Fiera del libro

Spettacolo

Italia protagonista alla Fiera del libro di Gerusalemme. “La letteratura italiana come ponte tra la Fiera del Cairo e quella di Gerusalemme”. E’ il primo punto che Simonetta Della Seta, direttrice dell’Istituto di cultura in Israele sottolinea nel raccontare la partecipazione italiana alla 23/a Fiera internazionale del libro di Gerusalemme.
“Un momento politico importante – aggiunge illustrando il programma avviato in stretta collaborazione con l’ambasciata italiana a Tel Aviv – e lo facciamo anche perché la nostra è una cultura di dialogo e attraverso la nostra letteratura riusciamo a far passare certi messaggi ed avvicinare certi mondi”.
Per l’appuntamento clou nel Padiglione italiano dove – dice Della Seta – “abbiamo invitato editori, scrittori e poeti arabo-israeliani che hanno partecipato, in quanto individui alla Fiera di Cairo, visto che Israele non è accettata. Tramite noi possono raccontare al pubblico israeliano cosa significano le due Fiere e a Gerusalemme offrire quindi più di una voce della Fiera di Cairo”.
Il Padiglione è stato il luogo anche di altri importanti avvenimenti: il primo è legato all’opera dello scrittore napoletano Erri De Luca, l’autore italiano più tradotto in Israele: “molti dei suoi libri – spiega Della Seta – a cominciare da ‘Montedidio’ hanno profondi legami con Gerusalemme. Lui stesso ha imparato l’ebraico ed è legato in maniera profonda alla città. Insomma in Israele è una vera e propria star, tant’é che da due dei suoi libri saranno presto tratti film con produzioni israeliane”. Inoltre nell’incontro tra lo scrittore e Noà – nel caffé letterario di martedì 20 febbraio – si parlerà di canzoni napoletane, tema dell’ultimo cd della cantante israeliana. Ed è in programma tra i due la realizzazione di un musical sulla canzone partenopea, del quale Erri De Luca ha già scritto la sceneggiatura.
Altro tema è l’opera di Oriana Fallaci che – spiega Della Seta – “per ovvi motivi gode in Israele di grande ammirazione e che é stata amica personale di Ariel Sharon. Enrico Mentana direttore di ‘Matrix’ presenterà la sua intervista alla giornalista fiorentina. E di lei parleranno anche i suoi traduttori in ebraico”.
Altro omaggio è quello a Moravia: di lui – dice Della Seta – “parla Ahron Appenfeld insieme ad Alain Elkann. Entrambi, con diversi ruoli, rappresentano un po’, insieme ad altri, l’intellettuale ebraico come è percepito in Israele”. Manuela Dviri, collaboratrice del Corriere della sera, intervisterà Zvi Iannai, il cui libro, ‘Tuo, Sandro’, vero e proprio best seller in Israele, è incentrato sulla vicende della Shoah in Italia del suo autore.
Ma non va dimenticato l’incontro tra poeti italiani e israeliani, né la sessione dedicata ai ‘Premi letterari in Italia’ che destano molto interesse nel paese ebraico anche in vista della internazionalizzazione dei Premi stessi come è già avvenuto per il Grinzane Cavour, il Viareggio, il Nonino e il Flaiano. Per lo spazio dedicato ai bambini alla Fiera arriverà Geronimo Stilton, campione di libri per ragazzi e vero e proprio fenomeno letterario nel suo genere con un grande indotto dal nome ‘Topolandia’. “Insomma – conclude Della Seta – l’Italia e i suoi scrittori stanno diventando un punto di riferimento in Israele. E’ un vero e proprio abbraccio, se pensiamo all’interesse in Italia per gli autori israeliani. Ed è questo che rende inevitabile la nostra presenza, così attiva, in Fiera”.

“Oggi in Medio Oriente ci sono spazi per costruire una progressiva pacificazione e, nonostante l’attuale momento, penso che ci sono motivi per essere più ottimisti che pessimisti”. Lo ha detto il responsabile di ‘Matrix’, Enrico Mentana, in un lungo e cordiale botta e risposta con la comunità ebraica di origine italiana, a margine della fiera del libro in corso a Gerusalemme.

Mentana ha avuto espressioni di elogio per l’unità e la compattezza della comunità di origine italiana in Israele, ma ne ha anche esortato gli esponenti ad essere più attivi nei confronti dell’Italia, ad essere protagonisti e a chiedere di più alla classe politica italiana. Il direttore di ‘Matrix’ ha spiegato il suo ottimismo sostenendo che “oggi l’asse Italia-Europa-Stati Uniti è molto più favorevole a Israele ed anche molto più conscio dei problemi sul tappeto per lo stato ebraico di quanto non fosse 20 anni fa”.

Un esempio, ha aggiunto, è il modo in cui è stata trattata negli ultimi giorni la polemica scaturita in Italia sul libro di Ariel Toaff: “una polemica che ha visto i protagonisti che l’hanno animata esprimersi con rispetto reciproco e conoscenza dei fatti, cosa che anni fa non sarebbe accaduta ed anzi avremmo assistito a violentissimi contrasti”. In una seconda fase dell’incontro Mentana ha presentato l’ultima intervista ad Oriana Fallaci dai lui realizzata pochi mesi prima della morte della giornalista e scrittrice italiana.

