Il pittore Pablo Picasso

La National Gallery di Washington restituisce un Picasso agli eredi di un banchiere perseguitato dal nazismo

di Ilaria Ester Ramazzotti
La National Gallery of Art di Washington restituirà un disegno a pastello di Pablo Picasso, intitolato “Testa di donna“, agli eredi di Paul von Mendelssohn-Bartholdy, banchiere ebreo tedesco perseguitato dai nazisti e che, a quanto sembra, fu costretto a vendere l’opera per necessità economica e per via delle circostanze del periodo storico. La notizia è stata pubblicata da The New York Times lo scorso 31 marzo.

Testa di donna di Pablo Picasso
‘Testa di donna’ di Pablo Picasso

Il disegno in oggetto risale al 1903, ritrae una donna dall’identità sconosciuta e si inserisce nel ‘periodo blu’ della carriera di

Picasso. Si tratta di una delle sedici o più opere d’arte che Mendelssohn-Bartholdy vendette nei mesi successivi alla presa del potere dei nazisti e prima della sua morte nel 1935. Il banchiere era parente del compositore Felix Mendelssohn e del filosofo dell’Illuminismo Moses Mendelssohn. Fu espulso dall’Associazione centrale delle banche e banchieri tedeschi nel 1933 e dal consiglio dell’Ufficio assicurativo del Reich nel 1934. La banca di famiglia fu ‘arianizzata’, cioè trasferita a una proprietà non ebraica, nel 1938.

L’opera “Testa di donna” fu venduta nel 1934 a un rivenditore e la National Gallery of Art afferma di averla acquisita come donazione nel 2001. Il museo statunitense ha reso noto di aver deciso di trasferirne la proprietà agli eredi del banchiere per evitare le lunghe controversie legali, senza che ciò “costituisca un riconoscimento del merito o della validità delle rivendicazioni asserite” degli eredi attraverso i loro procuratori, secondo cui Mendelssohn-Bartholdy dovette vendere l’opera a causa delle circostanze di necessità economica.

Il Jerusalem Post e The Times of Israel hanno scritto a proposito che il banchiere ebreo tedesco vendette l’opera in perdita perché temeva che i nazisti l’avrebbero confiscata.