Quando ebrei e arabi vivevano fianco a fianco

Eventi

di Marina Gersony

Una mostra e un viaggio fotografico a Monaco di Baviera riscoprono la quotidianità condivisa delle comunità giudeo-arabe, al di là dei conflitti che dominano la narrazione attuale

 

In un’epoca segnata da tensioni e conflitti, in cui i rapporti tra ebrei e arabi – o tra ebrei e musulmani – vengono troppo spesso raccontati solo attraverso il prisma dell’attuale conflitto mediorientale, una mostra a Monaco di Baviera intitolata Jüdisches Leben in der arabischen Welt (“Vita ebraica nel mondo arabo”), aperta fino al 24 ottobre, apre una finestra inattesa: quella di una convivenza possibile. Qui si racconta la storia di comunità che per secoli hanno condiviso strade, mercati e quartieri, intrecciando destini e culture in una quotidianità fatta di vicinanze e scambi (sebbene non scevra di episodi di violenza antigiudaica). Il visitatore si ritrova immerso in un altro tempo, dal XIX secolo alla fondazione dello Stato di Israele; si ritrova a camminare tra i vicoli polverosi del Cairo, dove i richiami dei venditori si mescolano al profumo delle spezie, o nei suq di Tunisi, tra stoffe dai colori sgargianti e botteghe affollate. In questi scenari prende forma l’universo giudeo-arabo: un mondo di incontri, intrecci e vita quotidiana condivisa, che ha plasmato città e villaggi nel Maghreb, in Libia, Egitto, Siria, Iraq e Yemen.

Le fotografie storiche – ingiallite, ma ancora vibranti – sono le vere protagoniste del percorso. Scatti che raccontano la vicinanza di comunità che vivevano fianco a fianco: famiglie ebraiche in abiti tradizionali, bambini che giocano per strada con coetanei musulmani e cristiani, mercanti che trattano sotto tende improvvisate. Sono immagini che restituiscono la normalità di una convivenza che oggi può sembrare sorprendente: per generazioni, “ebraico” e “arabo” non erano opposti, ma fili intrecciati nello stesso tessuto sociale. Accanto alle figure celebri – come Leila Murad, diva del cinema egiziano e voce magnetica di un’epoca cosmopolita, o la dinastia dei Sassoon, mercanti capaci di collegare Baghdad ai commerci globali – emergono i volti anonimi della vita quotidiana: il calzolaio nella sua bottega, le donne al pozzo, i giovani studenti chini sui libri. Sono loro, forse più dei personaggi illustri, a restituire l’essenza di un tempo e a ricordarci che la storia non è fatta solo di conflitti, ma anche di scambi, vicinanze e quotidianità condivise. Le immagini esposte sono finestre spalancate: ci invitano a guardare, ascoltare, quasi a respirare un mondo che non c’è più ma che continua a parlarci. Forse il messaggio più potente della mostra è proprio questo: la storia, se osservata con attenzione, sa sorprendere e suggerire nuove possibilità per il futuro.

Vita ebraica nel mondo arabo non vuole idealizzare né cancellare le tensioni che pure esistevano (gli ebrei finirono per essere cacciati dai paesi arabi e i loro beni confiscati). Vuole restituire complessità. Soprattutto oggi, in un’epoca in cui i rapporti tra ebrei e arabi vengono raccontati quasi esclusivamente attraverso la lente del conflitto, qui si apre uno spiraglio diverso: la memoria di una convivenza possibile, concreta, reale. Una memoria che diventa invito a guardare l’oggi con occhi meno animosi, meno polarizzati e più curiosi.

La mostra nasce dalla collaborazione tra la Società Tedesco-Israeliana di Monaco, il Commissario del Governo bavarese per la vita ebraica e contro l’antisemitismo e il Dipartimento di Giudaistica dell’Università Ludwig-Maximilian. In questo contesto, le fotografie, gli oggetti, le storie e le voci ci ricordano che la storia non è mai monolitica: è fatta di incontri, di intrecci, di scambi culturali e di piccoli gesti che hanno costruito comunità. Guardare a quel passato, oggi, significa aprire una porta a nuove possibilità di comprensione e convivenza.