La strada di Simone Veil, sopravvissuta all’orrore

Libri

di Nathan Greppi
Quando, nel marzo 1944, quella ragazza sedicenne venne arrestata per poi essere deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, i suoi aguzzini avranno pensato che per lei fosse la fine. Invece, la più grande sconfitta di coloro che avrebbero voluto mandarla a morire nelle camere a gas è stato il suo riscatto. Questo perché Simone Veil (1927 – 2017), non solo riuscì a sopravvivere agli orrori dei lager, ma in più nel dopoguerra divenne una figura importante in Francia: Ministro della Salute negli anni ’70, per le sue battaglie a favore dell’aborto venne considerata paladina per i diritti delle donne, tanto che dal 1979 al 1982 fu la prima donna Presidente del Parlamento Europeo.

La Veil ha raccontato la sua infanzia e adolescenza nel diario La ragazza con il numero 78651, pubblicato in origine nel 2007 e recentemente tradotto in italiano, in un’edizione curata dallo storico Alberto Cavaglion.

Si parte dai suoi primi anni a Nizza, sua città natale, in una famiglia ebraica laica e benestante. Nonostante alcuni episodi di antisemitismo a scuola, per il resto appare come un’infanzia felice, quando erano ancora in pochi a percepire la minaccia rappresentata dall’ascesa del nazismo in Germania. E anche dopo lo scoppio della guerra, ci vollero mesi prima che a Nizza cominciassero a rendersi conto della gravità della situazione.

Molto trattato, nel diario, è il suo rapporto con le radici ebraiche: essendo cresciuta in una famiglia laica, da un lato non fu mai osservante, dall’altro però rivendicò sempre con orgoglio le sue radici e la sua identità. Non mancano poi i riferimenti agli italiani: quando la Costa Azzurra era occupata dalle truppe italiane, i nostri connazionali ebbero un atteggiamento molto più benevolo nei confronti dei profughi ebrei rispetto ai collaborazionisti francesi sotto il regime di Vichy.

Un altro aspetto importante riguarda come l’autrice si ritrovò a rielaborare il trauma dei campi di concentramento una volta tornata in Francia. Tutti coloro che le stavano intorno, parenti e amici compresi, non volevano ascoltare ciò che lei aveva bisogno di raccontare per non tenersi tutto dentro. Da qui, parte una riflessione sul valore della memoria.

La storia di Simone Veil ci ricorda che, anche nei momenti più difficili, non bisogna mai arrendersi, e come anche quando ci ritroviamo immersi nell’oscurità dobbiamo sempre cercare quel piccolo spiraglio di luce chiamato “speranza”.

Simone Veil, La ragazza con il numero 78651, a cura di Alberto Cavaglion, traduzione di Daniela Di Lisio, Sonda, pp. 160, 14,90 euro.