“Quando guarderanno a noi come persone uguali a loro e noi faremo altrettanto, allora ci sarà la pace”. Sami Michael, scrittore israeliano, nato a Baghdad nel 1926, che in molti hanno proposto per il Nobel, ha intanto scelto la 23/a edizione della Fiera internazionale del libro, in corso a Gerusalemme, per parlare di letteratura e politica e lo fa senza dimenticare di essere presidente di una delle più attive associazioni per i diritti civili in Israele, l’Acri. “Il fatto che ad avanzare la mia candidatura al Nobel siano stati professori e scrittori arabi – dice presentando il suo ultimo libro ‘Victoria’ in uscita il primo marzo in Italia per Giuntina – mi emoziona.

Perché significa che la mia scrittura serve la causa della pace”. Michael, che appartiene ad una famiglia ebraica, fino a 23 anni è vissuto in Iraq, da dove è fuggito per aver lottato contro il regime, considera l’arabo la sua lingua madre: “Non posso non pensare – sottolinea – al fatto che fino a 23 anni sono stato a Baghdad e poi in Iran e che metà della mia vita appartiene al mondo arabo. Quello che faccio con la mia scrittura è portare me stesso come esempio: se io riesco a far convivere i miei due mondi, la metà ebraica e la metà araba, non vedo perché – continua – non ci debbano riuscire i due popoli. Il dolore che provano è uguale per entrambi”. Michael dice di sentirsi “straniero in Israele.

Quando sono arrivato nel 1948, dopo sei mesi ho deciso che avrei fondato un mio partito, del quale sarei stato l’unico iscritto e che avrei fondato uno Stato del quale sarei stato l’unico cittadino”. Lo scrittore, uscito dal Partito comunista israeliano nel 1955, sottolinea di non credere “nei confini, nelle bandiere, nelle nazionalità. L’unica cosa sacra è la vita. E ogni paese appartiene ai cittadini che lo abitano”. Giustiziare Saddam Hussein, lui che lo ha combattuto, è stato “un errore, così come, soprattutto, il modo di pubblicizzare la sua morte”. Non ama la letteratura Usa di oggi sempre meno incline a trattare le problematiche interne dell’uomo, mentre degli italiani apprezza, e molto, Erri De Luca (presente alla Fiera) e il suo ‘Montediddio’ che è un vero proprio best seller in Israele. Ma gli piacciono anche Primo Levi, Elsa Morante e Leonardo Sciascia. Il suo ultimo libro racconta la saga di una famiglia ebraica nella Baghdad degli inizi del ‘900: protagonista una donna, appunto ‘Victorià, figlia del capo tribù che ama in segreto Rafael fin dall’infanzia e per lui si batterà fino alla fine in una “testarda infinita passione”.

Ancora oggi Zvi Ianai dice di non sapere cosa sia, ebreo o cristiano, oppure semplicemente nulla: eppure un tempo, lui che è stato il leggendario Direttore generale del ministero delle scienze, direttore di una prestigiosa rivista scientifica, un ‘sabra’ perfetto, era un ragazzino di nome Sandro Toth che vagava per l’Italia fascista delle leggi razziali e dell’occupazione tedesca. E ‘Tuo, Sandro’ è il titolo che ha scelto per il suo libro, oggi campione di incassi in Israele.

“Quando sono arrivato, ho cominciato ad imitare alla perfezione quelli che mi sembravano i modi di chi era nato in Israele”, racconta presentando la sua opera alla 23esima edizione della Fiera internazionale del libro di Gerusalemme, invitato dall’Istituto italiano di cultura di Tel Aviv. “Ho appreso quei modi – aggiunge – per non essere in un certo senso scoperto come non ebreo e replicavo i miei riti cristiani in tutta segretezza”. La storia di Ianai è quella di un ragazzino, figlio di due ungheresi (padre protestante e madre ebrea), che si trova negli anni cruciali della guerra, in Italia con una serie di fratelli, tre, dati a balia, lui compreso, dopo la morte del padre e, subito dopo, della madre.

E qui Sandro, il più piccolo, fa l’incontro della sua vita, Ida: la bambinaia veneta della famiglia che proteggerà i ragazzini, li nasconderà e, in un certo senso, li educherà cristianamente. Si salveranno, ma perderanno per anni Ida e resterà un mistero nella sua vita: quello del fratello Romolo, affidato a balia, e poi scomparso. Un documento certifica la sua nascita a Catanzaro nel 1934, ma non esiste quello di morte. Per anni, senza esito, Zvi Yanai ha cercato Romolo e a lui, idealmente, ha dedicato il libro. Per scusarsi, a nome del padre, della madre e suo di non averlo protetto, di averlo in un certo senso ‘dimenticato’. “Per tanto tempo, quando sono arrivato in Israele con i miei fratelli, ho avuto la sensazione dice ancora – di essere completamente fuori luogo in un paese di cui non sapevo nulla e che non volevo conoscere.

Poi sono diventato quello che sono”. A portarlo in quella che ancora era la Palestina è stato il fratello della madre: da allora è cominciata la vita ‘israeliana’ di Sandro-Zvi. “Oggi spiega al pubblico che è accorso per sentire la sua storia come si fa per una star mi sento parte del mio popolo, ma storicamente, non religiosamente”. E in un’intervista aggiunge: “come diceva mia nonna, tutti hanno diritto ad un paese e ad un passaporto, anche gli ebrei”. Da pochi anni ha risentito Ida, la sua salvatrice: ha 87 anni, vive a Torino e il governo di Israele l’ha nominata ‘Giusta tra le nazioni’ per aver salvato Sandro-Zvi e i suoi fratelli.