“Eroica”, al Cinema Mexico il cortometraggio di Nathan De Paz Habib

Spettacolo

di Nathan Greppi
Tra amici e familiari, sia esterni che membri della comunità ebraica, la sala era piena per la proiezione del cortometraggio Eroica, scritto e diretto dal giovane regista milanese Nathan De Paz Habib, tenutasi lunedì 20 maggio presso il Cinema Mexico.

Il corto

Tratto da un romanzo scritto dal musicista e pittore afroamericano Chino Amobi, parte da un’indagine poliziesca in Cina sulla sparizione di un musicista, alter ego dell’autore del romanzo. Questi avrebbe commesso un “onticidio”, termine quasi sconosciuto nella lingua italiana ma che nella letteratura afroamericana indica l’uccisione dell’essere di una persona o di una determinata categoria. Della durata di circa 10 minuti, tutto il corto riporta atmosfere oniriche e surreali, scandite da musiche assai particolari.

Il dibattito

Il regista Nathan De Paz Habib

Dopo la proiezione, si è tenuto un dibattito in cui il regista ha risposto alle domande del pubblico in sala. Ha spiegato che nel gergo afroamericano il termine “onticidio” indica l’idea che per integrarsi in una determinata società, le minoranze sarebbero costrette ad autoannullarsi.

Habib ha raccontato che ad avvicinarlo a questo genere di tematiche è stato il fatto che il percorso di Amobi “è una metafora sulla condizione della diaspora”, alla quale lui stesso si sente legato in quanto “sicuramente ci sono delle vicinanze alla mia personale esperienza, nel senso che tutta questa questione della diaspora africana la sento vicina alla condizione della diaspora ebraica”. Una condizione tale per cui “fai sì parte della società contemporanea, però poi hai tutto un altro codice etico, e le cose si mischiano dentro di te”.

Facendo riferimento anche ad un suo precedente cortometraggio del 2019, Cheese!, dove raccontava del viaggio a Roma dei pazienti di una clinica psichiatrica milanese, ha dichiarato che “penso che sia più interessante creare storie o universi di persone che non hanno il potere per esprimere la propria voce, ed è anche molto interessante scoprirli”, aggiungendo che secondo lui “ogni film è un atto politico”.