Cinematov 2017: gli sguardi incrociati tra Israele e l’Europa al Teatro Franco Parenti fra il 16 e il 19 febbraio

Spettacolo

Si avvicina il Festival “Cinematov” che, da giovedì 16 a sabato 19 febbraio, si terrà al Teatro Franco Parenti, sorprendendo il pubblico con una serie di documentari, lungometraggi, presentazioni e dibattiti prima e dopo le proiezioni.

Una finestra sul nuovo cinema israeliano che, dagli anni ’90 a oggi, è in continuo fermento, non solo con i suoi autori più famosi – il polemico e bravo Amos Gitai in testa o, per il mondo religioso, Rama Burshtein regista de “La sposa promessa” – ma anche con una serie di giovani talenti che, ancora sconosciuti al grande pubblico, rivelano interessanti intuizioni.

La rassegna è ogni anno incentrata su un tema diverso ed è arrivata alla sua quarta edizione milanese.

Abbiamo intervistato in esclusiva la direttrice del festival, Marta Teitelbaum, che racconta le peculiarità della manifestazione di quest’anno e alcune curiosità sul cinema israeliano e sulla sua biografia.

Qual è il filo conduttore di questo Festival?
Questa rassegna intende riflettere ogni volta su un tema diverso e quest’anno abbiamo deciso di concentrarci sugli “sguardi incrociati“, sul punto di vista europeo su Israele e israeliano sull’Europa. Questo, attraverso documentari di grande pregio come “L’appartamento” di Arnon Goldfinger, un’opera molto dura; mentre molto più leggero è il lungometraggio del bravo Eyal Halfon “La guerra dei 90 minuti” che si concentra sullo sport, fra pallavolo e calcio per riflettere sui rapporti fra Israele e il Vecchio Continente.

Punto centrale di questi film è l’incontro fra questi due mondi, passando da tematiche come i ricordi, il passato e la Shoah ai conflitti del presente. Altro aspetto, a mio avviso molto interessante e poco affrontato e che viene trattato quest’anno, è il rapporto fra il Mossad e l’Europa, oggetto del film francese “I patrioti” di Eric Rochant del 1994 e della serie TV “La cellula di Gordin” che faranno parte del programma di quest’anno. Ci sarà molto spazio per dibattiti e commenti, come quelli del regista Ruggero Gabbai e Asher Salah che si terranno prima delle proiezioni.

Come nasce il suo impegno per il cinema?
Tutto è nato dalla mia grande passione per il cinema che mi accompagna da sempre. Sono nata in Argentina da una famiglia ebraica lituana e ho vissuto in vari luoghi, da Israele, all’Italia, alla Francia, insegnando ebraico e seguendo festival e rassegne cinematografiche con vivo interesse. Sono quindi molti anni che mi occupo di cinema ma c’è voluto del tempo prima di poter esprimere pienamente questa mia passione. Quando ho iniziato a vivere a Parigi, ho assistito a uno splendido festival israeliano che si tiene lì da molto tempo. Ho potuto apprezzare diversi autori molto bravi fra cui Tomer Heyman che ha recentemente realizzato “Mister Gaga”, pellicola di grande successo in Israele e nel mondo.

Questa iniziativa si svolge solo a Milano o anche in altre città italiane?
Ci sono equivalenti di questo Festival anche a Roma, con la rassegna del Pitigliani; a Bari e a Verona abbiamo organizzato eventi cinematografici. Ma qui si tratta di qualcosa di più. Da quattro anni si svolge qui a Milano e ogni volta, a differenza della rassegna allo Spazio Oberdan, si approfondisce un unico tema sempre diverso. Negli anni scorsi avevamo proiettato film che parlavano di “Lavoro”, “Donne” o di “Tel Aviv”. Diversamente da altre iniziative, ci sono film sia del passato sia del presente, perché mi interessa mostrare gli sviluppi del cinema israeliano in questi anni.

Quali sono secondo lei i due film più significativi della rassegna di quest’anno?
Molto interessanti sono indubbiamente i documentari e i film su un argomento molto complesso come la Memoria; sono particolari e diversi fra loro. Notevoli, a mio parere sono il film francese “I patrioti” e i due film storici della rassegna di quest’anno.

Il programma
Cinque lungometraggi e quattro documentari (tra cui numerose co-produzioni) racconteranno per immagini il complesso e  ambivalente legame che unisce Israele e l’Europa. Tematiche scottanti come la memoria – quasi sempre problematica – di  fasi storiche decisive che risalgono al periodo di  formazione dello Stato ebraico o agli anni in cui si è consumato il dramma della Shoah (“Il piccolo traditore”, tratto da un romanzo di Amos Oz, o  il documentario  “L’appartamento” di Arnon Goldfinger) si alterneranno a filoni più leggeri, di sapore nazional-popolare (“La guerra dei 90 minuti”) o di commedia (“Arrivano gli italiani”), entrambi di Eyal Halfon.

