Quando i pregiudizi incontrano l’insicurezza

Opinioni

Le espulsioni e le violenze contro i Rom.

Erano con noi ebrei nei lager nazisti, come noi ebrei hanno conosciuto il pregiudizio, conoscono le accuse e le punizioni collettive. Oggi subiscono discriminazioni, attacchi, violenza. A Napoli i loro campi sono stati bruciati da emissari della camorra, ma molta gente comune, gente “per bene” ha approvato più o meno esplicitamente le violenze.

“L’indiscriminata espulsione di massa di un gruppo etnico potrebbe forse produrre momentanei consensi e una breve ed effimera illusione, ma ben presto la vera natura discriminatoria di un simile atto emergerebbe con chiarezza e verrebbero messi a nudo tutti gli errori e le omissioni che nel tempo hanno prodotto questa degenerazione ingovernabile. Porto l’esempio dei nomadi, ma dobbiamo ricordare che le stesse pericolose dinamiche potrebbero colpire chiunque”: così il presidente degli ebrei italiani, Renzo Gattegna, reagisce ai disordini e agli atti di intolleranza che hanno preso a bersaglio appartenenti alla minoranza rom in Italia e altri cittadini stranieri presenti nel nostro Paese. “Tutti – prosegue in una nota il presidente dell’Unione delle comunità ebraica in Italia (Ucei) – hanno il dovere di osservare le leggi e il diritto di essere giudicati sulla base dei propri comportamenti. Se derogassimo a questi principi ci renderemmo complici di un imbarbarimento della società. In un Paese moderno e democratico non c’è alternativa al buon funzionamento della Giustizia, la sola realtà che può prevenire il rischio dell’adozione di misure limitative delle libertà fondamentali. Il pericolo che minoranze violente, forti di proprie organizzazioni che con il loro potere intimidatorio e corruttivo riescano ad assicurarsi l’impunità e quindi un esonero di fatto dall’obbligo di rispettare le leggi dello Stato, è presente oggi sia in Italia che in altri Stati e ne abbiamo quotidiane conferme”. “Il senso di impotenza e di esasperazione di larghi strati della società che vengono quotidianamente traumatizzati da notizie di crimini efferati e raccapriccianti alimenta la sfiducia nello Stato e la tentazione di far ricorso alla giustizia sommaria aggiungendo così altra ingiustizia all’ingiustizia. È terribile apprendere che interi campi di nomadi sono stati dati alle fiamme in una zona dell’Italia che si è sempre distinta per la sua tradizione di larga e civile accoglienza”. “Di fronte a gravi crimini commessi da singoli individui che la giustizia non riesce a perseguire, si riversano odio e sospetto su intere collettività senza nessuna distinzione tra persone oneste e criminali. Qualcosa sta distruggendo le regole del vivere civile, e questo è il miglior regalo che possa essere fatto alle organizzazioni criminali, alle quali si consente così di usare altri esseri umani, anche la propria stessa gente, come scudi. Se proseguisse – conclude Gattegna – un processo di criminalizzazione generalizzata, sia nei confronti dei nomadi che di qualsiasi altro popolo, gli onesti, abbandonati e discriminati, resterebbero in ostaggio dei criminali. E la sconfitta dello Stato sarebbe totale”.

Anche i giovani dell’Hashomer Hatzair di Milano hanno riflettuto su questi temi e hanno concluso: “A differenza della cultura occidentale, dominata da materialismo, dove si vive cercando di costruire qualcosa di certo e duraturo, nella cultura zingara fondamentali sono il vivere alla giornata e la libertà, intesa come rinuncia alla ricchezza, al potere e alla ricerca di un riconoscimento. È da queste profonde differenze che nascono i pregiudizi e le paure; ma anche agli ebrei sono sempre state attribuite false nomee, tradizioni, mestieri. Dunque non dovremmo forse, prima di “pre-giudicarli”, ripensare a quello che noi stessi abbiamo vissuto e tentare un approccio meno duro?”

La minoranza ebraica ha dimostrato con la sua storia, con la sua cultura, con la sua capacità di contribuire alla crescita del paese, la falsità dei pregiudizi di cui è stata oggetto per secoli. Oggi possiamo essere tra coloro che sanno alzare la propria voce per rivendicare i diritti delle minoranze al rispetto e alla sicurezza, il diritto di ogni uomo, a qualunque etnia appartenga, ad essere considerato e giudicato come individuo.