Religioni e medicina a confronto, una conferenza in nome della salute e del dialogo interreligioso

Eventi

di Roberto Zadik
Da sempre salute del corpo e dell’anima viaggiano parallelamente, ma spesso i rapporti fra mondo religioso e scienza sono piuttosto complessi. Tutti però sono concordi quando si tratta della vita umana e della sua tutela anche nella delicata questione delle donazioni e dei trapianti di organi. Su questo tema il 13 novembre presso l’Aula Magna del Padiglione Devoto del Policlinico di via S. Barnaba, si è svolto l’interessante incontro “Etica laica e religiosa dei trapianti di organo”  organizzato dall’AME, Associazione Medici Ebrei, che ha coinvolto una serie di autorità religiose appartenenti a diverse fedi. Dall’ebraismo con Rav Paolo Sciunnach, al buddismo col monaco Kenzin Khentse, all’Islam con Abd Al Sabur Turrini, direttore generale Coreis, a Don Fontana e Don Fumagalli per il cattolicesimo, all’induismo con Svamini Shudda Ananda, in un incontro di alto livello organizzato da Insieme per prenderci cura col contributo di Fondazione Cariplo e Centro Studi Grande Milano.

Ma qual è il punto di vista delle religioni su un argomento tanto spinoso come le donazioni di organi? L’ebraismo, come ha spiegato Rav Sciunnach, elogia le donazioni come qualcosa di meritorio e di doveroso, ponendo però importanti limiti “a tutela della vita del soggetto donante; per questo il problema, ad esempio per le donazioni del cuore, è stabilire quando qualcuno si può definire tecnicamente morto e quando no. La maggioranza delle autorità rabbiniche permette la donazione del cuore e in Israele viene comunemente praticata. In Italia però è più complesso verificare la cessazione dei battiti del cuore e per questo il donante deve preoccuparsi che la donazione avvenga secondo i criteri della tradizione rabbinica”. Condizioni indispensabili per le donazioni sono il consenso di chi dona e della sua famiglia, il rispetto per la vita e per la salute sia di chi dà che di chi riceve e le difficoltà di natura burocratica più che teologica che possono verificarsi in fase di donazione.

Successivamente i vari esponenti religiosi hanno esposto il loro punto di vista sull’argomento convergendo su diversi punti, dal rispetto per chi dona, alla cura della salute e della vita, all’importanza della precisione e della discrezione nel compimento di questo delicato intervento, alla sua centralità sia a livello sanitario che etico e morale. Elogiando personaggi fondamentali per il mondo cattolico come il Papa Pio XII e Don Gnocchi, Don Fontana, da parte cristiana ha invece ha sottolineato come questo Papa e successivamente anche Giovanni Paolo II si siano impegnati in questo campo stabilendo criteri oggettivi per le donazioni, come il consenso e la gratuità e quanto si tratti “di un grande gesto d’amore e di dedizione” come ha sottolineato Don Fontana “parte integrante dell’etica della giustizia e rapporto stretto fra soggetti”.

Molto interessante e inedito il punto di vista induista di Svamini Shudda Ananda: ha sottolineato che esistono varie sfumature a seconda dei tipi di induismo e come ci sia grande differenza fra chi nasce in Italia e i genitori che vengono da altri Paesi e l’importanza della protezione e della tutela del corpo “che è una sorta di tempio, di santuario”, mentre la morte rappresenta una sorta di “liberazione”. Concordando sull’importanza della donazione che “spesso salva la vita” e del legame fra “l’anima e il karma”, il rappresentante della comunità induista ha enfatizzato come “la cultura Indù sia contraria a qualsiasi forma di violenza anche riguardo alla donazione degli organi”.

L’Islam dal canto suo, secondo Turrini ha come argomento centrale la salvezza della vita e il “mantenimento in buona salute del corpo che va restituito alla fine della vita. Siamo responsabili del nostro corpo e di che uso ne facciamo e anche nelle donazioni bisogna stare molto attenti in questo senso. Nella nostra religione diverse sono le applicazioni della normativa e molto cambia a seconda degli orientamenti e delle società e dei Paesi in cui l’Islam viene applicato anche se la maggioranza pensa che donare sia sempre qualcosa di molto positivo ”.

Seguito da una serie di domande e di interventi, all’incontro hanno partecipato anche i membri dell’Aido, Associazione Italiana Donazione Organi che hanno proposto una collaborazione con i membri delle varie religioni per una questione in bilico fra etica e medicina.