Ami Druzer, regista israeliano di origine polacca attinge invece ai ricordi d’infanzia per raccontare in “La mia Australia” la Polonia del dopoguerra e le difficoltà di lasciare il proprio paese per trasferirsi in Israele. I servizi segreti del Mossad ispirano il regista francese Eric Rochant ne “I Patrioti”.  Mentre la serie TV israeliana “La cellula Gordin” racconta l’incontro con i  servizi segreti  dal punto di vista degli immigranti giunti in Israele dell’ex Unione sovietica.

Articolato e toccante il panorama dei documentari. Oltre al già citato “l’Appartamento”, in Souvenirs,  Shahar Cohen conduce lo spettatore in  un viaggio tra l’Italia e il Belgio ripercorrendo i passi della Brigata ebraica che combatté in Europa contro la Germania negli ultimi mesi della II Guerra mondiale. In Shalom Italia, la macchina da presa della regista Anat Tal Anati accompagna i tre fratelli Anati – Bubi, Emanuele e Andrea  – nel loro viaggio della memoria in Toscana alla ricerca della grotta in cui settanta anni prima si erano nascosti per sfuggire alle persecuzioni naziste. La regista sarà ospite del dibattito che domenica 19 concluderà la rassegna alle ore 20.

I film e i documentari saranno commentati da Asher Salah, docente all’Accademia Bezalel di Gerusalemme e dal regista, sceneggiatore e fotografo Ruggero Gabbai. Tutti i film sono in lingua originale con sottotitoli in italiano.  La partecipazione all’evento richiede la sottoscrizione (in qualsiasi momento) di un abbonamento della durata di 4 giorni al prezzo di 5 euro che darà diritto a partecipare a tutte le proiezioni. L’abbonamento, una forma di sostegno per l’Associazione,  potrà essere sottoscritto direttamente al Teatro Parenti prima delle proiezioni oppure online sul sito www.teatrofrancoparenti.it

Rassegna Cinematov 2017 “Sguardi incrociati – Israele – Europa”
Teatro Franco Parenti 16 -19 febbraio
Invitati: Asher Salah –docente a Bezalel – critico cinematografico
Ruggero Gabbai – Regista e fotografo italiano   Tamar Tal – Regista di “Shalom Italia” 

Giovedi 16
Ore 19,30 Aperutura
Ore 20,15.  La Guerra di 90 minuti – Eyal Halfon, 2016, 90’
Commedia liberamente tratta dall’omonimo libro del giornalista Itai Meirson, La guerra dei 90 minuti si svolge in un campo di calcio. Dopo 100 anni di conflitto, israeliani e palestinesi decidono di giocarsi il diritto alla terra in una partita di football. Il vincitore avrà tutta la terra, lo sconfitto dovrà andare a vivere altrove. La partita si gioca in Portogallo, uno dei pochi paesi europei che appare “obiettivo” agli occhi delle due parti. In questa surreale commedia, l’Europa appare in filigrana, con la sua difficoltà a interpretare e a risolvere il conflitto.

Una scena di The Little traitor
Una scena di The Little traitor

Venerdi 17
Ore 19,30. The Little Traitor (Il piccolo traditore) – Lynn Roth, 2007,  89’
Tratto dal romanzo dello scrittore israeliano Amos Oz Una pantera in cantina.  A Gerusalemme, nel 1947, poco prima della fine del mandato della Gran Bretagna in Palestina e della nascita dello Stato d’Israele, un ragazzino ebreo di 12 anni fonda con i suoi coetanei un “movimento clandestino” contro i soldati britannici. L’incontro casuale con un sergente “nemico” cambierà il suo modo di vedere il mondo.

Ore 21,15. Les Patriotes (I Patrioti) – Eric Rochant, 1994, 134’
Ariel Brenner, un giovane ebreo parigino, decide a 18 anni di andare a vivere in Israele. Candidato a essere membro del Mossad, viene finalmente arruolato in un servizio segreto indipendente, l’Unità 238.  Durante l’addestramento, Ariel ha imparato a usare l’arma dei servizi segreti: la manipolazione. Poi le sue funzioni lo portano a partecipare a due operazioni ispirate a fatti veramente accaduti. All’uscita del film, il settimanale francese L’Express ha scritto: “Il miglior film di spionaggio mai realizzato in Francia. Informato, intelligente e meravigliosamente interpretato da Yvan Attal”.

