Alessandro Barbero dà i numeri ma dimentica i rapporti

Opinioni

di Emanuele Calò

Alessandro Barbero scrive: “Quello che sta succedendo a Gaza, in futuro non ne parlerà nessuno, ma se ci pensate nei bombardamenti a Gaza è già morta più gente del bombardamento di Dresda (*) della seconda guerra mondiale che è uno di quei momenti in cui abbiamo preso coscienza che anche chi stava dalla parte giusta ha commesso atrocità”. Così Alessandro Barbero, dialogando con Alessandro Di Battista (5 maggio 2024, Il Fatto Quotidiano).

Sennonché i morti civili in Germania durante la Seconda Guerra mondiale furono circa seicentomila. Perché basarsi sulla sola Dresda? Ne consegue che non è essenziale esaminare le diverse opinioni sul numero di vittime di Dresda. Ma in ogni caso, non è detto che la polemica sul numero delle vittime sia definitivamente sopita.

Poi, vi è un “dettaglio”: qui si discorre di morti civili, e Barbero mette insieme vittime civili e militari di Gaza e forse non ritiene essenziale ricordare che i numeri su Gaza li fornisce Hamas. Se ci basassimo sui dati di Hamas, sarebbe come basarsi sulle informazioni fornite dalle BR. Chi è peggiore?

Non posso neanche escludere del tutto che Barbero (anche qui: forse) non sappia che la Striscia di Gaza ha oltre due milioni di abitanti (Gaza ne ha circa seicentomila), mentre Dresda all’epoca del bombardamento ne aveva 360 mila. Basandosi sulle cifre dello stesso Barbero, i numeri cambierebbero in modo vertiginoso.

Per carità, sbagliamo tutti, sbaglio io, può sbagliare pure l’ottimo Barbero: ma sarebbe carino da parte sua avere un approccio non dico olistico, ma quanto meno un pochino più completo, soprattutto perché mi pare di capire (ma posso sbagliare) che in questo caso fosse validamente coadiuvato da Alessandro Di Battista. Le notizie, per come vengono convogliate, stanno schiacciando gli ebrei ovunque e non da ora bensì da mezzo secolo: vogliamo parlarne? Nulla di male ad essere diventato, Barbero, un personaggio mediatico; peccato che in Italia siano diventati una folla (per informazioni, rivolgersi a Tomaso Montanari) . Vi sono vantaggi e svantaggi, ciascuno fa le proprie valutazioni. Magari di lunedì, quando si è rilassati dopo un week end di tutto riposo.

Ciò posto, ciò detto, anche un solo morto sarebbe troppo, e sicuramente lui ricorda la poesia di John Donne, troppo bella per essere tradotta: ma non varrebbe anche per i morti israeliani (dopo essere torturati e mutilati) del Sette Ottobre? E se considerassimo chi è l’aggressore e chi è l’aggredito? Sarebbe un criterio poco scientifico? Ecco John Donne (No man is an island) quando ne disquisisce: Any man’s death diminishes me, Because I am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell tolls; It tolls for thee.

 

* (Nel 1955 Konrad Adenauer, Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, dichiarò: «Il 13 febbraio del 1945 l’attacco alla città di Dresda, sovraffollata di profughi, provocò circa 250 000 vittime». Nel libro Mattatoio n. 5 lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut (che durante il bombardamento si trovava a Dresda, come prigioniero di guerra, e che sopravvisse perché detenuto in un mattatoio), riporta la cifra di 135 000 morti. Né le stime di Adenauer né quelle di Vonnegut sono suffragate da documenti, ma indicano come il bombardamento di Dresda, a differenza di altri gravi bombardamenti della seconda guerra mondiale, fosse diventato un simbolo, ndr)

Foto in alto: Wikimedia Commons | Copyright: Alessio Jacona – alessio.jacona@gmail.com