Si conclude al Museo Diocesano il progetto interreligioso Simurgh nelle carceri. Ringraziata la Comunità ebraica

Eventi

di Paolo Castellano
Il 21 gennaio presso la sala conferenze del Museo Diocesano di Milano si è svolto l’incontro finale del progetto SimurghVivere le religioni in carcere.  All’evento conclusivo hanno partecipato i responsabili del progetto e 15 detenuti della casa circondariale di Monza che hanno eseguito un concerto di physical music davanti a un nutrito pubblico. Il programma interreligioso ha coinvolto 250 carcerati lombardi, 200 addetti al personale, diversi enti istituzionali, compresa la Comunità ebraica di Milano che vi ha partecipato con il contributo di Rav David Sciunnach, ringraziato pubblicamente durante la cerimonia. Il progetto Simurgh è stato in parte finanziato dalla Fondazione Cariplo.

Durante l’evento hanno parlato i responsabili del progetto Simurgh come Monsignor Luca Bressan, Giovanna Longo (progetto Simurgh) e Daniela Milani (Università degli Studi di Milano). Nel suo intervento Monsignor Bressan ha citato gli esemplari sforzi interreligiosi di Carlo Maria Martini, ribadendo che le fedi religiose derivino dal termine latino fedus (patto) e che in carcere permettano ai reclusi di ogni tradizione religiosa di riconoscersi in un solo popolo.

Anche Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano, ha sottolineato il valore del dialogo tra le religioni, affermando che la libertà religiosa aiuta a condividere la bellezza del mondo e dell’umanità. «Il bello salva anche in carcere», ha rimarcato la Righi. Sono arrivati anche i saluti istituzionali dell’Università degli Studi di Milano che ha partecipato all’iniziativa nelle carceri italiane. Il prorettore Marilisa D’Amico ha infatti dichiarato: «Il progetto Simurgh è stato straordinario. Sono stati applicati due principi fondamentali della Costituzione italiana: la libertà religiosa e la rieducazione della propria pena».

Il nome del programma per i reclusi, deriva da un poema persiano del XIII secolo intitolato Il verbo degli uccelli di Farid al-Din ‘Attar che parla della ricerca di un uccello leggendario, simile al Grifone o all’Araba Fenice, che raffigura Dio e un senso più ampio di libertà.