Una tappa fondamentale nello studio della Shoah: Fossoli

di Ilaria Myr

Viaggio di aggiornamento per docenti al campo di Fossoli. Dal 17 al 19 marzo, venticinque insegnanti provenienti da tutta Italia hanno partecipato al viaggio organizzato dall’Associazione Figli della Shoah a Carpi e nel campo da cui passarono molti ebrei destinati ad Auschwitz e oppositori politici. Un’esperienza indimenticabile e formativa

Il campo di Fossoli mette davanti agli occhi di chi lo visita la responsabilità del governo collaborazionista della RSI nella deportazione ebraica e di tutti gli “indesiderati”. Proprio per questo deve essere una tappa irrinunciabile per le classi quando studiano la Shoah e la Seconda guerra mondiale, da fare prima di un eventuale viaggio ad Auschwitz. Questo è forse il messaggio più forte che si sono portati a casa i venticinque insegnanti che hanno partecipato, dal 17 al 19 marzo, al viaggio di formazione organizzato dall’Associazione Figli della Shoah nel campo di smistamento vicino a Carpi (Modena). Insegnanti motivati e appassionati, provenienti da tutta Italia e di tutti gli ordini scolastici, che affrontano la didattica della Shoah con passione e voglia di saperne sempre di più, che hanno reso questo viaggio ancora più importante e stimolante.


Grazie a un’organizzazione impeccabile dei Figli della Shoah, in stretta collaborazione con la Fondazione Fossoli, hanno potuto conoscere da vicino i luoghi di una pagina fondamentale della storia italiana.
Il viaggio di formazione è iniziato con un’interessante visita al Museo Monumento al Deportato politico e razziale situato nel Palazzo dei Pio a Carpi con la esaustiva guida della storica Marika Losi, uno dei memoriali più significativi nel panorama internazionale per le modalità stilistiche scelte e l’efficacia comunicativa dell’insieme. Realizzato negli anni Sessanta su progetto del prestigioso studio milanese BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peresutti, Rogers) – autore anche del Monumento alle vittime dei lager nel cimitero monumentale di Milano e l’installazione del padiglione italiano ad Auschwitz – e inaugurato nel 1973, è frutto dell’impegno civile di artisti che furono testimoni diretti degli avvenimenti rappresentati. Ispirato ad una concezione antiretorica e simbolica, il Museo mostra in tredici sale (originariamente quattordici) il dramma della deportazione, ma considerandolo nella sua dimensione universale di violenza dell’uomo sull’uomo. L’obiettivo è chiaro fin dall’inizio: muovere la coscienza del visitatore, attraverso un allestimento essenziale e linguaggi artistici che regalano un’esperienza emotiva forte, con lo scopo di facilitare la comprensione di quella tragedia e attivare la riflessione. Dentro al museo è stato anche possibile visitare la mostra Il Rumore della Memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato di Carpi inaugurata il 27 gennaio di quest’anno per i 50 anni del Museo: un viaggio importante documentato con immagini e giornali d’epoca, dal 1955, anno in cui si cominciò a parlare della necessità di avere un luogo in cui ricordare le vittime del nazifascismo – nel dicembre si tenne una grande manifestazione a Carpi, con 30.000 persone – al 1973, con l’inaugurazione del museo.


La visita al campo di Fossoli è stata un’esperienza importante e intensa per i docenti, che sotto la guida di Marzia Luppi, direttrice della Fondaizone Fossoli, hanno potuto conoscere l’interessante storia del campo: dalla sua costruzione, nel 1942, per internarvi i prigionieri inglesi e poi utilizzato dal dicembre 1943 per le deportazioni di ebrei verso Auschwitz, a cui nel ’44 si aggiungono gli oppositori politici. Interessante scoprire che dopo la guerra il campo è stato utilizzato prima come centro di raccolta per “profughi stranieri indesiderabili”, poi, dal ’47 al ’52, dalla comunità di cattolici di Nomadelfia e, infine, dal Villaggio San Marco per i profughi giuliani, dal ’54 al ’70. Per poi diventare, negli anni ’80, Museo nazionale della deportazione, visto il ruolo di campo nazionale della deportazione dall’Italia che ha svolto durante la Repubblica sociale. Oggi sono visibili solo i resti di alcune baracche, alcune delle quali in fase di restauro. All’interno del campo, gli insegnanti hanno avuto il privilegio di avere la testimonianza di Emanuele Fiano, Presidente del Comitato scientifico della Fondazione Fossoli, il cui padre, Nedo, era passato da Fossoli per essere poi deportato ad Auschwitz. Nelle sue commosse e intense parole, i presenti hanno potuto ripercorrere la drammaticità della storia di suo padre e della sua famiglia, e la profonda “disumanità” del nazi-fascismo.

Molto interessante anche la giornata passata nella Fondazione Fossoli, che ha sede nell’ex sinagoga di Carpi. L’intervento dello storico Alberto Cavaglion ha trasportato i presenti nell’opera di Primo Levi, analizzandone l’evoluzione attraverso le sue opere, con un approccio degno del grande esperto. Una vera scoperta, infine, sono state le due sinagoghe situate all’interno del palazzo della Fondazione: una ottocentesca, la cui sala è usata per esposizioni ed eventi, e una settecentesca, di cui, grazie a un recente restauro, si possono ammirare le decorazioni originali.
Un’esperienza, dunque, di grande arricchimento culturale e personale per tutti i docenti partecipanti, che rientra nell’offerta formativa e di aggiornamento che l’Associazione rivolge al mondo della scuola nei Luoghi della Memoria italiani che costituiscono la Rete della Memoria da poco istituita.