Papa Pio XII

Pio XII, chi era veramente? Una riflessione sul libro di David Kertzer

Eventi

di Michael Soncin
Possiamo esserne certi. Questo non è il libro definitivo su Pio XII. A ribadirlo è lo stesso autore David Kertzer che in Un papa in guerra, recentemente pubblicato da Garzanti, mette in piedi un primo ‘ripulisti’ sulle carte depositate presso gli archivi vaticani, riaperti solo nel 2020, per volere di papa Francesco, dopo non poche ed incessanti pressioni. Prima di allora agli studiosi era stato negato il diritto di accesso alle informazioni sulla figura di Eugenio Pacelli, i cui documenti del pontificato erano rimasti sigillati in quelle stanze per numerosi anni, esattamente dal 1958, anno della sua morte. Kertzer è stato tra i primi a potervi accedere.

David Kertzer

Di questo se ne è parlato in una tavola rotonda, con lo scrittore stesso, durante una serata organizzata dall’associazione Anavim, della Comunità Ebraica di Torino, assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Ucei.

“Se prima era tutto celato nell’archivio, oggi tocca a tutti noi una riflessione, per cercare di capire cosa veramente si nasconde dietro questi documenti”, dice Noemi Di Segni, presidente Ucei.

A parlare e a confrontarsi con lo storico statunitense, lungo un dialogo che ha dato luogo a grandi elogi, ma anche a personali osservazioni di lettura, sono stati: Micaela Procaccia, presidente dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana, Giorgio Vecchio, professore all’Università di Parma, e Michele Sarfatti, storico della Fondazione CDEC, che ha fatto pervenire una relazione scritta.

Sarfatti lo giudica “un volume interessante e necessario, avvincente per certi aspetti, che costituisce una rilevante acquisizione storiografica”, ma come sottolinea lo storico italiano, c’è un denominatore comune che assilla, e riguarda “i silenzi di Pio XII: sul trattamento della popolazione cattolica polacca, sulle persecuzioni degli ebrei e delle sue modalità, sull’invasione italiana dei Balcani, e altro ancora”.

David Israel Kertzer – questo il suo nome completo-, saggista, professore universitario, Premio Pulitzer nel 2015, “è uno storico di chiara fama, che ha svolto un lavoro di archivista, fra un numero impressionante di faldoni, fascicoli, e pratiche, adottando un approccio scientifico e paradigmatico. Un lavoro di cui già moltissimi quotidiani e riviste scientifiche hanno parlato, poiché quello che narra è una storia che coinvolge tutta la società, ed è una discussione che coinvolgerà anche la Chiesa stessa”, sottolinea Giulio Disegni vicepresidente Ucei, in veste di moderatore dell’evento.

In quei documenti inediti, è scolpita la prova dei negoziati, che la massima autorità religiosa della chiesa cattolica aveva stretto con Adolf Hitler; trattative ovviamente segrete, a poche settimane prima della fine del conclave. Si parla poi di Benito Mussolini, di come egli abbia ottenuto l’appoggio popolare all’entrata in guerra, attraverso il sostegno delle istituzioni religiose, e di tutto il clero italiano.

Sia il Duce, sia il Führer hanno manipolato per scopi personali il Sommo Pontefice, il quale ha vergognosamente taciuto, sullo sterminio in corso degli ebrei. Egli aveva prove inconfutabili, ma non mosse un dito.

“Da archivista devo dire che in un archivio non si trova mai una pistola fumante, ma la composizione di un mosaico di fonti diverse che deve essere ricostruito”, ha sottolineato Micaela Procaccia. E da quegli scritti cosa è emerso sulla personalità di Pio XII? Un papa per niente intenzionato a perdere terreno sul potere millenario della chiesa, perdendo però ogni briciolo di sapore morale, finendo con l’essere tutto tranne che una vera guida spirituale. “Un capo politico, maggiormente preoccupato della salvaguardia delle istituzioni, con un atteggiamento non del tutto consapevole della realtà che lo circondava”, così lo definisce Procaccia.

“All’apparenza poteva sembrare uno sicuro di sé, ma invece è pieno di dubbi, di incertezze, per certi versi debole, almeno nei confronti delle personalità esterne. Va poi ricordato che manca di esperienza pastorale, prima di essere papa, non è stato parroco, non è stato vescovo”, ha fatto notare Vecchio, ricordando bene che per una più attenta indagine di analisi “non possiamo applicare gli schemi attuali agli schemi del passato”.

“Il mio è un lavoro nato dalle consultazioni di documenti provenienti da varie fonti, poiché per ricostruire la vicenda di Pio XII non è sufficiente avvalersi esclusivamente degli archivi vaticani”, ha precisato Kertzer.

Lo sappiamo bene, c’è chi ha detto che il silenzio del papa sulla Shoah è stato un gesto di prudenza. “Quando affermano che Pio XII è stato accorto nel non criticare lo sterminio degli ebrei, ritenendo che in quel modo poteva salvare centinaia di migliaia o milioni di persone, perché se avesse detto qualcosa avrebbe fatto maggiormente arrabbiare Hitler nei confronti degli ebrei, è una cosa che a pensarci bene sembra folle, però questa è la scusa che usano. Tutto sommato, sembra che le istituzioni vaticane non abbiano molta voglia di confrontarsi con questa storia”, ha concluso poi Kertzer.