Il pianoforte di Siena

Misteri e vicende del “pianoforte immortale”, fatto in Italia nel 1799 e oggi all’asta a Gerusalemme

di Ilaria Ester Ramazzotti
Voci leggendarie narrano che sia stato costruito con il legno dei pilastri del Tempio di re Salomone o col legno tratto dai cedri discendenti dagli alberi usati per la sua edificazione. Noto come “pianoforte immortale”, “pianoforte di Siena” o “arpa di David”, fu realizzato nel 1799 a Torino dal produttore di clavicembali Sebastian Marchisio. Dal timbro straordinario, delicato come un clavicembalo e potente come un pianoforte, la sua storia racchiude strani misteri e racconta insolite peripezie. Oggi, dopo svariate peregrinazioni, è all’asta in Israele e proprio a Gerusalemme.

La storia del piano immortale, la sua sparizione e il ritrovamento

In realtà il pianoforte fu terminato all’inizio del XIX secolo, perché il suo manufattore morì prima che fosse completato. Furono i figli e i nipoti dell’abile artigiano a portare a compimento nel 1825 il prezioso strumento musicale, che successivamente venne mandato a Siena, quale regalo di nozze per la nipote di Sebastian Marchisio, Rebecca. Così iniziò la lunga serie degli spostamenti del “pianoforte immortale”. Nel 1867 fu esposto all’Expo di Parigi, dove sfoggiò ulteriori abbellimenti e decorazioni eseguiti nel 1860 dallo scultore Nicodemo Ferri e dall’architetto e pittore Carlo Bartolozzi. L’anno dopo, fu dato come regalo di nozze della città di Siena ai futuri re e regina d’Italia Umberto I e Margherita di Savoia. Dal 1878, anno di incoronazione di Umberto I, gli fu dedicato un posto d’onore a Roma, nelle sale del Quirinale.

Fu proprio quel re d’Italia a soprannominare “arpa di Davide” il prodigioso strumento, che avrebbe voluto far suonare al pianista Mattis Yanowski, un rifugiato ebreo della Russia zarista, invitato appositamente a Roma. Ma Yanowski non riuscì mai a sedersi di fronte all’ambita tastiera, anche perché Umberto I fu assassinato nel 1900. Non dimenticò tuttavia di farsi promettere da suo nipote Avner Carmi, che sarebbe diventato uno dei primi produttori e accordatori di pianoforti israeliani, di andare a Roma a vedere il raffinato pianoforte.

Fu durante la seconda guerra mondiale che questo strumento così speciale scomparve, trafugato, secondo alcune voci, per mano nazista. Accadde poi che, in seguito alla sconfitta dei tedeschi inflitta dagli inglesi nella battaglia di El Alamein del 1942, le truppe britanniche rinvennero il piano, tutto sporco e imbrattato, in un deserto del Nord Africa. Nessuno sa come sia finito fin laggiù, almeno per quanto se ne sappia comunemente. Ma il fatto ancora più sorprendente è che proprio Avner Carmi, il nipote di Yanowski, fu arruolato nell’esercito britannico e prestò servizio in Egitto. Si ritrovò così tra quelli che, seppur senza riconoscerlo, vennero a contatto con il “pianoforte immortale” e lo vollero con sé, per intrattenere i soldati con qualche nota. Dopo la guerra, fu acquistato all’asta da un commerciante di Tel Aviv, dal quale a sua volta lo comprò proprio Carmi. Le cronache vogliono che solo successivamente, in fase di restauro, Carmi si rese conto di avere fra le mani proprio il piano che Mattis Yanowski avrebbe tanto voluto suonare e che aveva promesso di andare a vedere Roma, cercando poi più volte di entrare al Quirinale.

Le vicende più recenti del leggendario “piano di Siena”

Il “pianoforte di Siena”, più volte restaurato, è stato portato e suonato, oltre che in Israele, in Europa e negli Stati Uniti. È stato esposto nella Steinway Hall di New York, dove noti pianisti come Arthur Rubinstein e Penina Saltzman hanno avuto l’opportunità di suonarlo. Negli anni ’50 e ’60 è stato invece utilizzato per realizzare delle registrazioni.

Sul pregevole strumento musicale, Avner Carmi e sua moglie hanno scritto insieme il libro Il piano immortale, pubblicato nel 2012. La loro figlia l’aveva alla fine venduto a un collezionista privato nel 1996. L’ultimo proprietario, vissuto a Cesarea, in Israele, l’ha messo all’asta lo scorso 3 marzo, senza avere ancora trovato un acquirente. “Riteniamo che il coronavirus abbia influito sulla vendita di pianoforti”, ha detto a Gal Wiener, direttore della casa d’aste Winner’s Auctions, alla testata ISRAEL21c, che questa settimana ha pubblicato la storia di questo leggendario pianoforte. “Aspetteremo alcune settimane, ci sono buone possibilità di trovare un acquirente per questo fantastico pezzo”.