Gece 2025. Lo spartito dell’anima: i salmi e la tradizione ebraica in musica a Milano

di Davide Servi

In occasione della 26ª edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno al tema “Il popolo del libro”, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ha ospitato il coro ebraico Kol Hashomrim, diretto da Simona Cataldo e Manuela Sorani, che ha eseguito una selezione di salmi accompagnati dai commenti midrashici di David Piazza. In una sala gremita, musica e parola si sono intrecciate in un percorso che ha attraversato secoli di storia, interpretazioni e sensibilità spirituali. L’evento musicale, intitolato Lo spartito dell’anima. Le tradizioni ebraiche dei salmi, ha mostrato come testi antichi possano ancora dialogare con la contemporaneità.

L’idea centrale della serata è stata quella di accostare i salmi biblici non solo alle loro melodie tradizionali, ma anche a letture midrashiche che li ampliano e li rinnovano. Nel commento rabbinico, infatti, il testo diventa punto di partenza: talvolta i silenzi vengono colmati, altre volte il significato si apre attraverso giochi di parole o accostamenti inattesi. «È un modo tipicamente ebraico di leggere», ha spiegato Piazza, «che consente di restare fedeli al testo e allo stesso tempo di allontanarsene creativamente».

I salmi eseguiti:

  • Salmo 130 – “Dalle profondità io ti invoco, o Signore”
Interpretato come invito all’umiltà: la preghiera non si leva dall’alto, ma sgorga dalle profondità dell’anima. Da qui il precetto rabbinico secondo cui non si prega da luoghi elevati.
  • Salmo 121 – Shir lama‘alot
Non un “canto dei gradini”, ma “per i gradini”. È stato presentato nella composizione di Salomone Rossi, musicista ebreo mantovano del tardo Rinascimento e figura di spicco alla corte dei Gonzaga.
  • Salmo 63 – “La mia anima ha sete di Te”
Canto della sete di Torah e conoscenza, considerata vitale come l’acqua nel deserto e durante l’esilio. Dal Rinascimento si è passati qui alla musica klezmer chassidica, ricordando come questo salmo fosse particolarmente amato da rav Jonathan Sacks.
  • Salmo 137 – “Sui fiumi di Babilonia”
Evocazione dell’esilio babilonese, che ha suscitato riflessioni sulla memoria ebraica. Da qui il precetto di lasciare sempre qualcosa di incompiuto – un intonaco non rifinito, un gioiello non completato – in segno di lutto e ricordo di Gerusalemme.
  • Salmo 34
Recitato ogni sabato, pone al centro l’uso della parola: strumento potente di bene e di male, cardine dei rapporti interpersonali.
  • Salmo 114 – “Quando Israele uscì dall’Egitto”
Legato all’apertura del Mar Rosso, ha ispirato una riflessione etica sul valore di andare “contro natura”, come fece Giuseppe resistendo alla moglie di Potifar. Per questo merito, secondo il midrash, il mare si ritirò. La partitura proposta proveniva dalla tradizione romana ed è stata concessa dalla Sinagoga di Roma.
  • Salmo 23 – “Il Signore è il mio pastore”
Il commento ha evidenziato il contrasto biblico tra pastore nomade e agricoltore stanziale, ricordando come quando Davide dice all’onnipotente “sei il mio pastore” gli affida la responsabilità non solo di legislatore, ma di guida misericordiosa per tutta l’umanità.
  • Salmo 133
Una meditazione sulla fratellanza autentica, che va oltre i legami biologici e si fonda sulla cura reciproca. L’esempio di Mosè e Aronne, preoccupati non di sé stessi ma l’uno dell’altro nella consacrazione sacerdotale, è stato portato come modello di solidarietà fraterna.

La serata si è conclusa con il coinvolgimento del pubblico, invitato a cantare insieme al coro. Dopo un percorso denso di testi, interpretazioni e melodie, il finale ha restituito un senso di leggerezza e un momento di connessione condivisa che ha bilanciato il clima spesso gravato da temi geopolitici e preoccupazioni attuali.

 

L’iniziativa ha mostrato come i salmi, nati secoli fa, continuino a vivere attraverso la musica, la parola e la riflessione, diventando oggi un ponte tra tradizione e contemporaneità, tra ricerca spirituale e dialogo culturale.