Ricordando Arpad Weisz

Personaggi e Storie

Tra le molte, tragiche storie di discriminazione e sofferenza che riguardarono gli ebrei in Italia durante il fascismo ve n’è una, poco nota, che ha toccato da vicino il mondo sportivo: è la storia di Arpad Weisz, l’uomo che rivoluzionò il calcio italiano tra gli anni Venti e gli anni Trenta.

Ebreo ungherese, Weisz raggiunse l’Italia per approdare come giocatore nelle file del Padova, ma un grave infortunio lo indusse presto ad appendere le scarpe al chiodo ed a iniziare una nuova carriera come allenatore.
Nel 1926 arrivò all’Inter con il compito di risollevare una squadra in crisi da diversi anni. Tra le mura ambrosiane, Waisz diede subito grande prova di sé portando l’Inter a vincere il suo terzo scudetto (1929/30) e facendo esordire Giuseppe Meazza, scovato dallo stesso Weisz nelle giovanili e destinato a diventare una vera e propria icona del calcio meneghino.

Fu però con il Bologna che Weisz toccò il punto massimo della sua carriera, vincendo non solo due scudetti (’35/’36 e ’36/’37), ma anche la Coppa dell’Esposizione (‘37) – una sorta di Coppa dei Campioni ante litteram -, annichilendo il Chelsea in finale con un sonoro 4-1.

Paradossalmente l’anno del successo più prestigioso fu anche l’anno più amaro.
Con l’avvento delle leggi razziali nel 1938, quello che era stato uno dei migliori allenatori della sua epoca si ritrovò appiedato, senza alcuna possibilità di lavoro e circondato dall’ostilità generale.
Costretto a lasciare l’Italia, cercò prima rifugio a Parigi e poi in Olanda, dove per qualche anno allenò con ottimi risultati la squadra del Dordrechtsche ma, con l’invasione nazista del ‘41, fu ancora una volta costretto ad abbandonare il suo lavoro.

Il 2 agosto 1942, l’intera famiglia Weisz fu rastrellata e avviata ai campi di sterminio nazisti dai quali nessuno di essi fece più ritorno.

Per ricordare Arpad Weisz il 25 gennaio si è svolto a Milano il primo torneo in sua memoria.
La manifestazione promossa dalle Acli di Milano in collaborazione con il gruppi UGEI/Milano e Kidmà e con il patrocinio della Fondazione CDEC ha coinvolto diversi gruppi, espressione dell’associazionismo giovanile.

Durante la celebrazione è stato sottolineato come il ricordo delle atrocità subite dal popolo ebraico e dalle altre minoranze perpetuate dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale deve servire come monito per l’intera umanità a non ripetere questi errori.
Il fatto però che ancora oggi episodi simili accadano sotto gli occhi di una comunità internazionale impotente è la dimostrazione che bisogna ricordare e continuare a combattere il razzismo.

Mandare un messaggio chiaro e fermo contro i genocidi e razzismi di ogni sorta, insieme con associazioni che giornalmente si occupano di minoranze o che sono attivamente coinvolte nella definizione di programmi educativi in paesi che hanno sofferto queste angherie, fa parte del concetto di Tikun Olam (guarigione del Mondo) che, come Comunità ebraica, noi tutti dobbiamo sostenere.
L’attività ha anche ricevuto un certo successo tra i giovani della nostra comunità (calciatori e calciatrici) che hanno già dato la loro adesione per ripetere l’anno prossimo la stessa iniziativa ed ci hanno invitati a coinvolgere anche le società sportive del Bologna e dell’Inter.

(La storia di Arpad Weisz è stata di recente narrata nel libro di Matteo Marani Dallo scudetto ad Auschwitz)