado i continui bombardamenti di missili kassam (situazione ben rappresentata anche nei film che vedrete).

Proprio quest’anno per i sessant’anni dello Stato d’Israele, “Israele nel Cinema – tra mito e demistificazione” è la sezione nella quale saranno presentate pellicole internazionali che hanno contribuito alla costruzione del mito del combattente sionista e le opere israeliane che hanno aperto la strada alla demistificazione del soldato israeliano. Exodus di Otto Preminger che nel 1960 consegnò alla dimensione del mito la lotta sionista ai quattro angoli della terra, Il grido della terra di Duilio Coletti (copia restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia) che racconta una vicenda molto simile a quella di Exodus, ma con una bella differenza, visto che il film è stato girato in Italia (e non a Hollywood) all’epoca dei fatti nel 1949. Con due pilastri della storia cinema israeliano Paratroopers di Judd Ne’eman e Avanti Popolo di Rafi Bukai vedremo l’altra faccia della medaglia, e come questi abbiamo contribuito alla demistificazione del combattente sionista, facendo scendere quest’ultimo dal piedistallo e portandolo sul campo di battaglia, meno eroico e ben più rischioso.

Storia del cinema e dello Stato d’Israele, dunque, ma anche uno sguardo puntato sulle storie personali di tre donne registe che si confrontano, attraverso un viaggio cinematografico, con il proprio passato famigliare, scoprendo luoghi e persone che evocano la storia del ‘900 e quella dei loro antenati: l’italiana Rebecca Samonà con il suo L’Isola delle Rose intraprende un viaggio fisico e storico alla scoperta delle proprie radici, The tree of life dell’americana Hava Volterra compone un ritratto originale dell’albero genealogico della famiglia Volterra dagli Stati Uniti all’Italia, The House on August Street della regista israeliana Ayelet Bargur ricostruisce la storia di una sua antenata donna che negli anni del nazismo riuscì a salvare centinaia di bambini da un tragico destino.
Scegliere i film è sempre una grande sfida, dunque ci auguriamo che la nostra scelta sia gradita al nostro pubblico, e che rappresenti un’occasione per conoscere il cinema israeliano, quello su Israele, e l’ebraismo, dalla “notte dei tempi” fino ai giorni nostri.

Adesso, visto che vogliamo festeggiare il cinema, sediamoci comodamente sulla poltrona, apriamo bene gli occhi e le orecchie per immergerci nella magia del buio della sala, delle immagini che scorrono sullo schermo, e godiamoci il Pitigliani Kolno’a Festival.