Addio a Sydney Pollack

È morto a Los Angeles a 73 anni.

“I primi a fare film in America sono stati gli immigrati, alla ricerca di un modo di comunicare col mondo esterno, di una lingua franca da utilizzare per mettere in scena storie e immagini con cui tutti gli americani potessero identificarsi, nonostante la diversità del bagaglio linguistico e culturale. Erano sostanzialmente film moraleggianti, vere e proprie favole che contrapponevano il bene al male, e i cui protagonisti erano sempre un eroe e una donzella in pericolo. Questi gli inizi di quella grande industria del cinema che sarebbe fiorita in America per poi espandersi nel mondo intero”. Così diceva Sydney Pollack a proposito delle origini del cinema americano, strettamente intrecciato con l’ambiente ebraico degli immigrati dall’Europa dell’Est.

Lo stesso Pollack era figlio di quella cultura. Era nato infatti a Lafayette, nell’Indiana, il 1 luglio del 1934, da una famiglia di immigrati ebrei dalla Russia, figlio Rebecca Miller e David Pollack. I suoi genitori divorziarono quando Sydney era ancora un ragazzo. A 17 anni si trasferì a New York dove, dopo gli studi universitari, s’iscrisse al Neighborhood Playhouse per studiare recitazione sotto la direzione di Sanford Meisner, diventando in poco tempo attore ed assistente alla regia teatrale. Dopo aver prestato servizio militare per due anni, ritornò alla celebre scuola del Greenwich Village nel 1958, questa volta come insegnante. Si sposò con Claire Griswold, dalla quale ebbe tre figli, Rachel, Rebecca e Steven, che morì in un incidente aereo nel 1993.

Regista, attore e produttore, rivelò subito una personalità poliedrica, geniale ed intuitiva.
Pur essendo un regista di successo anche commerciale, ha firmato alcuni dei capolavori del cinema americano più impegnato e a film come Tootsie o La mia Africa – con il quale fece incetta di Oscar – affiancò pellicole come Non si uccidono così anche i cavalli?, Come eravamo, I tre giorni del Condor, Yazuka.

È considerato un esponente del cosiddetto New Hollywood, un filone artistico caratterizzato da una visione pessimistica della realtà, del quale facevano parte Roman Polanski, Costa-Gravas, John Schlesinger, Francis Ford Coppola e Alan J. Pakula. Nei suoi film è accentuata la rievocazione del passato amara e il disinganno del presente.

I suoi film, spesso interpretati da Robert Redford, sono caratterizzati da un’accuratissima fotografia a colori, con largo uso di zoom. Il suo modo di raccontare il western è particolare: insiste sulla profonda crisi del mito americano attraverso la rivalutazione del ruolo degli indiani e detesta la violenza fine a se stessa preferendo raccontare personaggi eroici e solitari, ma realisti. Emblematico è Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, grande successo del 1972.

Nel 1983 firma la regia di Tootsie, grande successo personale di Dustin Hoffman. Con questo film Pollack vince il Premio della critica cinematografica di New York.

Nel 1985 ottiene uno dei suoi più grandi successi commerciali con La mia Africa ispirato alle vicende della scrittrice Karen Blixen, interpretato magistralmente da Meryl Streep e dal suo amico di sempre Robert Redford. Oltre all’Oscar alla regia, La mia Africa ottiene altri sei Oscar (miglior film, colonna sonora, sceneggiatura, scenografia, suono e fotografia). Nel 1990 gira Havana, con Robert Redford, una storia d’amore ambientata nell’isola caraibica alla vigilia della caduta del dittatore Batista. Nel 1993 dirige Il socio tratto da un romanzo di John Grisham, una storia complicata di delitti e affari, dove troneggiano due personalità così diverse come Tom Cruise e Gene Hackman.

Pollack non disdegnò di apparire nei suoi film e a recitare in altri rivelando buone doti di caratterista come dimostra in Mariti e mogli di Woody Allen (1992), e nello stesso anno con Robert Altman in I protagonisti e con Robert Zemeckis in La morte ti fa bella. Nel 1999 appare in Eyes wide shut di Stanley Kubrick.

Il suo ultimo successo è stato The Interpreter (2005) con Nicole Kidman e Sean Penn, un film che chiude simbolicamente il cerchio aperto da La mia Africa con una storia cruda e reale su quel continente.

Ormai malato, nell’agosto del 2007 aveva dovuto abbandonare le riprese di un telefilm intitolato Recount, sulle elezioni presidenziali Usa del 2000 e sul famoso ri-spoglio dei voti in Florida.

Oltre alla sua ricchissima filmografia come regista, Pollack fu anche un ottimo produttore cinematografico. Senza Pollack non avremmo Successo alle stelle (1984) con Kris Kristofferson, I favolosi Baker (1989) con Jeff Bridges e Michelle Pfeiffer, Presunto innocente (1990) con Harrison Ford, Calda emozione (1990) con Susan Sarandon, Sua Maestà viene da Las Vegas (1991) con Peter O’Toole, L’altro delitto (1991) di e con Kenneth Branagh e Robin Williams, il film con Sean Penn Una notte per decidere (2000), alcuni film con Gwyneth Paltrow (Omicidi di provincia, Sliding Doors e Il talento di Mr. Ripley) e Nicole Kidman (Birthday Girl e Ritorno a Cold Mountain).


E’ morto all’età di 73 anni, ucciso da un cancro che gli era stato diagnosticato nove mesi fa. Pollack se n’è andato circondato dai familiari nella sua casa affacciata sul Pacifico vicino a Los Angeles.