Giovani arabi che hanno scelto di far parte di Israele

Opinioni

di Ben-Dror Yemini

Lucy aharishRiprendiamo da Israele.net un interessante articolo scritto da Ben-Dror Yemini, giornalista di Yediot Ahronot, sulla nuova generazione di giovani palestinesi che si sente parte dello Stato di Israele. Un esempio è Lucy Aharish, giornalista palestinese che in occasione delle celebrazioni di Yom-ha Azmaut ha acceso la fiaccola, dichiarando “questo è il nostro paese, non ce n’è altri”.

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Non invidio Lucy Aharish. Non è facile né semplice essere all’avanguardia. Lucy Aharish viene attaccata sia dalla destra estremista ebraica che dagli estremisti palestinesi: ancora una volta, l’alleanza di fatto fra estremisti ha espresso una posizione uniforme. Per i primi, Lucy Aharish è troppo palestinese perché sostiene la battaglia per l’eguaglianza, la riconciliazione e la pace. Per i secondi è troppo israeliana, perché ha scelto la strada dell’integrazione.

Aharish è all’avanguardia perché si rifiuta di giocare secondo le regole del branco. Il branco esige odio e sobillazione. Il branco è contro il riconoscimento di diritti ai palestinesi o il riconoscimento di diritti agli ebrei. Il branco è molto potente nel settore arabo, ma dobbiamo ammettere che è presente anche in una parte della élite ebraica d’Israele e anche da qui sono arrivati degli attacchi contro Lucy Aharish.

Dal punto di vista degli estremisti, Aharish sarebbe il tipico “arabo buono” e questo non va affatto bene. Suvvia, Lucy Aharish dovrebbe vomitare veleno contro Israele. Solo allora questa forma di fascismo, che a volte si maschera da “sinistra”, le concederà il suo certificato di legittimità.

La buona notizia è che Aharish non è sola. Stiamo assistendo allo sviluppo di una generazione di giovani arabi che hanno deciso di diventare parte integrante dello stato di Israele. Si rifiutano di identificarsi con Hamas. Si rifiutano di partecipare alla campagna di odio e delegittimazione. Hanno deciso di darsi da fare, anziché inveire e sobillare.

Lucy Aharish accende una torcia nella cerimonia di apertura della scorsa Gionata dell’Indipendenza

Tanto per dare un’idea, alcuni di loro sono entrati a far parte dello staff del Ministero degli esteri. Il numero di giovani arabi inseriti nel settore high-tech è aumentato continuamente negli ultimi anni, e c’è stato anche un balzo significativo nella partecipazione delle donne arabe al mercato del lavoro. Questi ultimi sviluppi si sono avuti, tra l’altro, grazie all’impegno personale del ministro dell’economia Naftali Bennett. Non manca, fra di noi, chi continuerà a diffondere chiacchiere sulla “società israeliana che sta diventando sempre più razzista”, mentre l’azione reale in senso opposto viene sostenuta anche dal governo. Dubito che vi sia un solo paese in Europa che possa vantare tali livelli di integrazione dei propri residenti musulmani, ma sicuramente sono molto bravi a farci la predica.

Dunque c’è chi parla di eguaglianza e c’è chi la crea nei fatti. Aharish la crea. Quanto più lei e persone come lei – George Deek, che è stato vice ambasciatore israeliano in Norvegia, o l’uomo d’affari Imad Talhami, e tanti altri – diventeranno il volto pubblico della comunità araba d’Israele, tanto più l’opinione pubblica ebraica sarà favorevole alla piena parità di diritti e diminuirà il livello di ostilità e pregiudizio.

La maggior parte dei politici arabi in Israele privilegia un orientamento diverso. Uno di loro, Basel Ghattas, ha persino accusato Aharish di essere “affascinata dall’oppressore”, basandosi sulle teorie di Frantz Fanon. E’ molto utile avere qualche teoria filosofica a cui attaccarsi, quando la verità va in senso opposto. Più che migliorare la condizione degli arabi d’Israele, questi politici vogliono danneggiare Israele. Che è esattamente la logica di Hamas, la quale non mira al benessere e alla prosperità per i residenti di Gaza: l’unica cosa che vuole è colpire Israele.

George Deek, arabo israeliano, diplomatico presso il Ministero degli esteri

Ayman Odeh, il capo della Lista Araba Comune, è uno dei principali oppositori all’integrazione di giovani arabi attraverso il reclutamento nel servizio civile presso le comunità locali o nelle Forze di Difesa nazionali. Altri della sua lista danno delle canaglie alle reclute arabe (volontarie) e minacciano apertamente il sacerdote greco-ortodosso, padre Gabriel Nadaf, che incoraggia il servizio civile o militare fra i giovani non ebrei. E’ esattamente così che si alimenta l’alienazione, l’ostilità e il pregiudizio. Che probabilmente è quello che vogliono.

Ciò che accade in Israele non è molto diverso da ciò che sta accadendo in Europa, anche senza una “occupazione”, una “nakba”, né minacce di distruzione dai paesi circostanti. C’è una minoranza che esorta all’integrazione, si oppone all’odio e all’istigazione e sostiene la liberazione delle donne. E c’è una minoranza estremista o islamista che opta per la strada opposta. Il problema è che i primi, a volte, hanno bisogno di guardie del corpo perché i secondi sono violenti e molto più influenti.

Lucy Aharish è all’avanguardia anche perché ha avuto il coraggio di prendere con forza una posizione controcorrente e contro il branco. Come ogni avanguardia, appartiene alla minoranza. Ma questa è la minoranza che dà speranza per l’eguaglianza e la prosperità.

Per il suo bene, per il bene degli arabi d’Israele e per il bene dello stato di Israele, dobbiamo sperare che questa avanguardia vinca.