Ben venga l’iniziativa di Piantedosi di vietare nel calcio la maglia 88. Ma a quando leggi che puniscano l’antisemitismo?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Come ogni anno, l’Osservatorio sull’antisemitismo della Fondazione CDEC ha elaborato una relazione sugli episodi di antisemitismo sul territorio italiano. Lo scorso anno ha individuato 241 episodi. La principale matrice ideologica che alimenta l’odio contro gli ebrei continua ad essere quella cospiratoria basata sui vecchi miti di un presunto potere ebraico. Si riflettono sull’Italia le accuse delle Istituzioni internazionali, prima fra tutte l’Onu, contro lo Stato di Israele, come ci ricorda Hillel Neuer dal suo osservatorio. Rispetto all’antisemitismo che sta aumentando, non solo in Italia, merita un richiamo l’iniziativa del Ministro degli Interni Matteo Piantedosi che ha deciso che per la prossima stagione del campionato di calcio i giocatori non potranno più indossare la maglia con il numero 88, usato nei gruppi neonazisti per simboleggiare il saluto “Heil Hitler” (l’H è l’ottava lettera dell’alfabeto). Il Ministro fa riferimento al Codice Etico delle società sportive in cui è stata recepita la definizione internazionale di antisemitismo, vale a dire l’uso di simboli che richiamano il Nazismo, una delle pagine più terribili della storia. Alcuni giocatori hanno dichiarato che era il numero da loro preferito e, per questo, avevano deciso di raddoppiarlo! Portò la maglia con i due 8 Luigi Buffon che nei primi anni di carriera a Parma venne denunciato dalla Comunità Ebraica senza alcun risultato, a causa del disinteresse di tutti i governi precedenti. Portò la maglia 88 anche il giocatore brasiliano Hernarnes sia all’Inter, sia alla Juventus. In altri Paesi, come l’Austria ad esempio, è vietato inserire le due cifre 8 anche nelle targhe automobilistiche. Negli ambienti sportivi di estrema destra è poi recente la diffusione di una maglia, fotografata nel marzo 2023 durante il derby Roma-Lazio: non solo con il numero 88 ma anche con il nome “Hitlerson”.

Tutto questo ci dice che per la prima volta un Ministro italiano ha preso una posizione netta, in un ambiente importante quale quello sportivo e del calcio in particolare, per iniziare a diffondere una battaglia concreta contro l’antisemitismo.
In Italia si discute molto sulla necessità di applicare tutte le strutture sociali possibili, Comuni e Regioni ma non solo, per contrastare i fenomeni del negazionismo, del revisionismo e dell’antisemitismo, inteso quest’ultimo secondo la definizione operativa di antisemitismo, utilizzata dall’Alleanza internazionale per la memoria della Shoah (IHRA) richiamata dal punto 2 della Risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2017 sulla lotta contro l’antisemitismo.
Al di là delle sempre buone intenzioni, però, sono mancate e mancano leggi concrete che condannino e puniscano le iniziative che producono antisemitismo.