di Michael Soncin
“Se il test sierologico si rivelasse un successo, rivoluzionerebbe il trattamento da COVID-19 consentendo a migliaia di persone con il patogeno nel loro sistema di condurre la propria vita in modo regolare”. Come riporta Ynet News, la maggior parte della popolazione israeliana, grazie ai test sugli anticorpi, effettuati su base volontaria, che sarebbero iniziati in questi giorni, potrebbe ritornare alle normali attività lavorative, senza la necessità per molti di loro, di mettersi in autoisolamento e consentendo addirittura di prendere l’aereo senza il bisogno di una successiva quarantena.
Il test, eseguito come un normale esame del sangue, avrebbe lo scopo di rilevare se un soggetto che ha contratto il Covid-19, ha sviluppato un’immunità, quindi, di determinare il grado d’infezione della popolazione.
A fronte di un acquisto di un numero di kit che si aggira attorno ai 2,4 milioni di pezzi, si parla di una somministrazione su circa 100,000 persone.
Sono test economici e molto semplici da eseguire con risultati previsti nel giro di 40-50 minuti, effettuati presso le strutture cliniche o presso la propria abitazione, se la persona si è auto-isolata o non è un grado di uscire dalla propria abitazione per altri motivi di salute”
“Il ministero della Sanità ha dichiarato che se i test si dimostrano efficaci, i primi a essere testati saranno i soggetti a rischio, come gli anziani, le persone con patologie di base e il personale medico.”
“Si dice che gli anticorpi, che proteggono il corpo dal virus, si sviluppino circa due settimane dopo l’esposizione iniziale al patogeno; ma non è ancora chiaro per quanto tempo gli anticorpi del coronavirus rimarranno attivi nel corpo umano”.
Come in Israele anche nel resto nel mondo si stanno effettuando i test sierologici e precedentemente da uno studio cinese pubblicato su Nature Medicine è stato confermato che tutti i pazienti che hanno contratto il patogeno e sono guariti sviluppano gli anticorpi, seppur con livelli diversi tra loro. Tale dislivello non è però da associare a particolari condizioni cliniche dei pazienti. Non sembrerebbe ancor noto quanto duri esattamente la riposta immunitaria ma tale risposta dovrebbe proteggere dalla re-infezione.