Dalla Tunisia alla Siria… Ma sui media c’è posto solo per le “malefatte” di Israele

Opinioni

di Paolo Salom

Sderot_ShelterUn’estate silenziosa. Una calma apparente. Se escludiamo la questione iraniana, l’accordo sul nucleare con tutte le polemiche che si sono trascinate per mesi, Israele, al momento in cui scriviamo questa nota, non è sulle prime pagine. Un bene? Un male? Fate voi. Quello che sorprende, noi che viviamo nel lontano Occidente, è considerare come in Medio Oriente nulla sia cambiato (in meglio): guerre, massacri, decapitazioni, uccisioni turpi e sadiche (queste per mano dell’Isis) continuano giorno dopo giorno. Le Nazioni Unite fanno sapere che quattro milioni di siriani, un abitante ogni cinque, vivono da profughi fuori dai confini di quello che un tempo era il loro Paese e oggi, di fatto non esiste più. Un Paese annichilito che, comunque vada a finire, non ritroverà più i suoi confini. Ma l’eco che giunge fino al nostro Continente è leggera, impalpabile. Vi ricordate soltanto un anno fa come aprivano le loro prime pagine tutti i quotidiani? E i telegiornali? Erano i giorni della guerra a Gaza, non voluta ma subita da Israele: titoli strillati, esecrazione mondiale.

Ancora oggi tutti sono convinti che lo Stato ebraico abbia devastato la Striscia. Con premeditazione e crudeltà. “La ricostruzione langue – denunciano le Ong -. Migliaia di civili palestinesi ancora soffrono per le ferite della guerra scatenata da Israele”. Insomma, è tutto molto chiaro: se non c’è un sionista di mezzo non c’è notizia (urlata). A pensarci bene, lo schema è rodato. E in parte dipende dall’abilità degli organi di propaganda arabo-palestinesi: gli stessi che senza posa denunciano le “malefatte” degli ebrei (per loro non c’è differenza con gli israeliani: ricordiamolo bene) in tutti i fori internazionali – l’ultima provocazione: una risoluzione dell’Unesco contro gli scavi archeologici a Gerusalemme, che, oltre a essere “illegali”, ne “deturperebbero il profilo visivo” (!) – si attivano con rapidità ed efficienza appena gli eventi sul terreno forniscono un appiglio. Il guaio è che l’ascolto che ottengono nel lontano Occidente è massimo. La prova? Israele vive e lavora come tutti, ogni giorno. Ma ora che non combatte (per la propria esistenza), non importa a nessuno. No Jews, no news.
(Il blog di Paolo Salom è sul sito www.mosaico-cem.it)