Siracusa

Purim di Siracusa: una storia antica sepolta dalla storia

di Ciro Davino
Il Purim di Siracusa era conosciuto fino a pochi decenni or sono come Purim di Saragoza e si pensava che l’evento ivi narrato fosse legato alla storia locale della comunità ebraica aragonese. L’errore era noto dalla trascrizione ebraica del nome della città che lasciava dubbi sulla sua pronuncia, in quanto i due nomi: Siracusa e Saragoza, vengono scritti in ebraico in maniera simile.

Bisogna precisare, inoltre, che nel 1400 i nomi di Siracusa e Saragoza erano intercambiabili. La prova ci viene data dal lavoro di Nicola Ferrorelli “Storia Degli Ebrei Nell’Italia Meridionale” dove lo storico menziona dei documenti dai quali si evince: “(a Reggio) si trasferì gran parte della Comunità di Saragoza di Sicilia giacché nel 1494 vi dimoravano “li majurenti, thesaurieri, e altri amministratori di Saragoza” (p. 96) “se espone pro parte de Leone Sacerdote de Saragoza de Sicilia, al presente habitante a Rigio come in tempo del la expulsione de li Iudei del Regno de Sicilia foro li Iudei costricti ad pagare al re di Castiglia 100 mila fiorini et a la camera (della Summaria) altri 20 mila” (p. 111).

Dopo la cacciata degli ebrei dalla Sicilia, nel 1492, questo Purim si diffuse in alcune località del mediterraneo dove si stabilirono i profughi di origine siciliana, esse erano: in Albania: Valona; in Grecia: Salonicco, Jannina, Castoria; in Turchia: Istanbul, Adrianopoli, Gallipoli, Aidin, Izmir (Smirne), in Israel: Safed e Gerusalemme.

A Safed intorno alla prima metà del 1500 risiedeva una folta Comunità di ebrei di origine italiana, tra questi primeggiò la figura di Joseph Saragossi eminente talmudista e cabalista, proveniva dalla città di Siracusa e il suo nome e quello dei suoi discendenti sarà strettamente legato all’osservanza di questa festività.

Un Purim di Siracusa nel 2013
Un Purim di Siracusa nel gennaio 2013 (fonte foto: Centro Sefardico Siciliano)

L’origine del Purim di Siracusa

È storicamente attestato che questo Purim era osservato quasi esclusivamente da famiglie di origine siciliana. E solo successivamente, in seguito alla progressiva fusione tra l’elemento di origine italiana e quello spagnolo, si andarono a inserire famiglie sefardite.

Il Purim di Siracusa o Saragusa ricorda lo scampato pericolo della Comunità siciliana minacciata di distruzione a causa di una denuncia ordita da un apostata il cui nome ebraico Haim Schami era stato mutato in quello cristiano di Markus. Esso ricorreva il 17 – 18 del mese lunare di Shevat. Faceva parte di quei Purim locali chiamati Chattanim che venivano istituiti per ricordare uno scampato pericolo.

Il Purim di Siracusa era conosciuto con diversi nomi: di Saragoza, di Saragosse, di Saragosseis, di Saragossnoss, di Sarahusis, di Sarahusa ma anche Purim siciliano o Purim Poulo. Era uno dei tre Purim minori celebrati in Grecia ma l’unico che si è mantenuto fino ai giorni nostri. L’ultima memoria di celebrazione è legata alla famiglia di Jacob Hai Saragosti, originaria di Smirne. Essi portarono l’uso di festeggiarlo prima in Tunisia e poi dal 1968 a Parigi, località dove si erano trasferiti.

Importante era la celebrazione che si teneva nella Sinagoga siciliana Bet Aron di Salonicco. Tra le famiglie legate a questo tempio e alla festività ricordiamo: Avayou, Cassuto, Franco, Hasson, Israel, Leal, Levi, Magriso, Mokata, Salmona, Saragoussi, Toledano, Tuvi. A Gallipoli si ricordano le famiglie Amato e Saragosti. Nella città di Jannina, in Grecia, si è continuato a festeggiarlo anche dopo la II Guerra Mondiale nonostante la comunità fosse stata quasi completamente decimata. Nel 1954, Joseph Matsas, fu testimone oculare dei festeggiamenti da parte delle famiglie di origine siciliana. Egli ci riferisce che al digiuno della vigilia il 17 di Shevat, seguiva in serata la lettura della Meghillah in lingua greca. Essi usavano cantilenarla con la stessa melodia in uso in Grecia per quella di Ester.

Il componimento poetico era strutturato in 22 rime. Si conoscono altre due versioni che erano in uso presso altre Comunità per esempio Salonicco. Durante la giornata del 18 di Shevat la gente si asteneva da qualsiasi attività lavorativa e usavano scambiarsi visite e doni. Di questo Purim si conoscono tre versioni che si diversificano poco l’una dall’altra tranne che per l’anno. Una versione porta la data del 5140 dalla creazione del mondo che corrispondeva all’anno 1380 e.v. un’altra il 5170 (1410 e.v.), ed infine l’ultima il 5180 (1420 e.v.).

La versione che veniva letta a Salonicco afferma: “durante il 17 giorno del mese di Shevat del terzo anno del regno di Saragossanos, dell’anno 1352 dalla distruzione del Tempio e dall’anno 5180 dalla creazione del mondo”. Fu grazie alle ricerche fatte da Maggy Saragossi nel 1904 che trovò un documento legato alla storia di questo Purim nell’archivio del Ministero Affari Esteri spagnolo, che si è riusciti a dare una data all’avvenimento: Siracusa 25 gennaio 1405 terzo anno di Regno di Martino I Il Giovane, re di Sicilia.

Lo storico David Simonsen concorda con questa data, inoltre egli mette in evidenza degli elementi, tratti dalla stessa Meghillah che ci riconducono a Siracusa come città dell’evento narrato. Il primo elemento è dato dall’informazione dell’esistenza di 12 sinagoghe. La Comunità di Siracusa con un regolamento del 1363, era amministrata da 12 maggiorenti o capi della Comunità. Nel testo della Meghillah le 12 sinagoghe potevano essere la metafora relativa alle figure menzionate. Altro elemento di collegamento alla comunità siciliana è la notizia che essa era composta da 5 mila uomini adulti. Questa notizia concorda con il numero di ebrei che vivevano a Siracusa, numero che si mantenne costante nel corso del tempo fino alla data di espulsione.

Di riflesso, a conferma di quanto detto e per sfatare definitivamente ogni dubbio, la città spagnola di Saragoza non ha mai superato il numero di 200 famiglie, quindi mille individui, come viene confermato da un censimento fatto poco prima della data di espulsione.

La memoria del Purim di Siracusa scompare inesorabilmente a causa della tragedia della Shoah che, cancellando con la deportazione le Comunità greche, decretò anche la scomparsa della memoria storica dell’ebraismo meridionale.

 

Notizie bibliografiche:

David Simonsen: Revue des Ètudes Juives; Tomo LIX Paris 1910.

Shlomo Simonshon – Tra Scilla e Cariddi – Storia degli Ebrei di Sicilia, Viella 2011.

Revue de Genealogie et D’Historie Sefardes vol. 10 n. 39 dicembre 2007.

Attilio Milano – Storia Degli Ebrei Italiani nel Levante, casa editrice Israel 1949.

Nicola Ferrorelli – Storia Degli Ebrei nell’Italia Meridionale, Dick Person, Napoli 1990.

Rivista: Folklore And Ethnic Identity of The Jewish Community Of Ioannina, Annette B., Greece 1992.