Sabato 18
Ore 19,30. Gli italiani arrivano – Eyal Halfon ,1996, 95’
Un’équipe italiana di pallanuoto arriva a un kibbutz in Israele, per allenarsi in vista del proprio campionato. Luigi, l’allenatore italiano e Amos, l’israeliano, allenatore dell’equipe del kibbutz, si sono conosciuti anni prima, quando tutti due erano giovani giocatori. Per gli italiani è un primo incontro con il kibbutz, un mondo sconosciuto e per certi aspetti molto strano. In questo caso si tratta di un kibbutz in piena crisi che tenta di sopravvivere. Sullo sfondo della passione per lo sport, nasce un triangolo amoroso che va oltre le frontiere e le nazionalità.   Il film è una co-produzione israeliano-italiana. Tra gli attori c’è Franco Nero nel ruolo dell’allenatore. 

Ore 21,15. La mia Australia – Ami Druzer, 2011, 105’
Negli Anni Sessanta Tadek,10 anni e André, 14 anni, due fratelli, vivono in un quartiere povero di Varsavia con la loro madre. I due non sanno niente delle loro origine ebraica. Un giorno la madre scopre che i ragazzi frequentano un gruppo di giovani antisemiti violenti. La madre racconta loro di essere ebrea, sopravvissuta del Ghetto di Varsavia e annuncia la partenza della famiglia per l’Australia. In realtà partono per Israele, dove i due fratelli hanno grandi difficoltà a integrarsi in una società che non sempre li accetta. La storia è ispirata alla vita del regista, d’origine polacca. Co-produzione israeliano -polacca

Domenica di documentari 

Ore 16,00. Souvenirs – Shahar Cohen, 2006, 75’
Shahar è uno scapolo che vive col padre e il fratello. Un giorno scopre che il padre, col quale non ha buoni rapporti, è stato in Europa come soldato della Brigata ebraica e che in quel periodo ha avuto diverse storie d’amore, da cui sarebbero forse nati fratelli che non conosce e che si trovano in qualche parte tra l’Italia e il Belgio.  Shahar organizza dunque un viaggio col padre verso il passato di quest’ultimo, alla ricerca di vecchi ricordi e amori finiti. Il viaggio è soprattutto un’occasione per ricucire il loro rapporto.

Ore 17,30. La cellula Gordin – Danny Sirkin, 2011, 45 ‘
Le serie israeliane per la TV non hanno più bisogno di essere presentate. Note in tutto il mondo sono state adattate alle TV di diversi paesi.

Diana e Miki Gordin sono giunti in Israele negli Anni Novanta dall’ex Unione Sovietica. Loro e il loro figlio si sono integrati nella nuova società ma il passato li segue e li perseguita. L’uomo che in un tempo li aveva arruolato ai servizi segreti sovietici e con cui hanno lavorato per anni in URSS, riappare e chiede di ingaggiare nei servizi segreti russi il loro figlio, Eyal, alto ufficiale dell’esercito israeliano.

ha-dirahOre 18,45. Ha-Dirah (L’Appartamento) – Arnon Goldfinger, 2011, 90’
Inconfessabili segreti si nascondono negli armadi di un elegante appartamento a Tel-Aviv. Dopo la morte della nonna materna, giunta in Israele con il marito dalla Germania negli Anni 30, il regista Arnon Goldfinger s’imbatte in documenti, foto e lettere che lo turbano profondamente. Comincia così un lungo e sofferto percorso che lo porterà a scoprire verità dolorose sul passato dei nonni e sui loro rapporti – alquanto sorprendenti – con un ufficiale tedesco e sua moglie. Il film pone complessi dilemmi e questioni sconvolgenti a cui è difficili rispondere. Il film ha vinto molti premi in diversi paesi. Co-produzione israeliano – tedesca.

Ore 20,30. Shalom Italia – Tamar Tal Anati, 2016, 70’
Il film racconta la storia di tre fratelli (oggi di 73, 82 e 84 anni) appartenenti alla famiglia Anati, di Firenze. Per sfuggire alle persecuzioni razziali, la famiglia trova rifugio in un bosco fuori città, stabilendosi in una grotta, dove riesce a sopravvivere per molti mesi grazie all’aiuto di alcune persone del luogo. Dopo la guerra, gli Anati si trasferiscono definitivamente in Israele. A distanza di 70 anni i tre fratelli tornano a ripercorrere i boschi nei dintorni di Firenze, animati da un solo scopo: ritrovare la grotta che fu la loro casa e la loro salvezza. In presenza della regista Tamar Tal Anati.