Kislev, la Samekh e il senso del sogno….

Opinioni

di Daniela Abravanel

Secondo lo Zohar ogni mese è legato a una lettera, a una tribù, a un senso spirituale da imparare a padroneggiare.

Il senso del mese di Kislev, dicembre, è associato all’apprendimento dell’arte di sognare e alla lettera Samekh.

LA SÀMEKH E IL SENSO DEL SOGNO

Per poter integrare la fede a tutti i livelli della coscienza, per non passare parte della vita spiritualmente assopiti, il Sèfer Yetzirà insegna che è necessario imparare a sognare. Dobbiamo imparare a vivere la fede anche nei nostri sogni e non solo nella dimensione quotidiana e razionale.

Nelle ricerche della psicologia moderna e nell’esoterismo l’indagine del sogno come esperienza iniziatica è alla base del cammino spirituale. Nella tradizione ebraica i sogni rivestono un ruolo fondamentale sia nel testo biblico, sia nel Talmùd sia nella Cabalà. Inoltre, la maggior parte dei sogni della Torà appare nelle parashiyòt del mese di kislèv (i sogni di Ya’akòv, del faraone, di Yossèf), il mese che il Sèfer Yetzirà attribuisce al senso del sogno e alla lettera Sàmekh.

La liturgia ebraica dedica ai sogni preghiere di fondamentale importanza. Ne è un esempio la preghiera che si recita prima di addormentarsi, che riguarda in gran parte i sogni. In essa si chiede, tra le altre cose, di venire illuminati con giusti consigli e di essere protetti dagli incubi. Infatti, nel sonno, l’anima si stacca dal corpo e percorre diversi stadi dei mondi spirituali, popolati da angeli e da anime di giusti ma anche da entità negative. Un versetto del

Cantico dei Cantici allude chiaramente al ruolo dei sogni nella ricerca spirituale: io dormo, ma il mio cuore è sveglio. La voce del mio amato bussa, aprimi, sorella mia, o sposa. Di notte, nei sogni, la voce di D-o cerca di farsi strada nella nostra anima, bussando alle porte della nostra psiche. Sta a noi trasformare l’esperienza del sonno fisico in un’esperienza di risveglio spirituale.

Il sogno è il polso della situazione spirituale dell’essere umano. Come è scritto nel Tànya, riguardo all’uomo che non ha scacciato lo spirito di impurità dalla propria vita: «I suoi sogni sono vanità e degradazione dello spirito, perché nel sonno la sua anima non ascende verso il cielo. Poiché è scritto: chi ascenderà alla montagna di D-o? […] Colui che ha le mani pulite e il cuore puro».