Città scoperta vicino a Luxor

Antica ‘Pompei egiziana’ portata alla luce vicino a Luxor

di Ilaria Ester Ramazzotti
Un antico agglomerato urbano rimasto per secoli intatto e invisibile è stato scoperto nella zona archeologica di Luxor, l’antica Tebe, vicino ad alcuni dei monumenti più noti dell’Egitto. Si tratta di una grande città faraonica edificata più di 3.400 anni fa durante il regno di Amenhotep III. Lo ha reso noto lo scorso 8 aprile Zahi Hawass, l’archeologo egiziano già ministro per le Antichità che sovrintende agli scavi. La notizia è stata riportata dal Jerusalem Post e dal Times of Israel.

I primi lavori sono iniziati lo scorso settembre a ovest di Luxor vicino ai colossi di Memnon, Medinet Habu, al Ramesseum o tempio funerario del re Ramses II, non lontano dalla Valle dei Re, a circa 500 chilometri a sud del Cairo. Un gruppo di studiosi stava cercando un tempio funerario, ma nel giro di poche settimane, seguendo delle linee di mattoni di fango emersi durante gli scavi, è stata portata alla luce una città ben conservata, con delle mura quasi complete e delle stanze piene di strumenti e utensili per la vita quotidiana, con un panificio completo di forni e vasellame, oltre a distretti amministrativi e residenziali, gioielli, scarabei e vasi di ceramica colorata.

Sui mattoni di fango sono stati rinvenuti i sigilli del cartiglio di Amenhotep III, uno dei più potenti faraoni dell’antichità egiziana. La città era rimasta attiva anche nel corso dei successivi regni di Tutankhamon e Ay. La città si estendeva a ovest fino all’antico villaggio di Deir el-Medina e, secondo alcuni riferimenti storici, comprendeva tre dei palazzi di Amenhotep III nonché il centro amministrativo e industriale del regno. Amenhotep III ereditò un impero che si estendeva dall’Eufrate al Sudan e morì intorno al 1354 a.C.

“Le strade della città sono fiancheggiate da case, alcune delle loro mura sono alte fino a tre metri”, ha spiegato Hawass definendo la scoperta della “città d’oro perduta”, la più grande mai trovata in Egitto, come una delle più importanti avvenute dal ritrovamento della tomba di Tutankhamon.

“Questa è una scoperta davvero importante – ha detto all’agenzia Reuters Peter Lacovara, direttore del Fondo per il patrimonio e l’archeologia dell’antico Egitto con sede negli Stati Uniti -. Lo stato di conservazione e la quantità di oggetti di uso quotidiano ricordano un altro famoso scavo: si tratta [infatti] di una sorta di antica Pompei egiziana, per cui si rende necessario preservare quest’area come parco archeologico”.

“Il sito contiene un gran numero di forni e fornaci per la produzione di vetro e maiolica, insieme ai detriti di migliaia di statue – ha evidenziato Betsy Bryan, egittologa specialista del regno di Amenhotep III presso la Johns Hopkins University -. Individuando i centri di produzione si apre la visuale su come gli egizi, sotto un grande e ricco sovrano come Amenhotep III, abbiano fatto quello che hanno fatto. Questo ci fornirà informazioni per molti anni a venire”. Questa città, ha aggiunto, “ci darà una rara prospettiva sulla vita degli antichi egizi nel periodo in cui l’Impero era al suo massimo splendore”.

Tombe piene di tesori

Il team di archeologi impegnato negli scavi si è detto fiducioso di scoprire presto anche delle “tombe intatte e piene di tesori”. Sono infatti stati individuati dei gruppi di tombe raggiungibili con delle “scale scavate nella roccia”, simili a quelle trovate nella Valle dei Re.

Dopo anni di instabilità politica e di duri colpi inferti al settore del turismo, l’Egitto sta altresì cercando di riportare in patria turisti e visitatori stranieri, promuovendo il suo antico patrimonio. La scorsa settimana, i resti mummificati di diciotto antichi re e di quattro regine hanno attraversato il Cairo per essere trasportati dal Museo egizio al nuovo Museo nazionale della civiltà egizia, lungo un imponente corte chiamato la “parata d’oro dei faraoni”. Tra i ventidue feretri c’erano quelli di Amenhotep III e di sua moglie, la regina Tiye.